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Forestali, sarà l'Anci a «trattare»

Contratti. Firmato ieri un documento condiviso tra le sigle, il governo ed enti locali
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Accelerare il processo che porterà all'investitura dell'Anci come nuova parte datoriale nelle trattative per il rinnovo del contratto scaduto il 31 dicembre scorso. Arrivare a una legge quadro che definisca governance e competenze di regioni e governo centrale. Capitalizzare le risorse della programmazione Ue 2014-2020 per trasformare finalmente la forestazione in un settore produttivo da strumento d'assistenzialismo che è stato.
Questi i punti d'incontro trovati dal tavolo tecnico sui problemi dei forestali, riunitosi ieri per la prima volta. Oggi saranno messi nero su bianco in un documento condiviso dai ministeri dell'Agricoltura, dell'Ambiente e della Coesione territoriale, dalla Conferenza Stato Regioni, da Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, ossia da tutte le parti che compongono la task force. L'idea è quella di continuare a lavorare nonostante la campagna elettorale in corso e l'imminente cambio di esecutivo. Il prossimo passo dovrebbe essere, per questo, la definizione di un calendario d'incontri che si porrà a cavallo tra una legislatura e l'altra, assicurando continuità tecnica sui temi di categoria. Il primo punto affrontato dal tavolo presieduto da Fausto Martinelli in rappresentanza del corpo forestale è stato l'individuazione della parte datoriale per il rinnovo del contratto nazionale di categoria. L'Unione delle comunità montane si è sciolta, il testimone dovrebbe a rigor di logica passare nelle mani dell'Anci, associazione in cui l'Uncem è confluita. Occorre tuttavia un'investitura formale che solo la
commissione Agricoltura della Conferenza Stato Regioni può dare. Il vero problema è comprendere se esistono i presupposti per arrivare alla convocazione della commissione già prima dell'insediamento del prossimo governo. Secondo tema affrontato dalla task force è stato la governance: tutte le parti concordavano sull'insostenibilità della situazione attuale, con i 65mila forestali italiani che fanno capo alle singole regioni, ciascuna delle quali si muove in ordine sparso. Da qui si è convenuto che, nella prossima legislatura, dovrà essere affrontato il tema di una legge quadro di settore che definisca il perimetro delle rispettive competenze tra regioni e governo centrale. Particolarmente complesso il terzo tema all'ordine del giorno: quello dei finanziamenti. È riemersa la volontà del decisore pubblico di legare i forestali alla programmazione Ue 2014-2020. Con un'incognita non di poco conto: non è ancora chiaro con precisione a quanto ammonteranno le risorse che Bruxelles destinerà all'Italia. Cosa chiara a tutti è che la chance offerta da queste risorse dovrà essere utilizzata per trasformare finalmente il settore dei forestali italiani in un comparto produttivo. 
«Ci sono Stati europei - commenta il segretario di Fai Cisl Claudio Risso - in cui la forestazione offre un contributo importante al pil. L'Italia deve avvicinarsi a questi modelli virtuosi». Gli fa eco Gino Rotella di Flai Cgil: «Non se ne può più dell'equivalenza tra forestali e assistenzialismo. Dobbiamo voltare pagina». Le impressioni dei sindacati che hanno preso parte alla trattativa sono, in ogni caso, positive. «Registriamo da parte delle istituzioni - conclude Rotella - la volontà di proseguire con il confronto nonostante il momento interlocutorio dovuto alle elezioni imminenti».

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