Gorgonzola di capra: frode e condanna
LONGARONE. Non è un problema di goccia: il gorgonzola a denominazione di origine protetta non può essere prodotto e commercializzato con latte misto di capra. Soltanto vaccino. È per questa frode in commercio che il cinquantaduenne torinese Giuseppe Galetta, titolare dell’azienda Beppe Crin è stato condannato dal giudice Antonella Coniglio a 6 mesi di reclusione, più 6 mila euro di multa e le spese processuali, con tutti i benefici. A cominciare dalla condizionale. Meno di tre anni fa, l’uomo aveva partecipato alla rassegna Sapori Italiani, a Longarone Fiere.
L’ispettore della Forestale, Luigino Castellaz ha raccontato che sul bancone erano esposti tre tipi di formaggio di questa particolare qualità protetta da un consorzio apposito con il marchio G e l’inconfondibile carta stagnola: misto di capra, naturale in grotta e supercremosa e dolcissima: «Il primo è già di per sé una violazione, perché l’unico latte ammesso è, appunto, quello vaccino e, quindi si è provveduto al sequestro della merce. Del resto, si sono occupati direttamente i forestali di Torino».

Il pubblico ministero ha definito i due testi riluttanti e, poco convinta dalle loro spiegazioni ha chiesto la condanna a sei mesi e 9 mila euro di ammenda. L’avvocato Noli ha cercato di dimostrare che da parte del suo assistito non c’è stata alcuna contraffazione e nemmeno il tentativo d’ingannare il cliente su origine, provenienza e qualità di un prodotto peraltro molto diffuso. Nella sua richiesta, l’assoluzione piena ed, eventualmente, il minimo della pena, le attenuanti generiche e la non menzione. Ma il giudice Coniglio non si è fatta convincere e, dopo diversi minuti di camera di consiglio, ha deciso di condannare l’imputato a sei mesi di reclusione e 6 mila euro, più le spese. Tutto sospeso.
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