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La protesta dei forestali siciliani

Quanto emerso durante il programma televisivo l'ARENA, condotto da Massimo Giletti ed andato in onda su RAI 1, domenica scorsa, è davvero grave. Nel corso del confronto, infatti, in cui sono intervenuti, tra gli altri, l'on Salvini e il Presidente Crocetta, sono emersi giudizi e dichiarazioni offensive e denigratorie rispetto lo status di lavoratore forestale siciliano, e cosa ancora più grave, è stata raccontata una realtà che non corrisponde a verità. Nel corso della trasmissione l'On. Salvini ha chiesto al Presidente Crocetta come intendesse continuare a pagare migliaia di lavoratori forestali, facendo emergere che trattasi, di costi parassitari a carico dei contribuenti. Il presidente Crocetta, anziché zittirlo, dimostrando la loro utilità per la salvaguardia del patrimonio boschivo, le loro capacità professionali per la manutenzione del suolo e la difesa degli incendi e ricordare il tributo di vite umane registrate nell'esercizio delle loro funzioni di spegnimento dei fuochi, ha spostato la discussione dal terreno del “peso parassitario” a quello della “compassione cristiana” e “dello scarica barile”. Infatti, ha risposto al leghista che non si può attaccare chi prende solo 550 euro al mese e che, in ogni caso, questo elevato numero di forestali non lo ha creato lui. Per noi del SiFUS, la questione dei forestali siciliani, non può essere affrontata nè sul terreno “dei costi per i contribuenti” come sostiene l'on. Salvini, né sul terreno dell' “elemosina sociale”, come sostiene il Presidente Crocetta. Entrambi hanno dimostrato di avere una visione distorta della realtà. Partiamo con l'affermare che in Sicilia i forestali non sono 30 mila come è emerso nel corso del dibattito televisivo, ma intorno a 24 mila (scopriremo che saranno 2-3 mila ancora in meno, appena verranno depennati dalle graduatorie i pensionati,i deceduti e chi opera in altro settore). E' singolare che il Presidente Crocetta non sia a conoscenza di questi dati. Di questi circa 24 mila lavoratori, solo poco più di un migliaio lavorano a tempo indeterminato, circa 11 mila lavorano per 78 giornate l'anno, e gli altri per 101 e 151 giornate l'anno. Il monte giornate lavorate complessivamente in Sicilia corrisponde a circa 10 mila lavoratori stabilizzati( ci vogliono 3 lavoratori 101sti per raggiungere il numero delle giornate di un lavoratore a tempo indeterminato oppure, 2 lavoratori 151isti, oppure 4 lavoratori 78isti). Se si considerasse che i nostri boschi per il 70% sono artificiali (in Lombardia sono tutti o quasi naturali e si spendono ingenti risorse economiche per ditte esterne) e che nell'ultimo decennio hanno visto il raddoppio della loro superficie, passando dal 10% al 20 % di essa, si capirebbe facilmente la ragione della necessità di tale numero. In ogni caso, le ragioni per cui si è creata “una cattiva opinione” rispetto alla reale importanza del comparto in Sicilia, sono dovute a responsabilità oggettive dei vari governi regionali, i quali, storicamente, anziché, programmare gli interventi lavorativi sulla base delle necessità del ciclo biologico delle piante, lo hanno fatto sulla base delle loro disponibilità di cassa. Cosi, per esempio, abbiamo registrato interventi legati alla realizzazione dei viali parafuoco 2 mesi dopo che gli incendi hanno devastato intere aree boschive, interventi di piantumazione in periodi diversi dal dovuto, ecc. Ovviamente, con questo modello di gestione, il settore è apparso all'esterno, più di “assistenza sociale” che di pubblica utilità. Di chi è la colpa? Dei lavoratori forestali o della classe politica? La nostra o.s., attraverso una proposta di legge di iniziativa popolare, propone che detti lavoratori siano stabilizzati:una quota parte dell'anno si dovrebbero occupare, in maniera programmata, della salvaguardia dei boschi e l'altra, della messa in sicurezza del territorio. Sarebbe giusto che, per una sorta di risarcimento danni nei confronti dell'immagine dei forestali siciliani, la prossima volta, l'on. Salvini e l'on. Crocetta, parlassero o con cognizione di causa o d'altro.

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