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Nello Statuto siciliano il "no" a Cosa nostra?

PALERMO - “La Sicilia ripudia la mafia”. Suonerà più o meno così un nuovo articolo che presto potrebbe trovare spazio nello Statuto della Regione siciliana. Il governo, infatti, sta ancora lavorando ai dettagli, ma la decisione è presa: verrà proposto all'Assemblea regionale l'inserimento appunto di un nuova norma, che precisi, una volta per tutte, nel più sacro dei documenti dell'Isola, il rifiuto nei confronti di Cosa nostra.

È, questa, una delle decisioni scaturite ieri dalla riunione notturna della giunta di governo.Una scelta con la quale l'esecutivo prova a tracciare in maniera netta l'identikit “antimafia” di Palazzo d'Orleans. Ma che dovrà superare diversi step, prima di trasformarsi da semplice, seppur condivisibile “intenzione” a vera innovazione. La modifica dello Statuto, infatti, trattandosi di vera e propria riforma costituzionale, dovrà avere l'ok del Parlamento nazionale, attraverso il procedimento della doppia lettura Camera-Senato e dovrà basarsi su una maggioranza qualificata. E per di più, l'approdo a Montecitorio e Palazzo Madama dovrà essere a sua volta il frutto di un'approvazione di Sala d'Ercole, attraverso la cosiddetta “legge-voto”. Un po' quello che è successo per la riduzione del numero dei deputati all'Ars. Tempi lunghi, insomma, ma chiara intenzione di tracciare un solco netto, di “segnare” questa legislatura attraverso l'identità antimafia. Diretta promanazione del governatore “anti-racket”.

E in effetti, sul tema della lotta, non solo simbolica, a Cosa nostra, il nuovo governo è già intervenuto attraverso altre delibere e altre decisioni, in certi casi platealmente annunciate. Il 24 gennaio scorso, l'esecutivo dà mandato all'Ufficio legislativo e legale della Regione di predisporre un disegno di legge che estenda i benefici della legge sui parenti delle vittime di mafia. In particolare, l'estensione voluta dal governo ha carattere anche temporale. Mentre l'attuale norma (la legge regionale 20 del 1999), specifica che i benefici (indennizzi economici e in alcuni casi assunzioni nella Pubblica amministrazione) vanno concessi “in favore dei familiari dei cittadini innocenti che rimangono uccisi in seguito ad azioni mafiose e della criminalità organizzata. L'elargizione è corrisposta secondo il seguente ordine: coniuge, o convivente more uxorio, superstite e figli se a carico; figli, in mancanza del coniuge superstite o se lo stesso non abbia diritto a pensione; genitori; fratelli e sorelle se a carico delle vittime”. La norma riguarda finora fatti non anteriori al 1961. L'estensione voluta dal governo prevede che i benefici vadano ai parenti di vittime di mafia dal 1946, vale a dire dall'entrata in vigore dello Statuto.

Nella stessa giunta del 24 gennaio, poi il governo ha deciso la costituzione parte civile della Regione siciliana nel processo in corso al tribunale di Caltanissetta sulla strage di Via D'Amelio, che vede imputati, tra gli altri, Salvatore Madonia, Gaspare Spatuzza e Vincenzo Scarantino.

Dai processi, agli appalti. Il governo infatti, attraverso una delibera dell'8 gennaio, ha reso più stringenti le norme sulle cosiddette informative antimafia “atipiche”. Si tratta, insomma, di quelle informative sulle quali l'amministrazione può far valere il proprio potere discrezionale. Può, insomma, decidere se revocare o meno un appalto, se escludere o meno una ditta dalla gara. La delibera del governo punta a eliminare questa discrezionalità, estendendo alle informative atipiche le norme legate alle informative “tipiche” che hanno un carattere interdittivo. Escludono la ditta o il soggetto “colpito” dall'informativa, dalle gare. “In caso di acquisizione di informativa atipica – si legge nella delibera del governo – i dipartimenti regionali dovranno avviare obbligatoriamente il procedimento per l'eventuale revoca del contratto, assegnando alla ditta il termine di 15 giorni per eventuale presentazione di memorie e/o controdeduzioni”.

Un principio frutto anche di fatti “concreti” e recentissimi. Come quelli legati alla revoca dei contratti tra il Consorzio autostrade siciliane e la società Ventura spa, gravata da una informativa “atipica” poi tramutata in “interdittiva” dal Prefetto di Milano, dopo la partecipazione della ditta ai lavori per l'Expo. E la delibera ha fatto subito la prima “vittima”: revocato anche il contratto con la società Eurotel, che si sarebbe dovuto occupare della manutenzione dei caselli autostradali. Insomma, dai principi ai fatti il passo è breve. E un contributo dovranno portarlo anche le persone. Non è un caso, infatti, la scelta del leader dell'antimafia Tano Grasso per la guida del nascente dipartimento tecnico, dal quale passeranno tutte le autorizzazioni per gli appalti. Al di là delle polemiche e dei dubbi sui requisiti minimi per svolgere il ruolo di direttore, insomma, la scelta di Grasso è un nuovo segnale. Per dire che “la Sicilia ripudia la mafia”. Dopo che in passato, lo stesso slogan era stato espresso, quasi con le stesse parole, da Totò Cuffaro: “La mafia fa schifo”, disse il governatore finito in carcere proprio con l'accusa di aver favorito la mafia.

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