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I forestali siciliani sono proprio tanti, ma non prendono lo stipendio

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In tutta l’isola sono quasi trentamila. Nelle ultime settimane sono finiti al centro di interrogazioni parlamentari e inchieste giornalistiche: diventando il simbolo della cattiva amministrazione pubblica italiana. A Godrano, ad esempio, paesino di mille abitanti in provincia di Palermo, i forestali in servizio sono 190. Più di quelli impiegati nell’intero Molise (dove i cittadini sono 160mila e gli ettari boschivi ottanta volte di più). Eppure oggi i forestali siciliani scioperano. Due sit-in a Catania e Palermo per denunciare, dicono, la difficile condizione in cui lavorano. Senza stipendio da due mesi.

Negli ultimi mesi sono finiti al centro di attacchi politici, inchieste giornalistiche e interrogazioni parlamentari. Sono diventati il simbolo degli sprechi di denaro pubblico. La massima espressione della cattiva amministrazione in Italia. Adesso i trentamila forestali siciliani scendono in piazza per protestare. Perché saranno anche tanti, ma come spiegano i loro rappresentanti sindacali, da giugno non ricevono più lo stipendio.
Oggi sono previste due manifestazioni. A Catania e Palermo. Davanti alle sedi della Regione Sicilia sono organizzati altrettanti sit in dei seimila forestali regionali assunti con contratti stagionali: dal primo giugno al 30 settembre. Qui funziona così. Lo spiegano in un’interrogazione depositata pochi giorni fa a Montecitorio i deputati Pdl Gianni Mancuso, Lucio Barani, Francesco De Luca e Carlo Ciccioli. «I forestali siciliani - si legge - sono operai chiamati a giornata, iscritti a graduatorie pubbliche, assunti direttamente dalla regione e suddivisi a seconda di quante giornate di lavoro vengono loro assegnate: 78, 101 o 151 giorni l’anno».
Qualche giorno fa le segreterie regionali di Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil hanno denunciato la vicenda all’assessore regionale all’Economia Gaetano Armao. «Apprendiamo con disappunto e sorpresa - questo il testo - che gli emolumenti relativi alle mensilità di giugno e luglio da corrispondere ai lavoratori del servizio antincendio e le cui risorse sono state dichiarate già disponibili, avrebbero subito un ulteriore blocco da parte sua, per presunte autorizzazioni da parte della giunta di governo». Insomma, i soldi sarebbero disponibili. Il problema, semmai, riguarderebbe i vincoli imposti alla Regione del patto di stabilità. E finora a nulla sono servite le rassicurazioni dei rappresentanti istituzionali che avrebbero garantito il pagamento degli stipendi entro la fine di agosto.
Intanto si torna a parlare di numeri. Quanti sono i forestali siciliani? Secondo i rappresentanti sindacali poco meno di 25mila. Secondo i dati raccolti dai deputati Pdl quasi 30mila. Per il pagamento dei loro emolumenti secondo i deputati si spendono 290 milioni di euro. Circa 240 milioni (a cui si aggiungono 130 milioni per l’ispettorato) stando ai dati della Cgil. Di certo alcuni paragoni stonano. «Con cinque milioni di abitanti e due piccole catene montuose (Maronia e Nebrodi-Peloritani) nonché le aree, non molto vaste, degli Iblei, degli Erei e del Comprensorio del Sosio, la regione Sicilia conta circa 29mila forestali nel suo organico», raccontano i deputati nel documento. Mentre la Lombardia - dieci milioni di abitanti e il 40 per cento di territorio montuoso - ne ha solo tremila. Eppure «la Sicilia ha caratteristiche diverse dal resto del Paese - ha spiegato recentemente il segretario Flai-Cgil di Catania Alfio Mannino - basta dire che è la prima regione d’Italia a rischio desertificazione e la quarta a rischio idrogeologico».
L’interrogazione dei parlamentari berlusconiani si sofferma su alcuni particolari. «A Godrano, paesino di mille abitanti in provincia di Palermo, i forestali in servizio sono 190. Più di quelli impiegati nell’intero Molise (dove i cittadini sono 160mila e gli ettari boschivi ottanta volte di più)». Tanti e - così accusano i parlamentari - poco efficienti. «Compito di un operaio forestale è tenere in ordine le zone boschive, controllare lo stato di salute degli alberi e fare la manutenzione delle barriere tagliafuoco e delle zone di rispetto, al fine di contenere gli eventuali incendi. Nel 2010 la Sicilia è stata la regione italiana più colpita dal fenomeno degli incendi dolosi, con 203 chilometri quadrati di vegetazione andati in fumo, quasi il 50 per cento di tutto ciò che è bruciato quell’anno sul territorio nazionale. Nel 2011 la Sicilia era la seconda regione per incendi, dopo la Sardegna».
Stime spesso ingenerose. «La professionalità dei forestali siciliani è fuori di ogni dubbio - chiarisce al telefono il segretario generale Flai-Cgil Stefania Crogi - Non dimentichiamo che nelle ultime settimane per spegnere gli incendi c’è stato anche chi ha perso la vita. Il problema, semmai, è la capacità di programmazione delle attività da parte della Regione. Un’azione fino a questo momento assolutamente carente. Non trovo corretto scaricare le colpe su chi lavora e, peraltro, non percepisce nemmeno lo stipendio». Dal sindacato spiegano anche che non tutti i forestali si occupano di antincendio (sarebbe destinato a questo servizio solo il 25 per cento degli operatori). «Quello è solo uno dei tanti compiti - prosegue Stefania Crogi - i lavoratori forestali si occupano in generale di salvaguardia e manutenzione del territorio». Non solo. «Al di là del numero di addetti - spiega Mannino in una lettera pubblicata sul sito della Flai-Cigl di Catania - bisogna confrontare la spesa sostenuta dalle Regioni per la tutela del patrimonio boschivo. Si noterà che quella della Sicilia rispetto alle altre non è così spropositata, in quanto nel resto d’Italia ci si affida ad aziende private o alle comunità montane». 


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