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Gesip, il piano: «Pensionamenti per liberare posti»


l sindaco sta analizzando in dettaglio i numeri del personale, e sta facendo i conti, in vista dell’incontro con i sindacati di lunedì e con il prossimo vertice e Roma, previsto mercoledì. Sul piatto ci sono tre questioni. La prima, la più urgente, è la possibilità di conciliare cassa integrazione e ritorno al lavoro


PALERMO. Il popolo della Gesip tira un sospiro di sollievo dopo l’incontro a Roma tra Orlando e il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che aperto uno spiraglio sul loro futuro. Adesso il sindaco sta analizzando in dettaglio i numeri del personale, e sta facendo i conti, in vista dell’incontro con i sindacati di lunedì e con il prossimo vertice e Roma, previsto mercoledì. Sul piatto ci sono tre questioni. La prima, la più urgente, è la possibilità di conciliare cassa integrazione e ritorno al lavoro. Il piano prevede infatti la cassa integrazione in deroga da gennaio a maggio a carico della Regione. E da giugno a dicembre, con l’ausilio dell’Inps, ancora cassa integrazione mista al lavoro con orario ridotto a carico del Comune. Una commistione ardita (lavoro più ammortizzatori sociali) su cui però ieri a Roma non si sono alzate le barricate.

A medio e lungo termine, la questione si allarga alla necessità di trovare nei ranghi del Comune sufficienti posti per lasciare spazio ai 1.600 degli ex Gesip (ai 1.800 bisogna sottrarne 200 che andrebbero in pensione). E qui, spiega Salvo Barone del sindacato Asia, entra in gioco il piano che proprio la sua sigla aveva elaborato e messo sul tavolo l’anno scorso. «Nell’amministrazione - spiega - i vicini alla pensione sono 1.440, ma a quasi tutti mancano sei anni per raggiungere i requisiti. La mobilità straordinaria dura quattro anni, quindi si tratta di trovare risorse per traghettare i dipendenti per altri due anni fino alla pensione. Considerato che ogni dipendente costa in media 35 mila euro, con i soldi risparmiati il Comune può sostenere transazioni basate su incentivi». La quota su cui si ragiona è quella di 15 mila euro a testa. Sgombrato il campo dagli anziani, si troverebbero le risorse per sostenere finanziariamente a regime gli ex Gesip.

«Io sono convinto - continua Barone - che alla fine di quest’operazione resteranno spazi liberi e il Comune si troverà a dovere fare nuove assunzioni, dopo decenni di blocco». Terza questione è quella della mobilità orizzontale tra le aziende e l’amministrazione centrale. L’idea è infatti di mescolare le carte, non soltanto per inserire gli ex Gesip, ma anche per razionalizzare l’attività delle altre controllate: c’è chi abbonda di figure apicali e chi, come la Gesip, aveva solo due dirigenti e dieci «quadri». Su questo l’Inps avrebbe dato il suo assenso preliminare, ma l’ultima parola spetta al ministero della Funzione pubblica. «Sarebbe un modo per razionalizzare le risorse - dice Barone - e contrarre il costo delle consulenze, utilizzando le professionalità magari esistenti nella società “sorella”». Questioni che lunedì saranno discusse con le sigle sindacali. Perc ora, nell’attesa, tacciono anche le frange più estreme della protesta. E anche la città tira un sospiro di sollievo. L. An.

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