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Calabria: la gestione della forestazione alle Unioni di Comuni montani e ai consorzi di bonifica

Uncem                    
15 Ott 2012
Dopo il nulla di fatto sulla riforma dell’A.Fo.R., a causa dei differenti punti di vista sulla natura giuridica della nuova Azienda, il Consiglio Regionale Calabrese, nella sua ultima seduta, ha approvato alla quasi unanimità la legge sulla “gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio forestale regionale”. Si tratta di un provvedimento di notevole importanza per il governo degli oltre 600.000 ettari di boschi, appartenenti per circa il 10% alla regione ed il restante 90% ai comuni ed ai privati. Logica vorrebbe, che l’assetto da dare alla forestazione, tenesse conto di tutto ciò e fosse funzionale agli indirizzi strategici della nuova normativa. Uncem Calabria ha
espresso in ogni sede la netta contrarietà alla costituzione di una mega Azienda nella quale concentrare oltre alle competenze dell’A.Fo.R., anche gli interventi a favore della montagna. E ciò, non per difendere l’esistenza delle Comunità montane che hanno comunque svolto un’importante funzione a sostegno dei piccoli comuni e dei territori più marginali della nostra regione, ma perché inutile. La proposta, in perfetta sintonia con quanto sancito dal legislatore nazionale, è volta a garantire la nascita anche in Calabria delle Unioni di Comuni montani, che così come previsto dall’art. 19, della legge n. 135, del 7 agosto 2012 sulla “spending review”, sono destinatarie non solo della gestione delle funzioni fondamentali dei piccoli comuni, ma anche degli interventi sui territori montani disposti in attuazione dell’art. 44 della Costituzione. L’obiezione che è stata finora rivolta a Uncem Calabria dall’Assessore Trematerra, consiste nel fatto che a costituire le Unioni non può essere la Regione ma i Comuni. "Ebbene - scrive Uncem Calabria - ne siamo pienamente consapevoli. L’Assessore, però, trascura un particolare non secondario. Dimentica, infatti, c  e l’art. 117 della Costituzione, assegna alle Regioni la competenza esclusiva in materia di organizzazione delle forme associative fra gli enti locali e che ovunque, tranne che in Calabria, sono state approvate specifiche norme che incentivano la nascita delle Unioni, per dare forza ai piccoli Comuni, garantire il miglioramento dei servizi e ridurre i costi di gestione. Alla luce di tutto ciò e dopo che la proposta della Giunta Regionale non ha ottenuto l’approvazione del Consiglio, sarebbe non solo sbagliato ma scandaloso, che si proseguisse lungo lo stesso percorso, ricostituendo un’apposita, inutile e costosa Azienda regionale. La strada maestra, perciò, è quella tracciata dalle leggi regionali vigenti: n. 7/2001, art. 6 ter; n. 7/2006, art. 28; n. 9/2007, art. 4. Tali norme, prevedono la liquidazione dell’A.Fo.R. ed il trasferimento delle competenze agli Enti locali. Poiché le Province sono state trasformate in Unioni di Comuni di area vasta con poche e limitate funzioni, definite espressamente dall’art. 17, comma 10, della legge n. 135/2012, fra le quali non figurano quelle attualmente in capo all’A.Fo.R., tali funzioni non possono che essere assegnate alle Unioni di comuni montani, la cui nascita è anche interesse della Regione incentivare. A tal proposito, basta seguire l’esempio delle altre Regioni, che hanno già scelto di trasformare in tal senso le Comunità montane. La Forestazione, perciò, come abbiamo più volte sostenuto e proposto, può essere governata dal competente Dipartimento regionale, mentre gli interventi possono essere gestiti dai Consorzi di Bonifica e dalle Unioni di Comuni montani. In tal modo si realizzerebbe un sicuro abbattimento dei costi ed un più razionale e produttivo impiego delle risorse umane e finanziarie. La strada indicata consentirebbe inoltre il pieno utilizzo delle potenzialità presenti nelle Comunità montane, che nonostante il disinteresse generale, grazie all’impegno degli amministratori che continuano a svolgere il loro ruolo gratuitamente e dei dipendenti molti dei quali non percepiscono da mesi nemmeno lo stipendio, continuano a svolgere la loro pur limitata azione a sostegno dei piccoli Comuni. Per non parlare, poi, della necessità di porre fine allo stato di precarietà in cui versano i lavoratori forestali, male utilizzati e costretti a condurre continue azioni di lotta, per ottenere la corresponsione dei loro salari. Il nostro augurio e che oggi, dinnanzi alla gravità della crisi, prevalga in tutti il senso di responsabilità e che le scelte da compiere siano assunte nell’esclusivo interesse di tutti i calabresi".

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