Velo "sospeso" e marito perdonato
Porto Empedocle. E' finita a tarallucci e vino nella famiglia italo-tunisino-egiziana balzata agli onori della cronaca nazionale dopo che il marito ha pestato la giovane moglie incinta in mezzo alla strada perché non indossava il velo.
Tarallucci caldi e vino d'annata perché, dopo la squallida storia verificatasi nel cuore di via Crispi, dopo la denuncia del diciannovenne iracondo marito di origini egiziane, dopo il tam tam degli organi d'informazione di tutta Italia, ecco che, come un agnellino, il marito manesco e intollerante è andato a chiedere scusa al suocero, nelle ore in cui la moglie era ricoverata all'ospedale San Giovanni di Dio con graffi, contusioni e ansia per la sorte della creatura che porta in grembo da tre mesi. L'integralista islamico, evidentemente resosi conto di quanto fatto e del relativo clamore delle botte in pubblica via alla moglie solo perché col caldo di questi giorni e visto lo stato di gravidanza non sopportava il volto coperto dal velo, è tornato sui propri passi. Anche l'attenzione dei mass media sul caso ha convinto il giovanotto a rivedere le sue posizioni, forse anche dietro consiglio di un buon avvocato.
E' quindi andato a casa dei suoceri per chiedere scusa per l'accaduto. Rimaneva scoperto il fronte relativo al rapporto con la moglie: da indiscrezioni, pare che l'egiziano abbia deciso di «concedere» alla consorte incinta di non indossare il velo islamico almeno nei prossimi 6 mesi, ovvero per tutto il tempo della rimanente gravidanza. I medici hanno accertato le buone condizioni del feto, tanto da dimettere la giovane nel tardo pomeriggio di venerdì.
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