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Regione Sicilia, taglio dello stipendio ai dirigenti: scoppia la polemica


Una maxi rotazione di tutti i dirigenti, anche quelli con incarichi non apicali, e una manovra finanziaria che prevederà tagli per un miliardo. Di ritorno dalla missione romana, insieme al neo assessore Luca Bianchi, il presidente Crocetta ha tracciato nella prima giunta la road map per rimettere ordine nell’amministrazione e nei conti pubblici. Ma soprattutto, già ieri la giunta Crocetta ha approvato la prima delibera che contiene tagli concreti agli stipendi degli alti burocrati. La riduzione dei compensi riguarda innanzitutto i 28 dirigenti generali degli assessorati che perdono circa 20 mila euro per effetto della riduzione del 20% della voce «salario accessorio». Lo stipendio dei dirigenti generali si attesta così intorno ai 140-150 mila euro lordi all’anno comprensivo del premio di produttività. Il taglio dei compensi riguarda anche i 13 capi di gabinetto che perdono circa 13 mila euro lordi all’anno e si attestano così intorno ai 90 mila lordi.  Perdono il 20% dello stipendio anche i manager di Asp e ospedali, una ventina, che oggi guadagnano intorno ai 140 mila euro lordi all’anno. Ad eccezione dei cinque che guidano le Asp di Catania, Messina e Palermo, il Civico di Palermo e il Garibaldi di Catania che arrivano a 150 mila.
L’ultima categoria colpita dalla scure del governo Crocetta è quella degli amministratori delle partecipate, una cinquantina fra presidenti e vice: anche in questo caso il taglio è del 20% che si aggancia a retribuzioni molto diverse fra loro a seconda del tipo di società. Generalmente un presidente di una società partecipata incassa oggi fra i 30 mila e i 50 mila euro lordi all’anno. Già cambiati i superburocrati dei principali dipartimenti, Crocetta ha poi annunciato che la giunta sta lavorando a un processo più ampio: «La prossima settimana completeremo la rotazione dei superburocrati. Poi ci concentreremo su tutti gli altri dirigenti. Scatterà una fase di mobilità molto ampia. Perchè non è più possibile che negli assessorati ci siano dirigenti che lavorano nello stesso posto da venti anni. È arrivato il momento di cambiare». Una mossa anche in fase di studio che però si aggancia all’annunciata riduzione dei superburocrati e dei relativi dipartimenti da 28 a 12 o 14. Ieri a tarda sera la giunta ha avviato le procedure per la liquidazione delle prime 13 delle 34 partecipate (le società individuate dal precedente governo per cui ora è accellerata la chiusura) e per l’accorpamento di alcune Opere pie.
Il presidente ha poi annunciato che «la manovra finanziaria che stiamo preparando conterrà tagli per un miliardo. Una vera spending review a cui però si deve affiancare un aiuto dallo Stato perchè è impensabile recuperare in un solo anno un deficit di 5 miliardi». Crocetta ha detto di aver già chiesto al governo nazionale di concordare un piano di rientro da debito in tre anni e ha aggiunto ieri che «lo Stato deve svincolare dal nostro patto di stabilità le spese che qui sono a nostro carico ma in altre Regioni sono di competenza statale. Penso a quelle per le Sovrintendenze o per i forestali. Solo così potremo sopportare il patto di stabilità». Ciò permetterebbe non di risparmiare, perchè la spesa sarebbe sempre a carico della Regione, ma di evitare che queste somme vengano calcolate ai fini del tetto di spesa da non superare ogni anno.
Il neo assessore all’Economia, Luca Bianchi, ha poi confermato che non ci saranno i tempi per approvare entro fine anno la Finanziaria e che si andrà verso una legge di esercizio provvisorio che conterrà alcune misure di risparmio.

Toni accesi in Sicilia tra governo  e dirigenti della Regione. Al Dirsi, il sindacato dei dirigenti,  non piace la decisione presa ieri durante la prima riunione  della nuova giunta, guidata da Rosario Crocetta, che avrebbe  deciso di tagliare in modo orizzontale il 20% del salario  accessorio. La sforbiciata avrebbe un impatto immediato per un  centinaio tra dirigenti e manager, compresi i 25 superburocrati  alla guida dei dipartimenti che dovranno rinunciare a 850 euro  al mese, (10.328 euro all’anno). Ma la platea è destinata ad  allargarsi. Il governo potrebbe estendere la riduzione del  salario accessorio all’intera platea dei 1.700 dirigenti (sono  divisi in tre fasce, più i dirigenti generali) non appena a  ogni singolo burocrate scadrà il contratto individuale, che ha  durata biennale. La maggior parte dei dirigenti scade entro fine  anno.      «Tagliare in modo indiscriminato a tutti i dirigenti, senza  distinguere tra chi ha lavorato male e chi invece ha ben  operato, è un errore clamoroso – dice Gandi Gallina, segretario  del sindacato Dirsi – In questo modo non di dà valore al  merito, questo sarebbe in contraddizione ai messaggi che il  governatore Crocetta ha lanciato in questi giorni sulla spending  review e che noi condividiamo. Perchè si opera con l’accetta e  non col bisturi?». Il sindacato sollecita un incontro col  governo. «I dirigenti vogliono mettersi a disposizione per  collaborare a questa nuova stagione, ma il governo se conferma  il taglio orizzontale darebbe la sensazione di non volere il  dialogo e di non privilegiare la meritocrazia», aggiunge  Gallina.

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