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Formazione/ Caro Governatore, è il momento di agire


Verso il Far West della formazione professionale? Forse si allontana il progetto di riorganizzazione del sistema formativo regionale? A leggere la dichiarazione rilasciata nelle scorse ore dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, al quotidiano la Repubblica, sembrerebbe proprio così!
I prossimi mesi saranno dedicati alla “caccia alle streghe”, allo smantellamento dei sistema formativo, alla ricerca di mafiosi, corrotti e corruttori. Un approccio rivoluzionario, non c’è che dire. Ma è proprio quello che serve alla formazione professionale?

Intanto 10 mila lavoratori impegnati sugli Avvisi 20/2011, 1 e 2 del 2010, questi ultimi per gli Sportelli multifunzionali, sono a rischio licenziamento per via della mancata copertura finanziaria e di una riprogrammazione delle attività di cui nessuno parla. I controlli, la trasparenza e la legalità sono alla base di ogni azione politico-amministrativa. Su questi temi non possiamo che condividere l’impostazione del Governo regioale. Del resto, per mesi questa testata giornalistica ha condotto una battaglia di trasparenza e legalità a partire dalla gestione dell’Avviso 20/2011.
Ma alla vigilanza e controllo non può non accostarsi un progetto di riqualificazione del settore. La Sicilia non può privarsi di un modello formativo solido, efficace ed efficiente. A pagare sarebbero i 10 mila lavoratori e i circa cinquantamila allievi che, a vario titolo, frequentano i corsi di formazione in Sicilia.
Sarà sufficiente lavorare un paio di mesi – come dichiarato dal Governatore – per dotare il settore di una legge sulla trasparenza e risalire la china? Crocetta ha delineato i contorni del nuovo dirigente generale del dipartimento della formazione professionale. Uno sceriffo, un commissario dell’antimafia o un rappresentante dell’antiracket.
Affermazioni pesanti, quelle del Governatore. Finalmente conosciamo l’identikit del direttore generale. Dovrà avere precise qualità, secondo Crocetta: un esperto che “sappia agire in senso anti-corruzione e antimafia”. Duro l’affondo su un settore storicamente macchiato da clientelismo. Per la prima volta, un presidente della Regione siciliana parla con chiarezza e chiama le cose con il proprio nome e cognome. Affarismo-clientelismo e mafia sono due facce della stessa medaglia.
“Il confine a volte è invisibile ma è fatto di legami che vengono dal voto di scambio. Chi ha in mano un Ente vi piazza gli uomini che devono sostenerlo elettoralmente”. Con questa dichiarazione è partita la campagna anti-corruzione nel settore della formazione professionale.
Allora perché non costruire parallelamente un progetto di riforma che punti sulla qualità del servizio erogato e sulla professionalità degli operatori della formazione professionale? Si potrebbe partire, per esempio, col fare chiarezza sull’utilizzo delle risorse del Fondo sociale europeo (Fse). Perché tanta segretezza sui numeri? Perché non è reso pubblico il “Piano di attuazione” delle risorse relative al Piano Operativo (Po) Fse Sicilia 2007/2013?
Si tratta degli oltre 2 miliardi di euro stanziati dall’Unione Europea che il Governo regionale precedente non ha saputo spendere (non li ha saputi spendere nella formazione professionale in Sicilia, perché, non avendo piena contezza della situazione non sappiamo se una parte di questi fondi è stata utilizzata in Sicilia per altre finalità e non sappiamo nemmeno, quante di queste risorse sono finite a Roma).
Eppure ci avviciniamo alla fine del settennio. Qual è lo stato dell’arte? Quanto è stato speso? Qual è l’esatta consistenza dei capitoli? La verità è rimasta nei cassetti dell’Autorità di Gestione. E quindi di Ludovico Albert ex dirigente generale del settore.
E dire che gli obiettivi darealizzare non mancano. Per esempio, proseguire individuando le risorse necessarie alla copertura della seconda annualità dell’avviso 20/2011. Riscrivere le politiche attive sul mercato del lavoro per non disperdere l’immenso patrimonio umano e professionale del personale operante sugli Sportelli multifunzionali. Poi, per carità, se i controlli debbono essere estesi anche ai dipendenti regionali, che si facciano avanti i controllori. E se non vanno bene i funzionari di via Ausonia, sede di Palermo dell’assessorato regionale Istruzione e Formazione professionale, ebbene, che ruotino pure.
Si passi ai fatti, però. Concretamente. Crocifiggere con proclami tutta la filiera della formazione professionale siciliana a cosa serve? A gettare fumo negli occhi per non individuare i responsabili delle storture?
I proclami lasciano sempre il tempo che trovano. Non è più accettabile che si registrino passaggi amministrativi a vuoto. Su questo siamo tutti d’accordo. Ma è all’attività del passato Governo di Raffaele Lombardo che va posta sotto la lente di ingrandimento. Il riferimento non può che essere alla precedente gestione dei fondi comunitari.
Il Governo Lombardo non ha mai chiarito certe scelte praticate. Per esempio, è accettabile che più volte, nei mesi scorsi, l’assessorato regionale all’Economia abbia chiesto, senza ottenere risposta, all’Autorità di Gestione del Fse (Albert), l’esatta situazione degli specifici capitoli di bilancio? È possibile che la mano destra non abbia saputo cosa ha fatto la sinistra?
Quanto programmato, impegnato, speso e quanto restituito all’Unione Europea è un dato che non sembra essere ancora emerso. Questa è l’eredità lasciata dal trio LAC (Lombardo, Centorrino, Albert). A Crocetta il compito di purificare la spesa comunitaria e rendere trasparente ciò che è stato finora tenuto all’oscuro di tanti.
Partire dal fare chiarezza sullo stato reale dei conti è indifferibile. La Sicilia non può permettersi di perdere un solo euro.
La crisi e il drammatico livello dei disoccupati non lo consentono. Il “Piano di attuazione” del Fondo sociale europeo può e deve essere il punto di partenza per una riorganizzazione del settore formativo.
Fare chiarezza su come sono stati utilizzati oltre 2 miliardi di euro è in linea con la manifestata volontà dell’attuale Governo regionale di rendere trasparente un settore fino troppo schiacciato da clientele politiche e affaristiche. E allora che si dia inizio ai controlli sulla gestione del Fse. L’atto di indirizzo, firmato qualche ora fa dall’assessore regionale alla istruzione e Formazione professionale, Nelli Scilabra, che ha salvato i 40 milioni di euro e l’Avviso 18/2011 è la giusta chiave di lettura. Auspichiamo che l’assessore prosegua verso la direzione della qualificazione e certificazione della spesa comunitaria. I nodi da sciogliere sono tanti, la strada è costellata da buche e trappole, ma la direzione sembra essere quella corretta. Vogliamo almeno augurarcelo.

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