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Mancano le risorse per riaprire le stazioni forestali chiuse nel 2011 E-mail Stampa Condividi claut Mancano le risorse per riaprire le stazioni forestali chiuse nel 2011


CLAUT. «Non ci sono sufficienti risorse per pagare il coordinatore delle stazioni di livello inferiore». E’ questa sostanzialmente la giustificazione che viene data dall’assessorato regionale ai parchi alle tante interrogazioni che in queste ore sono state presentate a Trieste. Motivo del contendere la mancata riapertura delle stazioni forestali di Claut, Resia e Basovizza. Le tre strutture, chiuse il primo novembre 2011, avrebbero dovuto riaprire i battenti lo scorso settembre: a luglio e ad agosto sono state infatti approvate due leggi regionali con cui si ordinava la riattivazione delle caserme (nella sola Valcellina sono state raccolte 700 firme contro l’accorpamento di Claut a Barcis). Vista l’inerzia degli uffici sono scattate le interpellanze di Gianfranco Moretton (lista Monti), Edouard Ballaman e Luigi Ferone (misto), Piero Camber (Pdl) e Franco Baritussio (La Destra). I consiglieri pidiellini Antonio Pedicini e Franco Dal Mas, che si sono occupati delle segnalazioni provenienti dalla Valcellina sin dal 2011, hanno girato il problema alla segreteria del governatore Renzo Tondo in persona.
Ora che le risposte tardano ad arrivare e gli uffici si trincerano dietro la carenza dei fondi, tra i sindacati e gli operatori della guardia forestale si inizia a parlare di denunce alla Procura. Pare infatti che il direttore generale del personale stia attendendo da settimane dall’omologo ai parchi la lista degli agenti e ufficiali da destinare a Claut, Resia e Basovizza. L’impasse non è però prevista dalle leggi approvate in estate: le caserme sarebbero dovute rientrare in pieno servizio il 26 ottobre. Così non è stato e vari dipendenti si sono rivolti alle categorie di rappresentanza e a studi legali per approfondire la natura dell’omissione.
Nel frattempo continuano a fioccare petizioni, lettere di protesta e qualche curiosità. Come quella che riguarda l’immobile di Claut, inaugurato nel novembre del 2010 e soppresso un anno dopo. Peccato che anche nelle ultime settimane l’edificio abbia visto al lavoro operai e maestranze varie per l’ultimazione del restauro. Altra patata bollente per gli assessori leghisti della Regione e della Provincia (rispettivamente Claudio Violino e Stefano Zannier) è quella relativa alla scissione in due del corpo dei guardiacaccia. L’affidamento alla vigilanza di compiti di polizia stradale e ambientale sta creando malumori.

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Il piano lavoro


Braccianti e forestali!!!!!
Quando, qualche settimana fa, la segretaria generale della cgil, susanna camusso ha presentato "il piano per il lavoro", devo ammettere con grande onesta' intellettuale che, l'ho molto apprezzato. Mi è venuto in mente un altro grande piano per il lavoro voluto, oltre mezzo secolo fa', dal mito di tutti i sindacalisti di razza, giuseppe di vittorio. Attraverso quel piano di di vittorio, è arrivato un contributo enorme allo sviluppo del nostro paese dal dopoguerra in avanti.
Quando ho letto il piano del lavoro della camusso, vi assicuro, non sono iscritto nel registro dell'opposizione eterna, ho preso atto che per la cgil ( per la cisl e la uil è meglio stendere un velo pietoso), il comparto bracciantile e forestale è sostanzialmente ok. 
In base a questo piano, per i braccianti e i forestali, non esiste il problema della necessita' dellariconferma delle giornate in caso di impossibilita' al lavoro per motivi di crisi di mercato o di eventi calamitosi, non esiste la necessità del riconoscimento di una pensione più veloce rispetto i tempi dell'ultima riforma, non ci si pone il problema di stabilizzare i forestali in sicilia. Del lavoro nero se ne parla solo per enunciarlo e per mettersi apposto con la coscienza, ecc.
Debbo ammettere, che le carenze di quel piano relativamente al comparto bracciantile e forestale, hanno ispirato il nostro "piano di rilancio del comparto".
Questo nostro piano, lo dico con cognizione di causa dopo la riunione avuta a catania con il nostro gruppo dirigente e dopo l'assemblea di mineo (piena piena anche di lavoratori che non conoscevo), non lo presentiamo perchè siamo innamorati del libro dei sogni.
Lo presentiamo perchè ci crediamo e perchè lotteremo con i denti perchè si realizzi!!!! La lotta paga!!! Maurizio grosso

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Cultura: Regione, ok a tre progetti valorizzazione territorio

Palermo, 8 feb - La giunta di governo, riunitasi ieri sera ha approvato tre progetti proposti dall'assessore ai Beni Culturali e dell'identita' siciliana Antonino Zichichi, finalizzati a valorizzare l'immagine della Sicilia e la sua identita' culturale, storica e la sua contemporaneita'. Lo comunica una nota della Regione Sicilia.

Il primo dei tre progetti, informa la nota, e' 'Archimede siracusano', che ha lo scopo di fare conoscere uno degli scienziati siciliani piu' grandi della storia dell'umanita'.

Il progetto si articola in tre fasi: una borsa di studio che verra' destinata a 10 laureati che dovranno fornire un elaborato su temi riconducibili alle ricerche e alle sperimentazioni di Archimede, la titolazione di piazze, luoghi, spazi, vie della Sicilia al grande scienziato, l'apertura di un museo dove vengano rappresentate e riprodotte attivita', scoperte ed esperimenti di Archimede.

Il secondo progetto riguarda i nuovi itinerari della cultura siciliana moderna e contemporanea che consiste nel definire percorsi che includano monumenti, opere d'arte, scrittori, artisti siciliani tra i piu' famosi del mondo degli ultimi due secoli per tracciare nuovi itinerari turistici. Con la deliberazione e' stato dato mandato all'assessorato di creare questi nuovi itinerari che andranno da Verga a Lucio Piccolo, da Camilleri a Bufalino, fino alle esperienze della fiumara d'arte e Gibellina, per effettuare delle pubblicazioni che verranno messe a disposizione dei turisti negli aeroporti, nelle stazioni, nei centri turistici ma anche distribuiti nelle scuole al fine di incrementare gli itinerari per i visitatori e per diffondere una nuova immagine della Sicilia.

Il terzo riguarda l'internazionalizzazione dell'immagine della Sicilia, conclude la nota, che prevede una nuova mappatura dei beni siciliani da dichiarare patrimonio dell'umanita'. Infine e' stata approvata la programmazione definitiva fondi europei, che rimane esattamente uguale a quella presentata a Bruxelles dato che e' loro intenzione seguire la nostra linea di programmazione anche per quanto riguarda le infrastrutture.

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Approvato il piano riassicurativo agricolo 2013


La Conferenza Stato Regioni ha approvato il piano riassicurativo per il 2013, presentato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con l’obiettivo di sostenere la competitività delle imprese agricole riducendo le conseguenze delle avversità atmosferiche, attraverso lo strumento della riassicurazione dei rischi agricoli agevolati contrattati dalle imprese di assicurazione e una maggiore flessibilità e capacità di adattamento alle novità introdotte dal Piano assicurativo recentemente approvato dalla stessa Conferenza.
Con il nuovo Piano riassicurativo vengono stabilite nuove modalità operative del Fondo di riassicurazione dei rischi agricoli, al fine di aumentare la diffusione di prodotti assicurativi presso le imprese e realizzare economie di scala tali da ridurre il costo dei premi pagati dagli agricoltori.
Le principali novità introdotte riguardano l’ampliamento delle tipologie di polizze riassicurabili, incluse tutte polizze sperimentali ed innovative compatibili con la normativa comunitaria, evitando vincoli a tipologie contrattuali prefissate.
Non sarà infatti più obbligatorio ricorrere a forme di riassicurazione prestabilite sulla base delle diverse tipologie di polizza, ma potranno essere utilizzate tutte le tecniche riassicurative presenti sui mercati internazionali, ampliando l’offerta e la concorrenza dei prodotti assicurativi, con conseguente diminuzione dei costi di riassicurazione.
Infine, il precedente sistema di riassicurazione che obbligava il Fondo a ricorrere ad un meccanismo riassicurativo proporzionale per le polizze multi rischio e che ne frenava lo sviluppo è stato superato, prevedendo la possibilità di ricorrere alla riassicurazione non proporzionale “stop loss”, che è invece in grado di incrementare la leva riassicurativa e gli effetti sulle polizze multi rischio incentivate dal Piano assicurativo, anche in termini di contribuzione, in quanto unica tipologia assicurativa che consente di prendere in considerazione i rischi catastrofali, come siccità e alluvioni.
Il Piano riassicurativo agricolo 2013 è stato notificato alla Commissione Europea il 18 gennaio scorso, per la verifica della compatibilità alla normativa sugli aiuti di Stato. La sua entrata in vigore consentirà un incremento nella diffusione delle polizze innovative quali strumento della gestione del rischio a disposizione delle imprese agricole.

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Arrestato dirigente della Regione Timbrava anche per i colleghi amici


Gli uomini del nucleo di polizia giudiziaria della Forestale hanno arrestato Mario Agliastro,  62 anni, istruttore direttivo della Regione presso l’ispettorato provinciale agricoltura di Trapani, per truffa aggravata e falso materiale.
Il funzionario che aveva copie artefatte dei tesserini attestava anche le presenze dei suoi colleghi mentre loro erano ancora in casa o impegnati in faccende private o ancora erano in viaggio per raggiungere il luogo di lavoro.
Nella truffa sarebbero coinvolti anche Francesco Buscaino e Gaetano Di Stefano, di 40 anni, impiegati presso lo stesso ispettorato. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore di Trapani Andrea Tarondo e condotte da Gioacchino Leta capo del nucleo di polizia giudiziaria della forestale che in più occasioni ha stanato funzionari che avrebbero truffato la pubblica amministrazione.
Il pm ha disposto per Mario Agliastro gli arresti domiciliari mentre per gli altri due funzionari la denuncia a piede libero

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Tariffe sanitarie, stangata sugli ambulatori l'assessorato rivuole i soldi di cinque anni


Decreto dell'assessore Borsellino: il Cga dà definitivamente torto agli specialisti, azzerati gli aumenti dal 2007. Torna in vigore la tabella dell'ex assessore Lagalla, decine di milioni di euro dovranno essere restituiti alla Regione da 400 strutture ambulatoriali di tutto il territorio


NUOVA tegola sulla sanità privata: mentre si attende che l'assessorato regionale alla Salute recepisca i nuovi tariffari che tagliano i rimborsi per le prestazioni ambulatoriali e per i ricoveri, ieri in Gazzetta ufficiale è stato pubblicato a sorpresa un decreto che riporta le lancette dell'orologio a 5 anni fa. Il provvedimento firmato dal neo-assessore Lucia Borsellino prevede il "ripristino con effetto retroattivo dei valori tariffari di cui al decreto assessoriale 1977 del 28 settembre 2007". In sostanza la Regione chiede indietro ai privati decine di milioni di euro, indebitamente ricevuti. 

La vicenda risale al 2007, quando, nell'ottica del piano di rientro, l'allora assessore Roberto Lagalla recepisce un decreto ministeriale e rivede le tariffe massime per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale. Una rimodulazione che avrebbe fortemente penalizzato i titolari delle strutture private, costretti a recepire rimborsi decurtati fino al 50 per cento rispetto a quelli percepiti fino a quel momento. E così i sindacati e i titolari di studi specialistici privati fanno un ricorso al Tar. Riescono a ottenere un decreto di sospensiva ma la pronuncia sul merito viene rimandata. Passano gli anni e nel frattempo i giudici amministrativi danno torto ai ricorrenti. Lo farà anche il Consiglio di giustizia amministrativa, al quale i titolari delle strutture private si appellano. L'ultima strada è quella del ricorso in Cassazione ma i privati non riusciranno a proporlo entro i 90 giorni stabiliti. E così la sentenza diviene esecutiva.

IL CASO / Crocetta "caccia" i privati da siti e musei

Ora l'assessorato, recependo quelle sentenze, ha deciso di ripristinare lo status anteriore al 2007: le tariffe sulle quali basare i rimborsi delle prestazioni sono quelle determinate dal decreto di Lagalla. Le somme in più percepite attraverso la vecchia tariffazione vanno restituite. La somma che tornerà nelle casse di piazza Ottavio Ziino è alta: si tratta di decine e decine di milioni di euro che l'assessorato ha chiesto alle nove Asp regionali, che erogano i rimborsi alle strutture private, di quantificare il più presto possibile. Si tratta di circa 400 strutture ambulatoriali sparse per tutto il territorio regionale che dovranno restituire introiti percepiti nell'arco temporale di oltre cinque anni. Le strutture potrebbero essere costrette a restituire oltre il 50 per cento delle prestazioni fornite dal 2007 ad oggi.

Un terremoto che rischia di mettere in ginocchio il settore, già in stato di agitazione. Una settimana fa, infatti, il ministero ha rideterminato le nuove tariffe massime che le Regioni devono applicare. L'assessorato varerà breve il nuovo provvedimento, che prevede decurtazioni fino al 70 per cento per alcune prestazioni. Ma nel frattempo ha già deciso di applicare il tariffario del 2007. Alza la voce a favore delle strutture private il deputato regionale di Fratelli d'Italia e vice presidente della commissione Attività Produttive dell'Ars, Salvino Caputo, che ha presentato una mozione per impegnare il governo a revocare il decreto dell'assessore Borsellino pubblicato oggi in Gurs. "Un decreto  -  ha detto Caputo - con effetti devastanti per le strutture specialistiche perché potrebbero essere messe sull'orlo del fallimento. Non solo hanno subito i disastri della precedente amministrazione e dell'ex assessore alla sanità che ha portato alla chiusura e all'accorpamento delle strutture. Una situazione che porterà al licenziamento dei posti di lavoro e alla chiusura di molti laboratori con ulteriore conseguenze negative sull'economia e sull'occupazione".

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Nello Statuto siciliano il "no" a Cosa nostra?

PALERMO - “La Sicilia ripudia la mafia”. Suonerà più o meno così un nuovo articolo che presto potrebbe trovare spazio nello Statuto della Regione siciliana. Il governo, infatti, sta ancora lavorando ai dettagli, ma la decisione è presa: verrà proposto all'Assemblea regionale l'inserimento appunto di un nuova norma, che precisi, una volta per tutte, nel più sacro dei documenti dell'Isola, il rifiuto nei confronti di Cosa nostra.

È, questa, una delle decisioni scaturite ieri dalla riunione notturna della giunta di governo.Una scelta con la quale l'esecutivo prova a tracciare in maniera netta l'identikit “antimafia” di Palazzo d'Orleans. Ma che dovrà superare diversi step, prima di trasformarsi da semplice, seppur condivisibile “intenzione” a vera innovazione. La modifica dello Statuto, infatti, trattandosi di vera e propria riforma costituzionale, dovrà avere l'ok del Parlamento nazionale, attraverso il procedimento della doppia lettura Camera-Senato e dovrà basarsi su una maggioranza qualificata. E per di più, l'approdo a Montecitorio e Palazzo Madama dovrà essere a sua volta il frutto di un'approvazione di Sala d'Ercole, attraverso la cosiddetta “legge-voto”. Un po' quello che è successo per la riduzione del numero dei deputati all'Ars. Tempi lunghi, insomma, ma chiara intenzione di tracciare un solco netto, di “segnare” questa legislatura attraverso l'identità antimafia. Diretta promanazione del governatore “anti-racket”.

E in effetti, sul tema della lotta, non solo simbolica, a Cosa nostra, il nuovo governo è già intervenuto attraverso altre delibere e altre decisioni, in certi casi platealmente annunciate. Il 24 gennaio scorso, l'esecutivo dà mandato all'Ufficio legislativo e legale della Regione di predisporre un disegno di legge che estenda i benefici della legge sui parenti delle vittime di mafia. In particolare, l'estensione voluta dal governo ha carattere anche temporale. Mentre l'attuale norma (la legge regionale 20 del 1999), specifica che i benefici (indennizzi economici e in alcuni casi assunzioni nella Pubblica amministrazione) vanno concessi “in favore dei familiari dei cittadini innocenti che rimangono uccisi in seguito ad azioni mafiose e della criminalità organizzata. L'elargizione è corrisposta secondo il seguente ordine: coniuge, o convivente more uxorio, superstite e figli se a carico; figli, in mancanza del coniuge superstite o se lo stesso non abbia diritto a pensione; genitori; fratelli e sorelle se a carico delle vittime”. La norma riguarda finora fatti non anteriori al 1961. L'estensione voluta dal governo prevede che i benefici vadano ai parenti di vittime di mafia dal 1946, vale a dire dall'entrata in vigore dello Statuto.

Nella stessa giunta del 24 gennaio, poi il governo ha deciso la costituzione parte civile della Regione siciliana nel processo in corso al tribunale di Caltanissetta sulla strage di Via D'Amelio, che vede imputati, tra gli altri, Salvatore Madonia, Gaspare Spatuzza e Vincenzo Scarantino.

Dai processi, agli appalti. Il governo infatti, attraverso una delibera dell'8 gennaio, ha reso più stringenti le norme sulle cosiddette informative antimafia “atipiche”. Si tratta, insomma, di quelle informative sulle quali l'amministrazione può far valere il proprio potere discrezionale. Può, insomma, decidere se revocare o meno un appalto, se escludere o meno una ditta dalla gara. La delibera del governo punta a eliminare questa discrezionalità, estendendo alle informative atipiche le norme legate alle informative “tipiche” che hanno un carattere interdittivo. Escludono la ditta o il soggetto “colpito” dall'informativa, dalle gare. “In caso di acquisizione di informativa atipica – si legge nella delibera del governo – i dipartimenti regionali dovranno avviare obbligatoriamente il procedimento per l'eventuale revoca del contratto, assegnando alla ditta il termine di 15 giorni per eventuale presentazione di memorie e/o controdeduzioni”.

Un principio frutto anche di fatti “concreti” e recentissimi. Come quelli legati alla revoca dei contratti tra il Consorzio autostrade siciliane e la società Ventura spa, gravata da una informativa “atipica” poi tramutata in “interdittiva” dal Prefetto di Milano, dopo la partecipazione della ditta ai lavori per l'Expo. E la delibera ha fatto subito la prima “vittima”: revocato anche il contratto con la società Eurotel, che si sarebbe dovuto occupare della manutenzione dei caselli autostradali. Insomma, dai principi ai fatti il passo è breve. E un contributo dovranno portarlo anche le persone. Non è un caso, infatti, la scelta del leader dell'antimafia Tano Grasso per la guida del nascente dipartimento tecnico, dal quale passeranno tutte le autorizzazioni per gli appalti. Al di là delle polemiche e dei dubbi sui requisiti minimi per svolgere il ruolo di direttore, insomma, la scelta di Grasso è un nuovo segnale. Per dire che “la Sicilia ripudia la mafia”. Dopo che in passato, lo stesso slogan era stato espresso, quasi con le stesse parole, da Totò Cuffaro: “La mafia fa schifo”, disse il governatore finito in carcere proprio con l'accusa di aver favorito la mafia.

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Formazione professionale, dov’è la novità?

Titola il Giornale di Sicilia: “Dossier choc sulla formazione: sprechi ed abusi”. E, giù il commento sulle conclusioni della Commissione dell’Ars che si è occupata di guardare dentro uno dei fattori critici, si fa per dire, della spesa regionale. Il commento, naturale, sarebbe che hanno scoperto l’acqua calda. Da anni si accavallano denunce, la stessa Corte dei Conti si è fatta spesso portavoce della denuncia di sprechi ed abusi. Niente di nuovo sotto il sole. Tema antico, sul quale bisognerebbe, una volta e per tutte, mettere mano in modo serio anche se per fare questo si debbono compiere scelte dolorose.
Ma non è questo di cui scrivo, piuttosto è il racconto di una vicenda di molti anni fa, una sorta di favola con tanto di morale. Siamo negli anni Settanta, periodo in cui i governi di solidarietà autonomistica erano impegnati a recuperare il differenziale di produzione legislativa che separava la Sicilia dalle regioni a statuto ordinario. C’era una grande mobilitazione, una capacità di lavoro ed un impegno che non avrebbero certamente fatto gridare allo scandalo quanti oggi lamentano gli abusi e le esagerazioni in quanto a privilegi che interessano parlamentari e rappresentanti del popolo. Tutte le parti politiche, da destra a sinistra, si sentivano allora impegnate a portare un contributo di qualità, anche se spesso, troppo spesso, le soluzioni che si manifestavano erano frutto dello scambio fra le parti, io do una cosa a te e tu consenti una cosa a me.Nonostante tutto, nonostante l’evidente, brutto consociativismo, quella fu una stagione di grande dinamismo autonomista, un’autonomia che avrebbe dovuto ‘disegnare’ un modello diverso di società regionale. E qui inizia la favola. Proprio in quella stagione faceva parte dell’Assemblea un giovane deputato messinese, docente universitario ed avvocato che, pur provenendo da una famiglia di democratici cristiani, si era formato fra i e duri dei gruppi giovanili del Fuan. In Ars, il giovane deputato, era arrivato con una concezione manichea, impietosamente divideva fra buoni ed i cattivi: i buoni erano tutti da una parte e i cattivi dall’altra, e lui, carico di sacri furori, pronto a partire, lancia in resta, contro i cattivi. Fu assegnato alla Commissione Lavoro, allora presieduta da Vincenzo Culicchia. Una Commissione importante visto che il lavoro è il problema della gente di Sicilia. Che ti fa l’ingenuo neodeputato? – a proposito, non tutti i deputati sono della stessa pasta, ve ne sono pure come il nostro – non allunga lo sguardo verso la formazione professionale? Fu quello il maggiore impegno della sua unica legislatura.
Chiese, ed ottenne, dopo una lunga pressione, che si istituisse una commissione d’inchiesta, come quella di oggi, per guardare dentro il maleodorante recipiente della formazione professionale. Pensava di potere rispondere, in questo modo, alla sua parte politica, di dare un ceffone al malaffare. Ma i giorni, i mesi, gli anni passarono, mentre il povero deputato si arrovellava in denunce e proteste per spingere alla conclusione dei lavori.Stranamente, non si era accorto che quello della Formazione professionale era un canale caro a tutti, ad ogni partito e ad ogni sindacato, pure la Cisnal: il suo segretario aveva infatti ‘sistemato’ qualche parente stretto, al quale, come esponente del Movimento sociale italiano, faceva riferimento, vi pescava dentro per trarne, secondo un ideale e rigoroso manuale Cencelli, la propria parte.Alla fine, la legislatura si concluse trascinando nella sua fine anche l’inchiesta che il deputato ingenuo sponsorizzava. Tutto finì così. Anzi, ci fu una coda, il deputato ingenuo non fu più eletto. La morale… la lascio al lettore.

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Disoccupato suicida a Trapani: “Perché lo Stato non mi aiuta?”


L’articolo 1 dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Perché lo Stato non mi aiuta a trovarlo?”
E’ straziante il biglietto scritto da Giuseppe Burgarella, prima di suicidarsi, con il suo riferimento alla Costituzione italiana.
La tragedia ieri, a Guarrato in provincia di Trapani. Operaio edile, 61 anni, era rimasto senza lavoro.Aveva chiesto aiuto anche a Giorgio Napolitano e a Susanna Camusso, leader della Cgil.
Era disperato. Sentiva che gli era stata rubata la dignità. Nel biglietto d’addio, tutti i nomi delle persone che in questi anni si sono suicidate per disperazione da disoccupazione: “Senza lavoro non c’è dignità”. In calce, il suo.
Alla famiglia, le nostre più sentite condoglianze.
Viviamo in uno Stato vergognoso che non garantisce la libertà dal bisogno: libertà che dovrebbe essere garantita ai propri cittadini in ogni Paese civile. Siamo tutti vittime  di Governi  dalla coscienza sporca, tutti protesi alla difesa dei poteri forti e della finanza speculativa e non certo della povera gente.

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Formazione, dove sono i soldi del bando ‘Antichi mestieri’?


Allarmante lo stato dei pagamenti del bando cosiddetto “Antichi Mestieri”. Ci risiamo, il dirigente generale del dipartimento regionale della Formazione professionale, Ludovico Albert, ha colpito ancora.
L’Avviso pubblico in questione è il n.6 del 26 maggio 2009. Finanziato con i fondi prelevati dall’Asse III del Piano Operativo Fondo sociale europeo (Po Fse) 2007/2013 della Regione Siciliana. Il bando nasce per l’Occupabilità nel Settore dell’Artigianato grazie al Recupero ed alla Valorizzazione degli “Antichi Mestieri”. Con l’Avviso 6, infatti, la Regione siciliana ha inteso promuovere l’inserimento lavorativo di giovani disoccupati o inoccupati tramite l’apprendimento di uno degli ‘antichi mestieri’ artigiani presenti nel territorio regionale. Si è trattato quindi di raggiungere un duplice scopo: aumentare l’opportunità di lavoro per i giovani e contrastare il rischio che alcune competenze e mestieri artigiani potessero scomparire. (a sinistra, foto tratta da iltarloantico.com)
Iniziativa lodevole che ha riscosso un discreto successo su tutto il territorio siciliano. Almeno fino a quando non ha messo piedi in Sicilia Ludovico Albert, il già citato potente tecnico al servizio del trio D’Alema/Fassino/Bersani è stato posto a capo del dipartimento regionale Formazione professionale della Regione siciliana e dell’Autorità di gestione del Fse. Alberto è arrivato a bando avviato e quindi non ha potuto incidere più di tanto sull’Avviso 6. A differenza degli altri Avvisi come il 7/2009, l’8/2009, che sono stati tutti ricusati dalla Corte dei Conti pare per volontaria incapacita’ di superare i rilievi della magistratura contabile. Somme che hanno ingrossato poi il miliardo di euro tornato all’Unione Europea per incapacita’ di spesa. Un vero disastro.
Non era mia successo che la Sicilia non spendesse tutto il finanziamento del Fse e che perdesse la premialità per la programmazione del settennio successivo. Ma con l’avvento di Ludovico Albert è successo anche questo. Un’altra ‘perla’ -una delle tante – del Governo Lombardo-Cracolici-Lumia.
Ma torniamo all’Avviso 6/2009. Gli enti formativi beneficiari hanno portato a compimento i progetti formando giovani, trasferendo loro competenze e conoscenze. In buona sostanza, facendogli acquisire un mestiere. Adesso, però, viene il bello. Il finanziamento è bloccato. Precisiamo che si divide in tre trances: 50 per cento all’avvio dell’attività progettuale, 30 per cento in itinere al completamento di almeno il 50 per cento delle attività didattiche ed il residuo 20 per cento in sede di rendicontazione finale della spesa. (a destra, foto tratta da imfromim.it)
Lo stato delle cose ci dice di un immobilismo anche su questo versante. Ebbene sì, la gran parte degli enti ha terminato da oltre 9 mesi i progetti ed ancora attende l’erogazione della quota di finanziamento pari al 30 per cento. Si vede che c’è lo zampino di Ludovico Albert, detto affettuosamente “lo sceriffo”. Il perché del ritardo non riusciamo a spiegarcelo. Il finanziamento è nelle disponibilità delle ‘casse’ della Regione siciliana da oltre due anni. Che fine ha fatto? Eppure non si vede neanche un centesimo di euro da oltre otto mesi. Un sistema imbavagliato in ogni sua espressione operativa.Forse manca qualche ‘operazione’ finale?
Sconcertante per davvero. Sulla vicenda, peraltro, registriamo una denuncia forte e circostanziata degli operatori dell’Ecap di Catania. I dipendenti dell’Ecap, ente di formazione vicino alla Cgil ed al Pd di Albert, hanno denunciato il ritardo nell’erogazione del contributo nel corso di una conferenza stampa tenuta al Centro visite del Parco dei Parchi di Randazzo. E lo hanno fatto alla presenza dei giovani che hanno frequentato il corso. Si tratta di allievi che, attraverso il progetto, hanno svolto un lungo stage presso 12 aziende artigianali per il trasferimento di competenze specifiche nell’ambito degli “antichi mestieri artigianali”. I giovani hanno sottolineato come non sono stati ancora pagati, perché la Regione siciliana non ha elargito all’Ente i fondi.
Riportiamo per esteso la dichiarazione rilasciata al Giornale di Sicilia, lo scorso 11 agosto, dal tutor del corso Ecap. «La Regione Sicilia – ci dice Mario Papotto, tutor e segretario del corso tenuto a Randazzo – ha incamerato questi soldi, ma poi li ha conservati nelle banche. Per elargirli crea un apparto burocratico spaventoso provocando ritardi incredibili. Il risultato è che tanti enti stanno chiudendo. Aspettiamo di essere pagati dal novembre dello scorso anno».
Un fatto inqualificabile se si pensa che la Regione siciliana, lo ripetiamo, le somme relative all’Avviso 6 le aveva a suo tempo incamerate. Non riusciamo a comprendere il motivo di questo ingiustificato ritardo. Ma Albert va avanti lo stesso come la “freccia rossa”. Imperterrito e con la solita arrogante presunzione. Del resto, l’obiettivo almeno lui lo ha chiaro. Traghettare questa formazione professionale, agonizzante e nel caos, fino alla tornata elettorale del prossimo autunno.
Il Pd ha investito molto sul settore della formazione professionale ed attende di riscuotere. Come? Ma è chiaro, con il consenso elettorale oltre che con gli utili delle acquisizioni di grossi Enti formativi. A pagare sempre gli stessi, i lavoratori. Anche se in questo caso a pagare sono anche gli allievi, i fornitori, etc. Ma cosa importa? Al governo che uscirà fuori dalle urne toccherà mettere più di una pezza al settore per rimetterlo in piedi. Intanto Albert è sempre al suo posto. Ma non è forse venuta l’ora di togliere il disturbo?

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Il nuovo sport: prendersela con i più deboli: forestali e formatori


Nino Sunseri non perde mai l’occasione per scagliarsi contro forestali ed Enti di formazione professionale. Ogni occasione appare utile per dare addosso a due settori che, pur sovraffollati di personale a causa di un incontrollato clientelismo di stampo politico, sono comunque strategici.
I forestali, resi precari per scelta politico-elettorale da tutti i governi regionali succedutisi negli ultimi 25 anni, esplicano un servizio indispensabile per la salvaguardia e la difesa del territorio oltre che, l’attivita’ di spegnimento degli incendi. La formazione professionale gestita dagli Enti è a supporto di un servizio pubblico che la Regione siciliana istituzionalmente deve rendere alla Sicilia ed ai siciliani.
Nell’articolo apparso sul Giornale di Sicilia di oggi (venerdì’ 31 agosto 2012) dal titolo: “Lo sviluppo ignorato”, Sunseri affonda i colpi sull’immobilismo del governo regionale e la sicilianità tradita, sulle manovre a volte celate da spinte pseudo-mafiose e sugli interessi corporativi.
Che il Pil della Sicilia sia tornato ai livelli del 1990 è un dato inconfutabile sul quale tutti si dovrebbe riflettere. La critica a voce alta di Sunseri, seppur condivisibile in via di principio, andrebbe rieditata in alcune affermazioni. Si tratta di contenuti ovviamente legittimi ed autorevoli. Sui piagnistei di stampo sicilianista di una Roma ladrona e di un Nord mangiatutto, richiamati dal giornalista, non siamo convinti. Ancora meno ci convince l’idea di complotti o chissà cosa.
La verità è che il primo a tradire la Siciliaè stato proprio Silvio Berlusconi ed il suo governo nato nel 2008 con il determinante apporto della Sicilia e dei siciliani. Una gestione, quella berlusconiana, sbordata a Nord e caratterizzata da un costante trasferimento di fondi dal Sud verso la Padania.
Il fondatore di Forza Italia e del Popolo della Libertà (Pdl), dopo aver sbancato la Sicilia a suon di voti, consenso e potere, ha praticamente negato tutto o quasi alla nostra Isola. Ha privato la nostra Regione di risorse per lo sviluppo, fondi che le appartenevano. La quota assegnata alla Sicilia delle risorse a valere sui Fondi per le aree sottoutilizzate (Fas) che fine ha fatto? Volata in Lombardia? In Piemonte? Nel Nord-Est? Di certo non si è fermata neanche a Napoli.
Così come il Silvio “per tutte le stagioni” ha impedito, con il “gioco delle tre carte” dell’alleato Giulio Tremonti (all’epoca Ministro dell’Economia) il decollo del Piano Sud. Oggi cerca, attraverso la sponda de “La Destra”, di ricostruire il consenso anche a costo di mettere dentro il partito di quel tale Pierferdinando Casini, che di lo ha “posato” già da tempo.
Ma questa è la politica che segue logiche non sempre percepibili o comprensibili. L’articolo di Sunseri offre lo spunto per tornare a parlare anche di qualcos’altro.
Sulla polemica di queste ore di Confindustria per le scelte propinate dal governo regionale del dimissionario Raffaele Lombardo, per esempio, riscontriamo un forte sapore di strumentalizzazione. La debolezza dell’associazione degli imprenditori siciliani è notoria. Un tessuto imprenditoriale fortemente indebolito dalla crisi e da scelte di politica industriale alquanto criticabili.
Per non parlare del fatto che gli stessi personaggi di Confindustria Sicilia che criticano Lombardo per la scelta di avere spostato un miliardo di euro, inizialmente destinato a pagare i fornitori della Regione siciliana (quindi le imprese), verso altri settori, continuano ad essere presenti con due assessori nella giunta regionale.
Due assessori, Marco Venturi e Andrea Vecchio, che si ostinano a rimanere, anziché togliere il disturbo, nonostante sia chiaro a tutti come le condizioni politiche siano notevolmente mutate. Che sia uno di quei casi di ‘poltronite’ acuta, di delirio di potere? Vedremo.
Assessori, dicevamo, che si sono distinti per la scarsa incisività nell’azione di governo (qualche timido tentativo di riforma delle Asi e poco altro) e per le polemiche sterili, a nostro modesto avviso, verso precari degli Enti locali, forestali e enti di formazione. Come se queste categorie fossero “Figli di un Dio minore”. Come se il diritto al lavoro, alla percezione della retribuzione e quindi alla serenità delle famiglie, fosse appannaggio esclusivo della grande impresa siciliana. Grande impresa che in Sicilia è quasi scomparsa sotto i colpi della globalizzazione, della delocalizzazione e della crisi finanziaria.
Fenomeni ampiamenti prevedibili e previsti da tutti gli osservatori economici, ma sui quali Confindustria ben poco ha saputo fare. Non c’è mai stata in Sicilia una vera alternativa all’impiego, anche precario, in pseudo attività regionali. Eppure Confindustria Sicilia fa la voce grossa, rivendica il primato sulle scelte di politica economica, ma, chissà perché, non riesce a far crescere le imprese siciliane.
Sunseri, per la verità, rimarca, nell’articolo, con autorevole chiarezza le cose che non vanno. Però dimentica, a nostro avviso, che non sono solo gli sprechi, voluti dalla politica, nei settori forestali, formazione professionale e precari degli enti locali ad avere messo in ginocchio l’economia siciliana. Non c’era e continua a non esserci l’industria. Dove sono i posti di lavoro e l’occupazione produttiva?
Riteniamo fallimentare l’esperienza di Confindustria Sicilia, almeno sul piano della crescita delle imprese industriali. Non ha saputo incidere con la rappresentanza al governo regionale.
Dalle elezioni regionali, previste per il prossimo 28 ottobre, ci aspettiamo un bagno di umiltà da parte dei futuri parlamentari che metteranno piede all’Assemblea regionale siciliana (Ars). Serve un rinnovato impegno nella difesa della cosa pubblica prima di ogni cosa. Almeno è l’auspicio nostro, come di migliaia di siciliani.
Verificheremo nei restanti 58 giorni, precedenti alla tornata elettorale per le regionali, programmi ed obiettivi di coalizioni, candidati alla presidenza della Regione siciliana e partiti politici.

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Gesip, il piano: «Pensionamenti per liberare posti»


l sindaco sta analizzando in dettaglio i numeri del personale, e sta facendo i conti, in vista dell’incontro con i sindacati di lunedì e con il prossimo vertice e Roma, previsto mercoledì. Sul piatto ci sono tre questioni. La prima, la più urgente, è la possibilità di conciliare cassa integrazione e ritorno al lavoro


PALERMO. Il popolo della Gesip tira un sospiro di sollievo dopo l’incontro a Roma tra Orlando e il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che aperto uno spiraglio sul loro futuro. Adesso il sindaco sta analizzando in dettaglio i numeri del personale, e sta facendo i conti, in vista dell’incontro con i sindacati di lunedì e con il prossimo vertice e Roma, previsto mercoledì. Sul piatto ci sono tre questioni. La prima, la più urgente, è la possibilità di conciliare cassa integrazione e ritorno al lavoro. Il piano prevede infatti la cassa integrazione in deroga da gennaio a maggio a carico della Regione. E da giugno a dicembre, con l’ausilio dell’Inps, ancora cassa integrazione mista al lavoro con orario ridotto a carico del Comune. Una commistione ardita (lavoro più ammortizzatori sociali) su cui però ieri a Roma non si sono alzate le barricate.

A medio e lungo termine, la questione si allarga alla necessità di trovare nei ranghi del Comune sufficienti posti per lasciare spazio ai 1.600 degli ex Gesip (ai 1.800 bisogna sottrarne 200 che andrebbero in pensione). E qui, spiega Salvo Barone del sindacato Asia, entra in gioco il piano che proprio la sua sigla aveva elaborato e messo sul tavolo l’anno scorso. «Nell’amministrazione - spiega - i vicini alla pensione sono 1.440, ma a quasi tutti mancano sei anni per raggiungere i requisiti. La mobilità straordinaria dura quattro anni, quindi si tratta di trovare risorse per traghettare i dipendenti per altri due anni fino alla pensione. Considerato che ogni dipendente costa in media 35 mila euro, con i soldi risparmiati il Comune può sostenere transazioni basate su incentivi». La quota su cui si ragiona è quella di 15 mila euro a testa. Sgombrato il campo dagli anziani, si troverebbero le risorse per sostenere finanziariamente a regime gli ex Gesip.

«Io sono convinto - continua Barone - che alla fine di quest’operazione resteranno spazi liberi e il Comune si troverà a dovere fare nuove assunzioni, dopo decenni di blocco». Terza questione è quella della mobilità orizzontale tra le aziende e l’amministrazione centrale. L’idea è infatti di mescolare le carte, non soltanto per inserire gli ex Gesip, ma anche per razionalizzare l’attività delle altre controllate: c’è chi abbonda di figure apicali e chi, come la Gesip, aveva solo due dirigenti e dieci «quadri». Su questo l’Inps avrebbe dato il suo assenso preliminare, ma l’ultima parola spetta al ministero della Funzione pubblica. «Sarebbe un modo per razionalizzare le risorse - dice Barone - e contrarre il costo delle consulenze, utilizzando le professionalità magari esistenti nella società “sorella”». Questioni che lunedì saranno discusse con le sigle sindacali. Perc ora, nell’attesa, tacciono anche le frange più estreme della protesta. E anche la città tira un sospiro di sollievo. L. An.

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Stop agli impiegati di altri enti


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SI SBLOCCANO I PAGAMENTI: FORMAZIONE PROFESSIONALE, PIOVONO 65 MILIONI


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“Sono partiti oggi i pagamenti del secondo 25% su Avviso 20”. Ad annunciarlo e’ l’assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione della Sicilia, Nelli Scilabra. ”Un provvedimento fondamentale per garantire il pagamento delle retribuzioni ai lavoratori della formazione”, spiega. ”Sempre oggi sono state erogate le somme relative al primo 25% su Avviso 20, circa 9 milioni di euro, per quegli enti che ancora non lo avevano percepito. Il Governo Regionale sta rispettando gli impegni assunti nei confronti degli enti e dei lavoratori – continua l’assessore – Sono sicura che anche gli enti beneficiari rispetteranno gli obblighi assunti a salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori e di accesso al lavoro da parte dei disabili”.
In totale piovono 65 milioni. ”Come ho gia’ dichiarato pubblicamente agli organi di stampa e in sede di commissione parlamentare, ribadisco che non tollereremo violazioni ai suddetti impegni. Tenuto conto della drammaticita’ del contesto occupazionale revocheremo finanziamento e accreditamento agli enti inadempienti – sottolinea Nelli Scilabra – Per la prima volta la Politica che governa la Sicilia e’ dalla parte dei lavoratori e degli enti virtuosi”.

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Mazara, posti assegnati ad esterni? Precari e sindacati in fibrillazione

Nicola Cristaldi, sindaco di Mazara del Vallo Assemblea dei 180 lavoratori che attendono un posto fisso. Il sindaco assicura: saranno stabilizzati di SALVATORE GIACALONE MAZARA DEL VALLO. I 180 precari del comune di Mazara del Vallo attendono l'avvio del processo di stabilizzazione dopo il rispetto del patto di stabilità, annunciato dal sindaco. Questa era una condizione essenziale, ribadita anche in consiglio comunale dallo stesso sindaco, per dare corso al piano di fuoriuscita del personale precario. Ad oggi però non è successo nulla. I sindacati Cgil, Cisl e Uil sono intervenuti sull'argomento anche per un altro problema che è strettamente legato alla stabilizzazione dei precari ed all'eventuale assunzione di esterni pe ricoprire i profili delle categorie ''A'' e ''B''. Secondo i sindacati questa scelta, che sarebbe voluta dall'amministrazione comunale, ''non garantirebbe l'assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari in forza al comune''. ''Riteniamo - hanno scritto i sindacalisti provinciali Nicola Del Serro (Cgil), Marco Corrao (Cisl) e Giorgio Macaddino (Uil) - che il comune debba fare riferimento alle cessazioni a vario titolo intervenute anche negli anni precedenti e precisamente nel periodo 2007 - 2011 e per le quali il comune non ha proceduto alla relativa sostituzione''. Il riferimento è a quelle decine di dipendenti andati in pensione o per altra causa che hanno provocato dei ''buchi'' nell'organico che l'amministrazione comunale vorrebbe coprire con l'assunzione a tempo indeterminato dei precari. Non sono dello stesso parere i sindacati che chiedono una modifica del piano occupazionale, sfruttando a pieno la legge regionale 24 del 2010. ''Bisogna eliminare - hanno scritto in una nota - la percentuale riservata all'esterno in modo da potere scegliere in maniera inequivocabile la professionalità interna acclarata da ventennale esperienza dai precari, di procedere al calcolo del turn - over con riferimento all'ultimo quinquennio. Solo così - concludono i sindacati - si può avviare a positiva conclusione l'annosa vicenda del precariato''. Il sindaco Cristaldi assicura che tutti i precari saranno assunti. ''Abbiamo approvato - dice - il piano di fuoriuscita del personale precario inviato alla regione per la definitiva approvazione. Ribadisco la nostra volontà di stabilizzare, secondo legge, a tempo indeterminato, tutti i precari del comune''. I sindacati però mettono le mani avanti e vigileranno sulle scelte dell'amministrazione comunale, in particolare, per coprire, nella pianta organica, i profili delle categorie ''A'' e ''B'' che, secondo loro, spetterebbero ai precari assunti a tempo indeterminato e non ad esterni. 

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Sicilia/Cultura: Regione, ok a tre progetti valorizzazione

Palermo, 8 feb - La giunta di governo, riunitasi ieri sera ha approvato tre progetti proposti dall'assessore ai Beni Culturali e dell'identita' siciliana Antonino Zichichi, finalizzati a valorizzare l'immagine della Sicilia e la sua identita' culturale, storica e la sua contemporaneita'. Lo comunica una nota della Regione Sicilia. Il primo dei tre progetti, informa la nota, e' 'Archimede siracusano', che ha lo scopo di fare conoscere uno degli scienziati siciliani piu' grandi della storia dell'umanita'. Il progetto si articola in tre fasi: una borsa di studio che verra' destinata a 10 laureati che dovranno fornire un elaborato su temi riconducibili alle ricerche e alle sperimentazioni di Archimede, la titolazione di piazze, luoghi, spazi, vie della Sicilia al grande scienziato, l'apertura di un museo dove vengano rappresentate e riprodotte attivita', scoperte ed esperimenti di Archimede. Il secondo progetto riguarda i nuovi itinerari della cultura siciliana moderna e contemporanea che consiste nel definire percorsi che includano monumenti, opere d'arte, scrittori, artisti siciliani tra i piu' famosi del mondo degli ultimi due secoli per tracciare nuovi itinerari turistici. Con la deliberazione e' stato dato mandato all'assessorato di creare questi nuovi itinerari che andranno da Verga a Lucio Piccolo, da Camilleri a Bufalino, fino alle esperienze della fiumara d'arte e Gibellina, per effettuare delle pubblicazioni che verranno messe a disposizione dei turisti negli aeroporti, nelle stazioni, nei centri turistici ma anche distribuiti nelle scuole al fine di incrementare gli itinerari per i visitatori e per diffondere una nuova immagine della Sicilia. Il terzo riguarda l'internazionalizzazione dell'immagine della Sicilia, conclude la nota, che prevede una nuova mappatura dei beni siciliani da dichiarare patrimonio dell'umanita'. Infine e' stata approvata la programmazione definitiva fondi europei, che rimane esattamente uguale a quella presentata a Bruxelles dato che e' loro intenzione seguire la nostra linea di programmazione anche per quanto riguarda le infrastrutture. com/mpd

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"Restituite i soldi non dovuti"

PALERMO - Un decreto rischia di mettere in ginocchio il settore della Sanità privata. È apparso oggi, sulla Gazzetta ufficiale, a firma dell'assessore alla Salute Lucia Borsellino, il provvedimento che prevede il “ripristino con effetto retroattivo dei valori tariffari di cui al decreto assessoriale 1977 del 28 settembre 2007”. Per farla breve, l'assessorato chiederà indietro ai privati milioni di euro, indebitamente ricevuti. La vicenda affonda nel 2007, quando, nell'ottica del piano di rientro 2007/2009, l'allora assessore Lagalla recepisce un decreto ministeriale e rivede le tariffe massime per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale. Una rimodulazione che avrebbe fortemente penalizzato i titolari delle strutture. Da lì, un ricorso al Tar, grazie al quale i privati riescono a ottenere un decreto di sospensiva.

Le tariffe così rimangono bloccate ai valori anteriori al 2007. Passano gli anni, e nel frattempo il Tar si esprime, dando torto ai ricorrenti. Lo farà anche il Cga. I titolari dei laboratori non riusciranno a proporre ricorso in Cassazione entro i termini stabiliti. Così, la sentenza va in giudicato. E l'assessorato, adesso, non ha potuto che prenderne atto: le tariffe sulle quali basare i rimborsi delle prestazioni sono quelle determinate dal decreto di Lagalla. Le somme in più percepite attraverso la vecchia tariffazione vanno restituite. Ancora è difficile quantificare la somma complessiva. Ma trattandosi di decine e decine di centri e riferendosi a un arco temporale di oltre cinque anni, si parla già di milioni di euro. L’assessorato regionale, infatti, ha già ordinato alle aziende sanitarie provinciali di procedere al recupero nei confronti delle strutture specialistiche delle eventuali maggiori somme erogate. Quindi a seguito del provvedimento le strutture potrebbero essere costrette a restituire oltre il 50% delle prestazioni fornite dal 2007 ad oggi.

Somme che potrebbero mettere in ginocchio il settore. Rischi sottolineati, ad esempio, anche dal deputato regionale di Fratelli d’Italia e Vice presidente della Commissione Legislativa Attività Produttive dell’Ars, Salvino Caputo, che ha presentato una mozione per impegnare il Governo a revocare il decreto dell’Assessore Borsellino pubblicato oggi in Gurs. “Un decreto – ha detto Caputo - con effetti devastanti per le strutture specialistiche perché potrebbero essere messe sull’orlo del fallimento. Non solo hanno subito i disastri della precedente amministrazione e dell’ex assessore alla sanità che ha portato alla chiusura e all’accorpamento delle strutture. Ora se il governo non procederà immediatamente alla revoca del decreto le strutture rischiano di essere costrette a restituire la metà di quanto ricevuto perché il decreto ha effetti retroattivi. Una situazione – ha concluso il deputato - che porterà al licenziamento dei posti di lavoro e alla chiusura di molti laboratori con ulteriore conseguenze negative sull’economia e sull’occupazione”.

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Quanti dirigenti generali esterni ci sono negli uffici della Regione siciliana?


Nei giorni scorsi il Governo regionale ha fatto ‘ruotare’ i dirigenti generali. E’ giusto? E’ sbagliato? Le opinioni sono contrastanti. C’è chi dice che il cambio di posto elimina le possibili ‘incrostazioni’. E c’è chi sostiene che, al contrario, la ‘rotazione’ provocherà comunque dei rallentamenti nell’azione amministrativa. In questa sede noi vogliamo sollevare un altro tema: il numero dei dirigenti generali esterni all’amministrazione che la legge consente al Governo di nominare.
La legge alla quale facciamo riferimento è il decreto Brunetta (dal nome dell’ex Ministro della Funzione pubblica,  Renato Brunetta). In base a questo decreto (che ha modificato l’articolo 19 del decreto legislativo 165 del 2001), che trova applicazione anche in Sicilia, il Governo regionale, nella nomina di dirigenti esterni all’amministrazione, non deve andare oltre il 10 per cento del totale dei nominati.
Nell’amministrazione regionale si contano 28 dirigenti generali. Dunque, il Governo regionale non può nominare più di 3 dirigenti generali esterni. E, in effetti, con incarico, ce ne sono tre: Patrizia Monterosso alla Segreteria generale della Presidenza della Regione; Romeo Palma all’Ufficio Legislativo e Legale; e Marco Lupo all’ex Agenzia acque e rifiuti.
Il problema è che di dirigenti generali eterni all’amministrazione regionale ce ne sono altri tre:Biagio Bossone, Gian Luca Galati e Ludovico Albert (che, come abbiamo scritto qualche giorno fa, avrebbe vinto ilo ricorso contro la Regione). Questi tre, anche se non guidano alcun dipartimento, stando a quanto ci risulta, sono sempre contrattualizzati dalla Regione. E quindi pagati dalla stessa Regione siciliana. Questo significa che l’amministrazione regionale, in questo momento, starebbe violando il decreto Brunetta.
Anche Tano Grasso, leader storico dell’antiracket in Sicilia, è stato nominato dirigente generale dal Governo. Sulla sua nomina pesano due problemi. Il primo è legato ai titoli, il secondo al fatto che il dipartimento che dovrebbe dirigere non c’è ancora e dovrebbe essere istituito con apposita legge regionale. In ogni caso – non sappiamo se scrivere è o sarebbe – ci potremmo trovare davanti a un quarto dirigente generale esterno all’amministrazione regionale sempre in violazione del decreto Brunetta.
Forse, visto che siamo Regione ‘Autonoma’, qualcuno ha deciso di tenere un comportamento diverso rispetto a tutte le altre Regioni italiane? Del resto, non sarebbe la prima volta che l’Autonomia siciliana verrebbe utilizzata non per cose serie, ma altre cose…

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La giunta regionale approva programmazione fondi Ue

Palazzo d'Orleans
La giunta regionale di governo, ha approvato la programmazione definitiva dei fondi europei, che rimane esattamente uguale a quella presentata a Bruxelles dato che è intenzione della comunità europea seguire la linea di programmazione indicata dalla Sicilia anche per quanto riguarda le infrastrutture. L’esecutivo ha, poi, approvato tre progetti proposti dall’assessore ai Beni Culturali e dell’identità siciliana Antonino Zichichi, finalizzati a valorizzare l’immagine della Sicilia e la sua identità culturale, storica e la sua contemporaneità. Il primo dei tre progetti si chiama” Archimede siracusano” ed ha lo scopo di fare conoscere uno degli scienziati siciliani più grandi della storia dell’umanità. Il progetto si articola in tre fasi: una borsa di studio che verrà destinata a 10 laureati che dovranno fornire un elaborato su temi riconducibili alle ricerche e alle sperimentazioni di Archimede, la titolazione di piazze, luoghi, spazi, vie della Sicilia al grande scienziato, l’apertura di un museo dove vengano rappresentate e riprodotte attività, scoperte ed esperimenti di Archimede. Il secondo progetto riguarda i nuovi itinerari della cultura siciliana moderna e contemporanea che consiste nel definire percorsi che includano monumenti, opere d’arte, scrittori, artisti siciliani tra i più famosi del mondo degli ultimi due secoli per tracciare nuovi itinerari turistici. E’ stato dato mandato all’assessorato di creare questi nuovi itinerari che andranno da Verga a Lucio Piccolo, da Camilleri a Bufalino, fino alle esperienze della fiumara d’arte e Gibellina, per effettuare delle pubblicazioni che verranno messe a disposizione dei turisti negli aeroporti, nelle stazioni, nei centri turistici ma anche distribuiti nelle scuole per incrementare gli itinerari per i visitatori e per diffondere una nuova immagine della Sicilia. Il terzo riguarda l’internazionalizzazione dell’immagine della Sicilia, che prevede una nuova mappatura dei beni siciliani da dichiarare patrimonio dell’umanità.

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priorità a Psr e fondi Fas

NAPOLI - Individuazione immediata dell’assessore al ramo, utilizzo dei fondi Psr per imprese e lavoro, Tavolo con Abi e Ismea sull’accesso al credito. Questi i principali temi discussi e proposti durante il Tavolo regionale sull’Agricoltura che il segretario del Pd Campania Enzo Amendola ha convocato ieri con i rappresentanti delle associazioni professionali (Confagricoltura, Cia, Coldiretti) e dei sindacati di categoria (Uila-Uil e Flai-Cgil).

“E’ incredibile che ancora oggi la Regione Campania non abbia un assessore all’Agricoltura – afferma il responsabile politiche agricole del Pd Campania Corrado Martinangelo – Questo vuol dire che il Presidente Caldoro non ritiene prioritario uno dei settori chiave dell’economia campana. Viceversa il Pd, a partire dal candidato premier Pier Luigi Bersani, ha individuato l’agricoltura come tema-chiave per lo sviluppo del paese e del Mezzogiorno. Partendo dal documento programmatico nazionale abbiamo così condiviso con le associazioni di categoria una serie di proposte per il rilancio e la tutela delle imprese agricole, a partire dalla facilitazione dell’accesso al credito e dalla rimodulazione delle risorse comunitarie a sostegno dell’occupazione, per arrivare all’appostamento di fondi certi nel Bilancio regionale in favore della forestazione”.

“Il rapporto con le organizzazioni agricole è fondamentale per proiettare le proposte nazionali sull’Agricoltura a livello regionale e locale – ha aggiunto il senatore del Pd Alfonso Andria – In tal senso urge in Campania una reale responsabilità politica su temi come il sostegno all’imprenditoria giovanile e femminile e la regolarizzazione dei rapporti di lavoro con gli immigrati, senza dimenticare la tutela di filiere come quella del tabacco, le cui attività produttive necessitano di riconversione e valorizzazione per non disperdere un patrimonio storico di questa regione”.

Di seguito le proposte concordate ieri dal Pd Campania con le organizzazioni:
- Utilizzo dell’ultima tranche di risorse del Psr 2007-2013 per imprese agricole e lavoro; - Destinazione dell’1% del Bilancio regionale per investimenti sulla filiera agroalimentare; - Istituzione di un Tavolo sul credito alle imprese agricole (in primis quelle giovanili) con Abi e Ismea; - Invito alla Regione per la realizzazione di un progetto di promozione delle eccellenze campane all’Expo 2015; - Piano triennale per la forestazione con stanziamento di 100 milioni di euro prelevato dal Fondo Aree Sottoutilizzate (Fas) e individuazione di risorse regionali certe per il risanamento ambientale e l’utilizzo dei lavoratori forestali. 

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Forestazione, Provincia ferma al palo»


AVELLINO - “Sulla forestazione la politica irpina ha assunto uno strano atteggiamento e non convince neppure l’Amministrazione provinciale, che davanti ad una emergenza così forte continua a non utilizzare i fondi ordinari della legge 55, contrariamente a quanto accade per le altre province campane. Non è vero che su questo la responsabilità è della Regione, perché l’ente ha autorizzato l’utilizzo dei fondi sulla legge 55, tanto vero che solo la Provincia di Avellino li tiene bloccati. In realtà, dopo le dimissioni del senatore Cosimo Sibilia, la Provincia si è fermata. La politica intervenga con decisione, diversamente sarà scontro duro”.

Sulla forestazione interviene con forza Carlo Ceccarella della Flai Cgil che risponde a chi ritiene che il problema riguardi solo gli operai idraulico-forestali della Comunità montana Terminio Cervialto, puntualizzando che intanto il disagio riguarda, chi più chi meno, tutte le Comunità montane della provincia di Avellino ed aggiungendo che è inutile prendersela con i sindacati. “Come organizzazioni sindacali, Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil stiamo facendo il possibile per difendere i diritti dei lavoratori - afferma Ceccarella - e troviamo vergognoso il fatto che da sette-otto mesi non siano pagati gli stipendi, ma noi non possiamo sostituirci alla politica, che invece di pensare solo a come deve andare ad occupare le poltrone, lavori per dare risposte concrete e le faccia subito perché i lavoratori non possono più aspettare. Il sindacato è rappresentato dai lavoratori, siamo la stessa cosa, pertanto attaccarci non serve, le responsabilità sono altrove. La prossima settimana avremo un altro incontro con il consigliere regionale delegato per l’agricoltura, Daniela Nugnes - aggiunge Ceccarella - perché vogliamo capire come si affronta il passato e quale futuro la Regione ipotizza per i lavoratori a tempo indeterminato e a tempo determinato. Se l’idea è quella di risolvere il problema utilizzando i fondi Fas o quelli relativi al Psr noi non siamo assolutamente d’accordo, perché secondo noi la regione Campania deve affrontare la questione attingendo le risorse dai fondi ordinari, come fa per la sanità e per gli altri servizi. Voglio far notare - sottolinea il rappresentante della Flai Cgil - che la Regione è obbligata al mantenimento del territorio, come accade per le prestazioni sanitarie, pertanto deve intervenire senza immaginare che la forestazione possa essere gestita in maniera meno incisiva. I lavoratori devono stare vicino al sindacato più di quanto avveniva in passato - aggiunge ancora Ceccarella - ed è per questa ragione che domani saremo nuovamente a Napoli per protestare contro la gestione regionale del settore ed a tutela dei nostri lavoratori e ci attendiamo una partecipazione nutrita e convinta. Ma sia ben chiaro che in caso di ulteriori rinvii o risposte laconiche daremo battaglia dura, perché non si può immaginare che i lavoratori per mesi lavorino senza percepire lo stipendio. E’ un’assurdità che deve essere rimossa”.  

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