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SICILIA – DUE CORPI FORESTALI, CAOS, ILLEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE E PERICOLOSE TENSIONI


Una delle questioni che dovrà affrontare il presidente Crocetta nel nuovo anno è la presenza in Sicilia di due corpi forestali.
NuovoSoldo.itPotrà sembrare strano, ma in Sicilia operano due istituzioni identiche nelle nei compiti, nelle competenze, nella forgia della divisa, nei fregi con la stella della Repubblica Italiana, con manette, armi e automezzi di servizio: – una è il Corpo Forestale della Regione Siciliana; l’altra è il Corpo Forestale dello Stato.

Sull’esistenza della doppia istituzione non c’è da meravigliarsi, anzi dobbiamo precisare che il Corpo Forestale in Italia è un’istituzione a “sette teste”; l’originale è quella dello Stato, ci sono poi quelle delle regioni a statuto speciale: Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia e Val d’Aosta, e quelle delle province autonome di Trento e Bolzano.
Come mai? Semplice, fino al 1970 c’era solo il Corpo Forestale dello Stato, ma proprio in quell’anno – 7 8 dicembre – con unmanipolo di 187 forestali agli ordini del maggiore Luciano Berti, partecipò al cd “Golpe Borghese” – detto pure “Golpe dei Forestali”. Compito del manipolo la “presa” della RAI. Berti ed i suoi forestali erano già pronti all’operazione, ma un ordine dello stesso “principe nero” fermò il tentativo di golpe neofascista.
A seguito di questo tentativo – già in corso di esecuzione – di tradimento della Repubblica il Corpo Forestale dello Stato fu fatto a “pezzi”. Ogni regione a statuto speciale e le province autonome furono autorizzate dallo stato ad avere un proprio corpo forestale con giurisdizione territoriale regionale o provinciale. Il Corpo statale si vide ridurre il territorio di competenza giurisdizionale.
Da allora l’Istituzione statale ha sempre cercato di riconquistarsi la fiducia della Repubblica, ma fino ad oggi – anche quando sono state emanate leggi di riorganizzazione – la giurisdizione di competenza non è stata modificata. Tant’è che nella legge 36/2004 “nuovo ordinamento sul Corpo Forestale dello Stato”, il legislatore si è premurato di chiarire, prevenendo ogni dubbio interpretativo, il mantenimento della limitazione territoriale, infatti il primo comma dell’art. 2 sotto il titolo “funzione del Corpo Forestale dello Stato”, precisa: “Fatte salve le attribuzioni delle regioni e degli enti locali ….”.
Sebbene le leggi non diano alcuna indicazione il Corpo Forestale dello Stato negli ultimi anni ha cercato di sfruttare l’amicizia di qualche ministro per andare alla conquista della dignità perduta nel 1970.
Ci riprova in Sicilia. Non è la prima volta che il CFS tenta l’”arrembaggio” alla Trinacria; il primo tentativo piratesco è avvenuto fra il 1997 ed il 2000, quando con interpretazione “ad sensum” delle norme sui controlli sulla contribuzione europea in agricoltura, il Comando forestale di Roma decise che i controlli amministrativi AGEA potevano essere svolti solo dal CFS. Conuomini e mezzi invase la Sicilia e, alle domande dei siciliani stupiti della loro presenza, rispondevano denigrando l’istituzione regionale. Nell’agosto 1999 avvenne un fatto grave, ad un posto di controllo fu sfiorato lo scontro fra forestali con la stessa divisa ed armati, ma appartenenti al CFRS ed al CFS. Famiglia Cristiana ne riportò la notizia. Il fatto fu denunciato alle massime istituzioni nazionali e regionali, ipotizzando un illecito  – fra gli altri – di carattere costituzionale. Intervennero la Presidenza della Repubblica ed il ministro agricoltura e foreste – che nel frattempo era cambiato; quest’ultimo – analizzato il caso sotto l’aspetto giuridico – convenne sull’abuso compiuto dal CFS e ristabilì la legalità, intimando ai “corsari statalini” la ritirata.
Da qualche mese il Corpo Forestale dello Stato (CFS) – secondo noi con dubbia legalità – sta attuando un altro tentativo di riconquista. Pur riconoscendo che le colpe per il “golpe” sono state scontate abbastanza, quello che risulta strano è la caparbietà del CFS nel percorrere la strada della furbizia e non quella della legalità. Basterebbe che lo Stato riconoscesse al CFS la territorialità nazionale, quindi in una legge invece di “fermo restando le competenze regionali …..” venisse scritto,“svolge le sue funzioni ed attribuzioni su tutto il territorio nazionale, anche nell’ambito delle attribuzioni delle regioni e province autonome”. L’”arrembaggio” sarebbe una disposizione di legge e la legalità – dalla quale non può discostarsi un’istituzione della Repubblica – ricondurrebbe all’etica istituzionale.
In Sicilia il CFS sta attuando una vera e propria esautorazione del Corpo Forestale siciliano. Non sono state emanate leggi che modificano lo status di “diffidenza politica” nei confronti di chi partecipò al “golpe Borghese”, ma il Comando generale di Roma (come al solito) approfittando di un ministro (per altro siciliano) che aveva qualche interesse particolare, ha ottenuto un decreto ed ha decretato a sua volta, istituendo le sezioni di PG presso le procure siciliane, dove da circa 20anni era presente il personale del Corpo Forestale siciliano (con ottimi risultati). Con lo stesso sistema il Comando romano ha ritirato la delega al CFRS sul controllo CITES (commercio degli animali in via di estinzione), ed ha istituito suoi uffici sul territorio siciliano.  Come se la delega CITES fosse stata data per gentile concessione e non in ossequio alle leggi che attribuiscono tali funzioni alla Regione Siciliana. Ancora una volta il Comando generale di Roma fa lo gnorri, come se il primo comma dell’art. 2 della legge 36/2004 non esistesse; furbescamente – l’ignoranza è poco credibile – allunga la “coperta” della dicitura“forza di polizia dello Stato” per coprire anche le attribuzioni delle regioni fatte salve dalla stessa legge.
Ma lo Stato non si accorge di questa anomalia? Oppure trattandosi di una regione “speciale”, dove i presidenti o vengono ammazzati, o vanno in galera, o sono rinviati a giudizio per questioni di vicinanza alla mafia, ed avendo dubbi sulla correttezza istituzionale della regione Sicilia, ha deciso un attacco all’autonomia siciliana utilizzando il Corpo Forestale dello Stato come un ariete.
Vero è che il Corpo Forestale della Regione Siciliana(CFRS) pur essendo una delle istituzione più visibile dell’autonomia siciliana – infatti con gli uffici provinciali e circa 80 comandi distaccamento è presente capillarmente su tutto il territorio siciliano, isole comprese – ma prima con Cuffaro  e peggio con l’autonomista Lombardo è stata gettata nel caos e resa inefficiente – per non parlare deldeperimento dell’immagine con la nomina di un funzionario inopportuno al comando.
Ma oggi che siamo di fronte ad un’inaccettabile sovrapposizione, con tutti i rischi che ne possono venire trattandosi di corpi armati, sarebbe oltremodo necessario che il nuovo presidente della Sicilia intervenisse.
Si badi bene, non si tratta di gelosia autonomista o comunque non è la cosa più importante, si tratta di riportare la legalità anche nei rapporti istituzionali fra una regione della Repubblica e la Repubblica stessa.
Crediamo che il presidente Crocetta debba dire se il Corpo Forestale della Regione Siciliana deve continuare ad esistere, ed in questo caso provvedere al rilancio del Corpo affidando il comando a persona di provata esperienza in fatto di corpi di polizia civile militarmente organizzate, ripensare allo svolgimento dei corsi per agenti, considerando che il CFRS non è assimilabile alle altre istituzioni regionali e che già in sede ARAN era stata sottolineata la peculiarità anche al tavolo di contrattazione.
Viceversa Crocetta potrebbe decidere per lo scioglimento del Corpo Forestale siciliano – opportuno ed inevitabile vista la sovrapposizione del CFS – provvedere alla ricollocazione dei “militari” (per tecnici ed amministrativi è più semplice), magari prevedendo il passaggio al Corpo Forestale dello Stato per non perdere la professionalità e la conoscenza del territorio.
Per altro, in tempi di vacche scheletriche, pare assurdo spendere il doppio con la sovrapposizione di due identiche istituzioni pubbliche; sovrapposizione che, è noto, invece di migliorare l’efficienza crea disservizi e, nel caso specifico, pericolose tensioni.
Giovanni Tornesi

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