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La Gesip? Lavoratori di serie B


Ormai è ufficiale: in Italia ci sono lavoratori di serie “A” e lavoratori di serie “B”. Questi ultimi si trovano per lo più in Sicilia, soprattutto dalle parti di Palermo. Tra questi lavoratori ‘retrocessi’ nella seconda serie ci sono i mille 800 e passa dipendenti della Gesip, ai quali non spetta nemmeno la Cassa integrazione.
Così hanno deciso la Regione e i sindacati (ad esclusione dell’Ugl). La Cassa integrazione può essere erogata a tutti, tranne che ai dipendenti della Gesip. Perché?
Per la cronaca, si tratta della società a partecipazione pubblica voluta nei primi anni del 2000 dall’allora commissario del Comune di Palermo, Guglielmo Serio. Mille e 800 persone che hanno sempre – bene o male – lavorato per il Comune di Palermo. E che dal 31 dicembre sono disoccupati perché la società è stata chiusa.
Sempre per la cronaca, va ricordato che il Comune di Palermo, dal 2001 al 2011, ha ‘stabilizzato’ circa 10 mila dipendenti. Tranne che i mille e 800 della Gesip.
La patata bollente – molto bollente – è passata nella mani del Sindaco della città, Leoluca Orlando. Che ha messo in campo un piano industriale per far tornare a lavorare i dipendenti Gesip. Questo piano prevede, però, la Cassa integrazione per i dipendenti. Sennò salta tutto. Ed è evidente che, a pochi giorni dal voto per le elezioni politiche nazionali, l’obiettivo di chi ha negato la Cassa integrazione ai dipendenti della Gesip è proprio quello di far saltare tutto. Seminando scompiglio nel capoluogo siciliano.
Perché il “no” alla Cassa integrazione per i dipendenti delle società pubbliche – in questo caso per i dipendenti della Gesip – non ha nulla di ‘tecnico-giuridico’ e ha molto, invece, di politico. Anzi, di malapolitica.
Il “no” alla Cassa integrazione per i dipendenti Gesip è arrivato da Cgil, Cisl e Uil. Non ci sembrano sindacati non schierati sotto il profilo politico ed elettorale. Anzi, se non ricordiamo male, con la sola eccezione di una parte minoritaria della Cgil che sostiene Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, votano tutti per l’asse Monti-Bersani.
Non vedere i collegamenti tra il “no” alla Cassa integrazione ai dipendenti della Gesip e il momento politico ed elettorale, beh, è da ciechi. La verità è che, questa mossa – dalla quale il Governo della Regione avrebbe fatto bene a dissociarsi – serve solo a creare problemi al Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e al Partito al quale fa capo: Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia.
Siamo davanti a uno ‘sganbetto’ ingiusto e immorale. Un atto politico scorretto che si sta consumando sulla pelle di mille e 800 lavoratori.
A quanto ci è dato sapere, i soldi per la Cassa integrazione non basteranno (soldi presi tra l’altro dai fondi europei con il consenso del Ministro Fabrizio Barca: alla faccia degli investimenti produttivi: complimenti ‘vivissimi’ a questo Ministro degno in tutto e per tutto del Pd e di Mario Monti).
Quando il Governo nazionale li sbloccherà (dopo il voto, come ai tempi delle due scarpe – una prima e una dopo le elezioni – nella Napoli di Achille Lauro?) per la Sicilia saranno disponibili, sì e no, 6 mesi di Cassa integrazione. Per una questione di solidarietà si sarebbero potuti ridurre a tutti i giorni di Cassa integrazione includendo anche i mille e 800 dipendenti della Gesip. Invece si è preferito penalizzare questi lavoratori. Soffiando sul fuoco di una protesta sociale in campagna elettorale.
E’ chiaro che ognuno si è assunto le proprie responsabilità rispetto a una scelta – a nostro avviso sbagliata – che, lo ribadiamo, è politica ed elettorale nel senso deteriore del termine. Vedremo come andrà a finire.
Il nostro giornale, da sempre, sostiene che la strada per i lavoratori precari – compresi quelli della Gesip – è una sola: salario minimo garantito per tutti. Per i precari e per i disoccupati. Per togliere la gestione del bisogno dalle grinfie di Partiti e sindacati. Quei Partiti e quei sindacati che, per mere questioni di bottega elettorale, non esitano a sacrificare chi gli gli passa davanti. Oggi i lavoratori della Gesip, domani chissà chi. Uno sistema da smantellare. Da coma a fondo.

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