TRE VERSIONI PER L’INCENDIO DELLO ZINGARO CHI RACCONTA BUGIE E PERCHÉ?
13 agosto 2012 - 12:22 - Cronaca
C’è perfino chi dice che si stava meglio quando si stava peggio. Quando non era ancora una riserva naturale, non veniva vigilata, assistita e regolata, avrebbe subito meno violenze e crimini. La riserva naturale dello Zingaro, infatti, subisce uno stupro annuale. E’ una specie di appuntamento con le fiamme che cade praticamente negli stessi giorni dell’anno. Il “mostro” viene annunciato dalla stagione esitiva, il caldo e il vento di scirocco. Negli altri giorni dell’anno si potrebbe perfino dormire su quattro guanciali.
Nonostante i segnali inequivocabili e la ripetitività del fenomeno – gli incendi dolosi distruggono la vegetazione e lasciano una landa di terra desolata – il disastro si compie con la puntualità di un orologio svizzero. Quando il danno è fatto, si assiste al rituale sconcertante delle proteste, lamentazioni, denunce e relativi scarica barile. E tutto finisce com’è cominciato con la rassegnata constatazione che il crimine può compiersi sotto gli occhi di tutti e le misure di prevenzione non possano che subire sconfitta da parte dei piromani e dei loro mandanti.
‘La riserva dello Zingaro è andata in fumo”, protesta il il sindaco di San Vito Lo Capo, Matteo Rizzo.“L’incendio in una delle più belle aree naturali della Sicilia si è spento da solo, soltanto perchè non c’era più nulla da bruciare”. Poi rincara la dose: ”Siamo rimasti soli a fronteggiare l’emergenza con i vigili del fuoco, il personale della Protezione civile e della Forestale cui va il mio plauso – sostiene il sindaco. Non sono intervenuti i mezzi Canadair, nè i mezzi aerei, gli unici che avrebbero potuto fermare le fiamme. Le nostre richieste sono cadute nel vuoto. Mi rendo conto che domenica in Sicilia c’erano numerosi incendi e che la situazione era piuttosto seria, ma è inconcepibile che una delle più belle riserve della Sicilia, oltre che la più antica, vada in fumo senza che si alzi un dito”.
Una colpevole negligenza della Protezione civile? No, replica il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli.
“Il primo giorno non e’ stato chiesto l’intervento del Canadair. L’aereo della flotta di Stato e’ decollato alle prime luci dell’alba del secondo giorno del rogo – spiega in un’intervista alla ‘Stampa’ –. Il primo giorno non siamo stati contattati e quando siamo arrivari il danno, purtroppo, si era gia’ consumato”.
Il capo delle guardie forestali dello Zingaro, Giovanni Genovese, dopo il terrificante incendio che aveva distrutto la riserva, si era sfogato con un amico, affermando di essere stato lasciato solo, il suo team era stato smantellato nei giorni precedenti e degli otto uomini a sua disposizione non era rimasto che lui a vigilare la riserva ed intervenire in caso di necessità.
Ci troviamo difronte a tre versioni diverse. Il sindaco plaude al personale della Forestale, e punta il dito sulla Protezione civile: Gabrielli denuncia i ritardi nella richiesta dell’intervento, il “soldato” Genovese urla di essere stato lasciato solo ad affrontare l’incendio. Evidentemente c’è chi dice bugie o racconta solo mezze verità, quelle che più convengono. Fra Rizzo, Gabrielli e Genovese, solo l’ultimo ha vissuto in prima persona il disastro e può testimoniare i fatti, gli altri – il sindaco e il capo della protezione civile – hanno avuto informazioni da terzi. Sarebbe bene che controllassero e analizzassero con cura e, ove occorra, con severità, le versioni che sono state loro date. Sarebbe del pari utile che il “capo” Genovese, se non l’avesse ancora fatto, riferisse con dovizia di particolari le ragioni per le quali nei giorni dell’appuntamento con il fuoco “criminale” sia stato lasciato in braghe di tela.
I piromani e i loro mandanti sono la causa del disastro ambientale, ma non l’unica causa. L’incapacità di affrontare l’emergenza, dopo decenni di incendi, è diventata sospetta. Al di là dell’episodio contingente. Per questa ragione le tre versioni offerte “dopo” sulla riserva naturale dello Zingaro non possono essere semplicemente inventariate come altrettanti modi di vedere lo stesso problema, ma “il problema” da affrontare per mettere in piedi una prevenzione dignitoso. Punendo, questo sì, i bugiardi, se vengono scoperti come tali.
Non è possibile che ci siano i nostalgici dello Zingaro affidato ai pecorai e qualcuno ritenga, non del tutto a torto, che i loro bastoni nodosi, i loro cani, fossero più efficaci dei presidi di sicurezza costosissimi messi in campo.
0 commenti: