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Le escort d'Italia in rivolta: “Nessuno ci chiami più battone”


IL CASO. Dopo la sentenza che ha condannato un imprenditore romano per aver apostrofato una prostituta che lo avevfa respinto, ma con la quale aveva avuto “rapporti commerciali”, in una giornata ben 200 professioniste del sesso a pagamento scrivono all'avvocato Gianluca Arrighi: “La sentenza ci ha dato coraggio e ci riconosce una dignità della quale abbiamo pieno diritto”. E ancora: “Finora ho sempre subìto, ma adesso che so quali sono i miei diritti, saprò come comportarmi. Grazie”


La sentenza di condanna a mille euro più il danno che dovrà essere quantificato in sede civile è destinata ad entrare nella storia. Escort, prostitute, lucciuole d'alto bordo, squillo: va bene tutto ma “battone” proprio no. E perdippiù se l'offesa arriva in pubblico e da un ex cliente.
É successo all'Olgiata il centro residenziale più vip di Roma, dove vivono manager, uomini e donne dello spettacolo, durante una festa a base di ostriche ed escort.
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Il giorno dopo la pubblicazione della sentenza, le escort d'Italia escono allo scoperto e scrivono all'avvocato Gianluca Arrighi, “Noi accompagnatrici siamo troppo spesso vittime di abusi da parte dei nostri clienti. Non solo violenze fisiche, ma anche insulti degradanti, umilianti e mortificanti. Grazie avvocato Arrighi, la sentenza che riconosce il reato di ingiuria per chi ci manca di rispetto (e il termine ‘battona’ è sicuramente uno degli epiteti più ‘leggeri’) ci ha fatto prendere coraggio e ci riconosce una dignità alla quale abbiamo pieno diritto e di cui, forse, ci eravamo dimenticate”.

Di mail come queste all'avvocato Arrighi ne sono arrivate più di duecento in un solo giorno. “Adesso mi sento più sicura e più tutelata” – scrive un’altra ragazza – “a causa del mio lavoro frequento uomini molto ricchi, potenti e arroganti, che il più delle volte mi mancano di rispetto. Finora ho sempre subìto, ma adesso che so quali sono i miei diritti, saprò come comportarmi. Grazie avvocato”.

E ancora: “Ora querelerò ogni cliente che mi insulta e mi manca di rispetto, credo che sia una sentenza importante che ci tutela come donne e come cittadine”, scrive Per l'avvocato Arrighi, “è stato sorprendente ricevere in meno di 24 ore così tante email da parte di donne che ignoravano il loro diritto alla reputazione e all’onore. Ognuno di noi – prosegue il penalista e scrittore - ha diritto a non vedere lesa la propria dignità, prescindendo dal lavoro che si svolge. Questa sentenza – ha concluso Arrighi - non fa che confermare il principio generale del neminem ledere, in base al quale tutti sono tenuti al dovere di non recar danno all’altrui sfera giuridica”.

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