Visualizzazioni totali

La blocca-nomine è legge: a rischio cento dirigenti


  La Sicilia
Palermo. Per la sola Sicilia, incrementando le previsioni delle precedenti manovre, con il decreto sulla revisione della spesa (95/2012), nel triennio 2012-14, il Patto di stabilità pesa per oltre 1 mld nel 2012, 1,4 mld nel 2013 e oltre 1,5 mld nel 2014. A questo si aggiunge che il patto di stabilità comprime i pagamenti di Comuni e Province mentre ne taglia drasticamente i trasferimenti. È quanto denuncia l'assessore all'Economia, Armao, in relazione alla «rigida struttura del patto di stabilità determinata dalle manovre statali che sta portando all'asfissia finanziaria Regione ed enti locali in Sicilia».
Che fare? «Occorre introdurre - suggerisce Armao - senza più rinvii, meccanismi di trasferimento immediato di risorse assegnate solo sulla carta e di nettizzazione delle spese per investimento, consentendo così di risanare, senza portare all'asfissia, l'economia dell'Isola. E di questo deve farsi carico l'intera dirigenza politica e imprenditoriale regionale, superando sterili divisioni che indeboliscono».
Intanto, la norma blocca-nomine da ieri è legge delle Regione. Si tratta del testo approvato dall'Ars il 20 luglio scorso e non impugnato dal Commissario dello Stato. Impugnativa sollecitata dal vicepresidente della Regione, Russo. E non solo. Con questa legge è fatto divieto al presidente della Regione e agli assessori, a pena di nullità, di procedere a nomine, designazioni o conferimenti di incarichi in organi di amministrazione attiva, consultiva o di controllo della Regione, in enti, aziende, consorzi, agenzie, soggetti, comunque denominati, di diritto pubblico o privato sottoposti a tutela, controllo o vigilanza da parte della Regione, in società controllate o partecipate dalla Regione.
Un provvedimento nato in seguito alle nomine effettuate dal governo regionale già in agonia. L'Ars è stata sottoposta a un martellante ostruzionismo dei gruppi governativi. L'ultima speranza era l'impugnativa del Commissario dello Stato che, a onta delle irrituali sollecitazioni, non è arrivata non essendo stato ravvisato alcun motivo d'incostituzionalità. L'ultimo atto si è avuto in commissione Affari istituzionali dell'Ars, dove lo stesso giorno delle dimissioni di Lombardo è arrivato un pacchetto di nomine da ratificare. Ma è mancato il numero legale. Con la legge pubblicata ieri sulla Gurs dovrebbero decadere un centinaio di nomine.
Il deputato questore, Ardizzone (Udc), ha così commentato la promulgazione della blocca-nomine: «Archivia definitivamente il sistema lombardiano che ci ha ridicolizzato in tutta Italia. Ho potuto constatare personalmente che di alcune nomine, come ad esempio quelle del Consorzio autostradale siciliano, pervenute in commissione per l'esame, non esiste nemmeno l'atto propedeutico di giunta di proposta e di valutazione dei requisiti. Purtroppo, bisogna constatare che se da un lato c'era un governo che effettuava nomine illegittime, dall'altro c'erano i nominati che, nella speranza di arraffare a fine corsa qualche futile titolo o miserabile prebenda, si sono appiccicati al bavero una medaglietta di latta».
Infine, si apprende che il deputato del Pdl, Campagna, ha aderito all'Udc: «Una decisione sofferta, ma coerente con i miei valori e la mia storia politica. Non mi riconosco più in un partito che ha fatto scelte non condivisibili in un quadro complessivo di degrado politico e, quindi, reputo esaurito un percorso al quale ho creduto e che non rinnego, ma che non mi appassiona più».
Caputo (Pdl): «Non condivido il comportamento di chi lascia il proprio partito perché versa in difficoltà o perché teme per la propria rielezione. Sono comunque convinto che il Pdl deve uscire da questa fase di attendismo e indicare subito il candidato alla Presidenza della Regione e la coalizione»
.

0 commenti:

Blogger Template by Clairvo