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Piccoli impianti per la valorizzazione del legno: il Piemonte segua l'esempio di Germania e Danimarca


Il modello sono Danimarca e Germania. Valorizzare la filiera del legno locale, tornando a gestire i boschi; aumentare l’uso di energia verde, con una crescente decarbonizzazione, generando investimenti e posti di lavoro lungo la filiera forestale. Cuneo può guardare ai Paesi oltre le Alpi per la sua strategia verde di utilizzo delle biomasse legnose. Piccole caldaie domestiche, incentivate dal conto termico nazionale, e piccoli impianti cogenerativi (anche questi incentivati a livello statale) che utilizzano le migliori tecnologie presenti sul mercato – come la pirogassificazione - per produrre energia elettrica e termica. Un modello che contribuirà a creare il nuovo Piano Energetico e ambientale regionale, al quale Uncem si è impegnato a dare il suo contributo, in accordo con tutti i soggetti portatori di interesse nel campo delle rinnovabili. Non solo biomasse forestali, ma anche mini-eolico e micro-idroelettrico, ideale per valorizzare negli enti locali (Comuni e Unioni montane) piccoli salti d’acqua e gli altri “beni collettivi” dei quali parla il Premio Nobel 2009 per l’Economia Elinor Ostrom, a vantaggio delle comunità che vivono nelle aree montane. In questo programma, Paesi europei virtuosi sono un modello. La Danimarca ad esempio che, come evidenziato nei giorni scorsi anche dalla Federazione italiana Produttori di Energia da Fonti rinnovabili, investirà 35 milioni di corone nel teleriscaldamento da biomasse e in tutti gli edifici privati e pubblici si promuoverà l’uso di caldaie a legna ad alta efficienza, dall’impatto ambientale nullo.

Proprio la Danimarca - come il Piemonte - ha voluto in primo luogo fare chiarezza, su strategie, tecnologie, valore sociale degli strumenti adottati. Anche nel Cuneese, dove numerose imprese private, in accordo con gli enti locali hanno presentato progetti per la realizzazione di piccoli impianti che utilizzano efficacemente legno vergine proveniente da una gestione forestale corretta, è importante condividere le informazioni con tutti i cittadini e le comunità locali. L’Uncem, nella sua azione e nei molteplici progetti per lo sviluppo del territorio, ha sempre puntato sul massimo coinvolgimento – anche tramite i media – di chi vive e opera nelle terre alte. Tutti sono protagonisti di una nuova fase economicagreenclean e smart (verde, pulita e intelligente) dove la montagna gioca nuove carte a vantaggio di tutta la Regione. L’Uncem, assieme ai produttori di tecnologia, è sempre disponibile per intervenire a incontri pubblici, a riunioni in Comuni, a incontrare persone che vogliono approfondire il tema, conoscere per più dare il proprio parere.

I 900mila ettari di foreste piemontesi (un decimo del Paese) devono tornare a essere gestiti e coltivati. Oggi il valore è quasi nullo, a differenza di altre regioni alpine dove la gestione forestale permette al 50-80% del materiale estratto di essere valorizzato nei settori industriali e artigianali. Per dare più valore ai boschi, si deve puntare in primis sulla produzione energetica, unita ad altri settori. Uncem ha individuato nella pirogassificazione la migliore tecnologia per l’uso del legno vergine delle aree montane. I tecnici della Delegazione hanno visitato tutti gli impianti del genere esistenti in Europa.Centrali piccole, inserite in capannoni industriali completamente rivestiti di legno o pietra (spesso dismessi e oggi riutilizzati), con emissioni inferiori a quelle di qualche stufa domestica. La chiarezza prima di tutto. Il sistema di gestione di questi impianti – centinaia quelli attivi in Austria e in Germania (da vedere il video di Gussing andato in onda due anni fa su Presa Diretta: https://www.youtube.com/watch?v=-1iK6QSGhOs) – permette investimenti di imprese private sul territorio, gestioni condivise con i Comuni, creazione di centinaia di posti di lavoro. Il legno (e solo il legno) non viene bruciato, ma trasformato in gas, con proprietà simili al metano, poi immesso in motori. Un ciclo chiuso, pulito e ad alta efficienza, con residui inferiori al 3% rispetto al legno in ingresso. Tutti gli impianti (sia quelli a gassificazione, sia quelli a combustione) hanno parametri emissivi di gran lunga inferiori ai limiti nazionali, ancor più ferrei nelle Province di Cuneo e Torino. Le Province sono infatti i soggetti autorizzativi degli impianti, le quali richiedono, ai proponenti, tutti i dati relativi all’impianto, ma soprattutto tutti i dati e i luoghi relativi all’approvvigionamento della materia prima, che deve essere recuperata all’interno della filiera corta, cioè in meno di 50 chilometri dall’impianto. Fondamentale, per l’Uncem e per gli enti locali, portare gli impianti alla biomassa, alle foreste, ed evitare le grandi strutture che sarebbero costrette a “importare” il legno, non potendolo reperire sul territorio. Ed è altresì indispensabile remunerare adeguatamente i proprietari dei boschi e gli operatori forestali che effettuano i tagli, garantendo la riconversione e il miglioramento della filiera forestale. Secondo le stime effettuate dall’Uncem, un impianto a gassificazione di piccole dimensioni (di 400 chilowatt, insediabile in 200 metri quadrati, con un’altezza di quattro metri) crea 10/15 posti di lavoro nella filiera, oltre a due addetti all’impianto. Un vettore economico molto importante per la montagna, da sempre interessata dal drammatico fenomeno dello spopolamento e dalla difficoltà di creazione di nuove imprese. Il legname, conferito all’impianto e alla “piattaforma” di gestione collegata, può essere pagato 80 euro la tonnellata. Alta efficienza e prezzi della materia in grado di far ripartire un settore finora assopito, guardando alla Danimarca, Paese tra i più verdi del mondo.

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