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Crocetta replica a Panorama: "Congiura dei poteri forti"






22 novembre 2012 - “Vi racconto tutto io, ma sin dall’inizio”. Con queste parole, accompagnate da un sorriso un po’ forzato, Rosario Crocetta inizia il suo confronto con la stampa in merito alle sue ‘relazioni pericolose‘, a cui è dedicato l’ampio servizio di copertina pubblicato dal settimanalePanorama.
Rosario-CrocettaAnnuncia innanzitutto di aver già dato mandato al proprio legale di presentare querela contro la testata “per un risarcimento milionario – dice il governatore – che devolverò ai ragazzi dei quartieri più poveri della Sicilia, come lo Zen di Palemo e Librino a Catania”.
Nessuna frequentazione con gli ambienti mafiosi. Crocetta lo ribadisce più volte e prova spiegare, fornendo date e nomi, “che quanto scrivono questi grandi giornalisti altro non sono che fantasie costruite ad hoc per screditarmi”. Entra poi nel merito della questione precisando: “Il pm nisseno Nicolò Marino non si è mai occupato di alcuna indagine su di me. Chi crede che io adesso gli abbia affidato la guida dell’assessorato all’Energia a causa di un’antica amicizia o per ricompensa di vecchi favori sta delirando .Le accuse che feci di tentativo di omicidio di Di Giacomo nei confronti dell’ingegnere Mauro e dell’ex assessore Tufolo, hanno avuto risposta solo dopo 10 anni perche’ ci sono volute le testimonianze di un pentito per affermare che queste cose erano vere, perche’ la testimonianza del sindaco di Gela valeva meno di quella di un pentito”.

Inizia poi il racconto dei suoi presunti rapporti con esponenti di spicco della mafia gelese. In primisAlessandro Barbieri, ex collega al Petrolchimico di Gela. Amico fraterno del governatore, che addirittura nel 1973 gli fa da testimone di nozze. Me negli anni ’80 Barbieri procede con la sua ascesa criminale, sino a diventare nel 1989 capomadamento di Gela.
Crocetta ne parla risalendo a ricordi di 50 anni fa: “Abitava vicino casa mia, eravamo amici di infanzia. Aveva perso la madre da piccolo, provavo molta compassione per lui. Da adulti non ci siamo più frequentati, poi lui si è perso nelle maglie della criminalità. Quando divenne boss io lavoravo all’estero. Adesso è uscito dal carcere, recentemente ci siamo incontrati in un bar. Io non l’ho nemmeno salutato e mai lo farò“.
Panorama, secondo il governatore, non farebbe altro che assecondare “una macchina del fango in atto già da tempo”.
Inevitabile la domanda della stampa relativa al commento rilasciato da Crocetta a Repubblica in merito al fatto che denuncerà il suo accusatore ma solo presso “il tribunale giusto e non quello che magari mi vuole fottere perché è in mano ai mafiosi”. Ma come? Proprio lui che ha sempre fatto della legalità il proprio vessillo, riferisce di una connivenza tra magistratura e ambienti mafiosi? Il governatore risponde seccato: “Questa mia dichiarazione è l’ennesima carineria di Repubblica che l’ha resa nota malgrado non si trattasse di una intervista ufficiale. Con quanto detto volevo significare chemi rivolgerò ad un tribunale del Nord per denunciare che c’è una congiura contro di me e questa faccenda deve diventare nazionale”. Poi, una ‘postilla’: “Le mie denunce a Gela non sono mai state tenute seriamente in considerazione”. Forse un’accusa per la giustizia? “Non ho detto questo – replica Crocetta – e voi giornalisti, prima di porre domande, dovreste imparare a fare il vostro mestiere. Ho solo riferito di essere felice di poter finalmente rivolgermi ad un Tribunale del nord, a fronte delle insinuazioni di Panorama riguardo un mio ipotetico “trattamento di favore” da parte di alcuni Tribunali siciliani. Ai vari Tribunali siciliani, invece, esprimo e confermo la mia incondizionata stima e fiducia. Sono sorpreso, come sempre, dall’uso strumentale estrapolato dal contesto reale delle mie dichiarazioni”.
Si passa poi al grande attacco, con un destinatario preciso, l’ex assessore all’Economia: “Gaetano Armao e’ un traditore della Sicilia, lo accuso pubblicamente davanti ai cittadini siciliani, perche’ ha presentato un rapporto dove afferma di non poter erogare nessun contributo, dopo essere stato corresponsabile dello sfascio dei conti della Sicilia, creando così presupposti per lo scioglimento. Dovrebbe vergognarsi. Ha fatto il doppio gioco sul bilancio regionale dichiarando lo stato di crisi finanziaria, mentre continuava ad elargire contributi, anche in campagna elettorale e contro la legge”.
L’interesse dei ‘poteri forti’, avallati da Armao, sarebbe dunque quello di commissariare la Sicilia, per un motivo preciso: “Faccio paura perché sono il cambiamento”. E il governatore racconta anche di una sorta di intrigo internazionale. Riferisce infatti di aver saputo che quest’estate, mentre era in preparazione la campagna elettorale, ambienti legati al centrodestra si sarebbero rivolti ai servizi segreti della Tunisia – paese nel quale Crocetta si reca molto spesso – per la preparazione di un dossier contro di lui. L’operazione però non è andata in porto: “Dalla Tunisia non si sono prestati a questo gioco”.
Arriva il turno di Emanuele Celona, del clan mafioso Emanuello, oggi collaboratore di giustizia. Crocetta assicura di non averlo frequentato. “Non è vero che mi ha aiutato a raccogliere voti quando nel 1998 mi candidai al consiglio comunale di Gela. La mia campagna elettorale l’ho fatta da solo, distribuendo per strada i cosiddetti santini a bordo di una vecchia utilitaria. E a chi dice che a quei tempi frequentavo la libreria di Celona, rispondo che quel negozio è stato aperto nel 2001, ben  3 anni dopo. Ci sono entrate migliaia di persone, ed io ci sono andato due volte. Come qualunque altro cittadino che deve acquistare dei libri”.
Le accuse alla stampa “faziosa” vengono rimarcate con una provocazione: “Un giorno di questi scopriranno che ho qualche lontano parente che è mafioso. Li anticipo dicendo che potrebbe capitare, forse la metà dei siciliani ha un parente mafioso”.
In merito al grande accusatore, Saverio Di Blasi, presidente della sezione di Gela dei Verdi nel 1998, le parole del governatore sono poche ed incisive: “Non è vero che avevo le chiavi della sua segreteria e che ho usato quegli ambienti come comitato elettorale. Sul suo amico Emanuele Amato (segretario dei Verdi a Gela, ndr), vi dico solo che anni fa mi ha sommerso di e-mail nelle quali mi chiedeva di raccomandare delle associazioni ambientaliste con cui collaborava in merito a dei progetti che avevano presentato. Io non li ho ritenuti validi e non diedi ascolto alla sua richiesta. Questo è il motivo per cui lui ce l’ha tanto con me”.
Tra i presenti alla conferenza stampa, si torna a fare il nome di Emanuele Celona. Quali i reali rapporti tra lui e Crocetta? Il governatore oltre ad essere perentorio, non usa mezzi termini: “Non ho mai fatto comizi con lui, non lo frequentavo. Ho letto anche che sarebbe stato il mio amante. Niente di più facile da scrivere per il centrodestra con relativa stampa assoldata che mi temono. Come se non bastasse, ad un gay è facile attribuire qualsiasi ignominia. Lo dico una volte per tutte, soprattutto a chi vuole distruggere la nostra dignità. Noi omosessuali non stiamo a gambe aperte tutto il tempo e poi, io sono anche vicino all’età in cui si raggiunge la pace dei sensi”.
Poi il governatore si dilunga in puntualizzazioni varie ed eventuali: “Non sono nato nel Bronx di Gelama in via Cairoli, nel centro storico. Poi, mi sono trasferito al villaggio Aldisio, dopo in via Ricasoli. Non c’entro niente con gli ambienti degradati di Gela ma credo fortemente che la vera antimafia si fa come diceva Padre Puglisi, sporcandosi le mani”.
Il commiato dalla stampa avviene con una sintesi del Crocetta-pensiero. “Su di me non è mai stata trovata una macula – conlcude il governatore. Sono soltanto uno che ha messo a rischio la propria vita facendo arrestare centinaia di mafiosi”.
Dichiarazioni a supporto delle quali interviene il questore Antonio Malafarina, oggi deputato all’Ars nella lista Crocetta: “Negli anni – dice Malafarina – degli accertamenti giudiziari su Crocetta l’attuale presidente e’ sempre stato sotto scorta e intercettato e non e’ mai stato rilevato alcun elemento o capo di accusa nei suoi confronti. Ho deciso di appoggiare Crocetta non certo per convenienza, ma perché ritengo che sia l’unico politico tra quelli con i quali mi sono confrontato che si è davvero rimboccato le maniche per la Sicilia”.
Insomma, il nuovo governatore ha già mostrato di essere uno ‘che non le manda a dire’. Promette di difendere l’autonomia a tutti i costi, di poter innescare quel cambiamento osteggiato “da chi vuole affossare la Sicilia”. La sua spending review è già partita, con la revoca di 7 dirigenti regionali: Gianluca Casimiro Galatin dall’Energia, Ludovico Albert dalla Formazione, Francesco Nicosia dalle Attività Produttive, Gesualdo Campo dai Beni Culturali, Pietro Tolomeo dal Comando Forestale e Marco Salermo dal Turismo e, soprattutto, del ragioniere generale Biagio Bossone.
Da oggi, sono inoltre decaduti i 21 giornalisti dell’ufficio stampa della Regione. Non una guerra, sottolinea il presidente, ma un’operazione necessaria. “Non contesto le scelte degli altri presidenti, avevano il diritto di scegliersi gli addetti stampa e lo hanno fatto. Ma io non ho bisogno di 21 giornalisti. Alcuni di loro lavoreranno ancora con me, ma devo valutare bene”.
Il governatore ha persino invitato i giornalisti presenti in conferenza ad inviare il proprio curriculum per le prossime assunzioni all’ufficio stampa della Regione, “certi del fatto – aggiunge Crocetta – che la mia scelta sarà meritocratica”. Gli occhi dei siciliani sono puntati adesso su Palazzo d’Orléans e su quelle stanze della presidenza dove una buona dose di legalità e meritocrazia servono più che mai.

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