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Palermo - Come agiva la mafia al quartiere Zen

edizioni oggiPalermo - In seguito agli arresti di elementi della criminalità organizzata per l'inchiesta delle estorsioni nell'assegnazione di case popolari al quartiere Zen, una delle vittime testimonia agli inquirenti come si svolgevano certe pratiche vessatorie.
Angela Spina, insieme a due parenti, occupava una casa del quartiere quando si sono ripresentati i legittimi inquilini, rientrati dopo un periodo di assenza per alcune visite specialistiche in un centro medico di Modena. Quando si è trovata davanti agli inquilini, la sua reazione è stata determinata: "Noi di qui non ce ne andiamo, la casa è nostra. Andatevene o altrimenti ci scappa il morto". Porta d'entrata sfondata, mobili sfasciati, effetti personali gettati dal balcone per la strada. E' bastato allontanarsi per alcuni giorni e al ritorno l'amara sorpresa.
Un altro testimone racconta: "Se allo Zen ci sono due case abbandonate da una decina di giorni, arriva il 'capo-padiglione' che avvvisa chi di dovere, e questo decide e assegna la casa ad amici o persone di fiducia finché la casa non viene venduta a qualcuno per almneo 20 o 25mila euro".
Uno degli alloggi era occupato dai familiari di Guido Spina, un nome che allo Zen è ben noto per essere "gestore" di affitti, vendite e amministrazione di una quarantina di appartamenti. Nel mezzo, una casa di qualcuno che avrebbe avuto alle spalle un debito non saldato. Interviene quindi Salvatore Maranzano, che assegna alla famiglia Spina l'alloggio e il compito di farla pagare al debitore insolvente, che nel frattempo aveva trovato un'alta sistemazione.
Minacce, intimidazioni, e altri atti criminali all'insegna della violenza, hanno portato alcuni cittadini, esasperati dalla situazione, a rivolgersi alle autorità, rivelando i retroscena della situazione e i vari ricatti ed estorsioni per avere la possibilità di usufruire di gas, acqua e luce.

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