Incendio Magaggiaro. In fumo 200 ettari di bosco. Rischiano lavoro 70 stagionali
In meno di 12 ore sono andati in fumo 200 ettari di bosco. Adesso rischiano di perdere il lavoro 70 operai stagionali in forza all’Azienda Forestale Demaniale. Le fiamme di natura dolosa, sono partite dai terreni incolti del limitrofo Comune di Partanna. Da qui, spinte dal fortissimo vento hanno trovato vigore nella vegetazione del fiume Belice, e attraversatolo, hanno lambito dapprima la struttura Termale Acque Pia, e poi sono entrate nell’area Demaniale, risalendo l’intero costone roccioso.
Attimi di paura si sono registrati fra i clienti della struttura termale, che sono stati tutti con il naso all'insù a guardare impauriti le fiamme levarsi, alte fino a 30 metri, alimentate anche dal vento di scirocco. All’opera di spegnimento nel pomeriggio di venerdì i Vigili del fuoco del distaccamento di Castelvetrano, gli uomini e dei mezzi del Corpo forestale ed un elicottero, dato che gli altri mezzi aerei erano impegnati in altri fronti. Un Canadair, invece, è arrivato nella mattinata di sabato, per tenere sotto controllo i vari focolai, non del tutto spenti.
“Le fatiche ed i sudori di noi forestali stagionali di Montevago, sono state umiliate dalle fiamme che hanno distrutto l’intero demanio” evidenzia con rabbia Vincenzo Leonardi, uno dei 46 lavoratori precari di Montevago che rischia per i prossimi 5 anni di non poter più lavorare in quest’area, lo stabilisce, infatti, una legge regionale per i luoghi soggetti ad incendi dolosi. “Ci hanno tolto la speranza e la possibilità di sopravvivere, spero che le mie personali lacrime per la grave perdita, possano tramutarsi per tutto coloro che sono stati attori di queste vicende, in lacrime di sangue. Queste fiamme hanno distrutto ciò che abbiamo creato in 30 anni di lavoro”. “Per 62,48 euro al giorno, abbiamo dal 23 maggio scorso con una squadra di 14 operai decespugliatoristi ripulito circa 200 mila metri quadrati di terreno che prima veniva fatto con mezzi meccanici” evidenzia il caposquadra Pino Giampaolo. “Non ci siamo arresi di fronte alle difficoltà economiche nel versante della prevenzione”. Non è bastata l’opera di pulitura, poiché il fuoco di chioma accompagnato dal vento, ha trasportato le fiamme di albero in albero per chilometri, distruggendo buona parte del polmone verde della Valle del Belice.
Attimi di paura si sono registrati fra i clienti della struttura termale, che sono stati tutti con il naso all'insù a guardare impauriti le fiamme levarsi, alte fino a 30 metri, alimentate anche dal vento di scirocco. All’opera di spegnimento nel pomeriggio di venerdì i Vigili del fuoco del distaccamento di Castelvetrano, gli uomini e dei mezzi del Corpo forestale ed un elicottero, dato che gli altri mezzi aerei erano impegnati in altri fronti. Un Canadair, invece, è arrivato nella mattinata di sabato, per tenere sotto controllo i vari focolai, non del tutto spenti.
“Le fatiche ed i sudori di noi forestali stagionali di Montevago, sono state umiliate dalle fiamme che hanno distrutto l’intero demanio” evidenzia con rabbia Vincenzo Leonardi, uno dei 46 lavoratori precari di Montevago che rischia per i prossimi 5 anni di non poter più lavorare in quest’area, lo stabilisce, infatti, una legge regionale per i luoghi soggetti ad incendi dolosi. “Ci hanno tolto la speranza e la possibilità di sopravvivere, spero che le mie personali lacrime per la grave perdita, possano tramutarsi per tutto coloro che sono stati attori di queste vicende, in lacrime di sangue. Queste fiamme hanno distrutto ciò che abbiamo creato in 30 anni di lavoro”. “Per 62,48 euro al giorno, abbiamo dal 23 maggio scorso con una squadra di 14 operai decespugliatoristi ripulito circa 200 mila metri quadrati di terreno che prima veniva fatto con mezzi meccanici” evidenzia il caposquadra Pino Giampaolo. “Non ci siamo arresi di fronte alle difficoltà economiche nel versante della prevenzione”. Non è bastata l’opera di pulitura, poiché il fuoco di chioma accompagnato dal vento, ha trasportato le fiamme di albero in albero per chilometri, distruggendo buona parte del polmone verde della Valle del Belice.
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