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Neapolis: Un plauso ai 25 forestali !

Siracusa. Per comprendere l'essenza di queste meraviglie occorrebbe una macchina del tempo col timer spostato indietro di qualche millennio. Ma per capire - con senno del poi, dopo un prima di degrado e di abbandono - quant'è semplice rispettare i siti culturali siciliani, basta fare una passeggiata al Parco archeologico della Neapolis (500mila ingressi l'anno, c'è dentro il Teatro Greco) e scandagliare la memoria a breve termine: due mesi fa. Lospread fra il prima e il dopo è dato da una norma (lungimirante, né più e né meno di tante altre inapplicate), dal buon senso di istituzioni che collaborano, da 250mila euro di investimenti della Regione. E soprattutto dal lavoro ecomiabile di 25 operai forestali.

E oggi è arrivato il giorno di presentare - con un po' di legittima autocelebrazione - il risultato dei lavori di manutenzione straordinaria dell'area a verde del parco della Neapolis di Siracusa, alla presenza degli assessori regionali Dario Cartabellotta (Risorse agricole) e Mariarita Sgarlata (Beni culturali), assieme ai vertici degli altri enti, tra cui Azienda foreste demaniali e Parco archeologico di Siracusa.
In tutto 183.500 metri quadrati ad altissima densità di valore culturale: il Teatro Greco, l'anfiteatro romano e l'altare monumentale di Ierone II, la Via Sacra, il teatro lineare e il Ninfeo, allargando l'intervento alla Latomia del Paradiso (dove c'è l'Orecchio di Dioniso) e ad altri due tesori, meno conosciuti dal grande pubblico eppure altrettanto suggestivi, come le Latomie dell'Intagliatella e di Santa Venera. «Queste aree - ricorda Carmelo Frittitta, dirigente dell'Ufficio Azienda regionale foreste demaniali di Siracusa - in buona parte boscati e d'indubbio interesse archeologico ma anche naturalistico e paesaggistico, giacevano da decenni in gravissimo stato di abbandono e per l'invasività della vegetazione infestante, in molti casi, non erano più nemmeno visibile il patrimonio archeologico. Inoltre, le piante arboree avevano urgenza di un restauro e di un intervento volto a preservare al contempo il loro particolare interesse vegetazionale, ma anche la condizione di sicurezza del sito». Un errore ab origine che risale a molto tempo addietro: «Purtroppo, molte piante vennero poste a dimora non tenendo conto della profondità del suolo e della relativa capacità di accrescimento, motivo per cui, soprattutto negli ultimi anni, si è registrata - certifica Frittitta - una preoccupante e diffusa caduta di interi alberi, soprattutto di conifere, con i rischi e gli effetti a ciò conseguenti». Ma la manutenzione straordinaria è stata selettiva anche su questi aspetti: «Gli interventi sono stati indirizzati alla ripulitura della superficie dalla flora spontanea, eseguita in maniera selettiva così da salvaguardare le specie endemiche».
E così questa mattina si potrà vedere ciò che abbiamo visto noi ieri e che anche i turisti hanno apprezzato - settimana dopo settimana, così come documentato dalla nostra redazione di Siracusa - e cioè un'area archeologica degna di questo nome. «La buona gestione del verde - ricorda l'assessore Cartabellotta - che certamente rappresenta una risorsa alla fruizione del parco archeologico, consentirà di migliorare l'accesso ad aree fino a ieri pressoché inaccessibili, stimolando l'ideazione di percorsi tematici all'interno della Neapolis al fine di indurre, almeno una parte del mezzo milione di visitatori ad approfondire la conoscenza di questo eccezionale patrimonio culturale e naturalistico». E il modello sarà esteso ad altri siti siciliani, come anticipa l'assessore Sgarlata: «Abbiamo dato concreta attuazione all'articolo 25 della Finanziaria regionale, che prevede l'impiego di risorse del settore forestale non solo nei siti archeologici, ma anche in aree verdi di siti pubblici, scuole, atenei, musei e ospedali. Il test di Siracusa dimostra che il modello funziona e già nel settore di mia competenza, grazie alla tempestiva disponibilità del collega Cartabellotta, ho già esteso il progetto ad altri siti archeologici, tra cui Morgantina, Selinunte, Segesta, Tindari ed Eloro».



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