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I prodotti agricoli sono sicuri? E qual è la situazione in Sicilia?

pomodoriniIn una zona della Campania l’acqua d’irrigazione è inquinata. Qual è la situazione nell’area industriale di Siracusa, a Milazzo e a Gela?
Sulla rete la notizia sta suscitando un dibattito. Di scena il sequestro di 5 pozzi irrigui, in provincia di Napoli. Le acque con le quali venivano irrigati gli appezzamenti agricoli, a quanto sembra, contengono alte concentrazioni di sostanze cancerogene.






Il sequestro, stando a quello che si legge sui giornali e sulla rete, riguarda i pozzi e i terreni che si trovano a Sanganiello a Caivano. In totale, sono coinvolti 6 ettari coltivati, prevalentemente, a pomodori e asparagi.
Le analisi sulle acque sono state effettuate dall’Arpac, l’Agenzia di protezione regionale dell’ambiente. Gli esami effettuati hanno rilevato nelle acque percentuali oltre i limiti di legge di fluoruri, ferro, manganese, arsenico, solfati e tetracloroetilene. Da qui il sequestro disposto d’urgenza dalla Procura della Repubblica di Napoli Sezione Ambiente.
In questa fase si sta cercando di capire qual è il livello d’inquinamento delle acque. E che effetti esplicano queste sostanza inquinanti sugli ortaggi, in questo caso su pomodori e asparagi.
Sulla rete ci si interroga chiedendosi fino a che punto, oggi gli ortaggi che arrivano sulle nostre tavole sono sicuri. La domanda non è oziosa, anche perché, proprio a Palermo e in altre parti della Sicilia – per esempio a Gela, a Milazzo e in alcuni centri dell’area industriale di Siracusa – gli interrogativi senza risposta sono tanti.
A Palermo, ad esempio, l’anno scorso, di questi tempi, l’incendio della discarica di Bellolampo ha inondato Palermo e i centro vicini di diossina e di altri veleni. Il decreto regionale che vietava la commercializzazione di prodotti agricoli coltivati nell’area colpita è arrivato circa 90 giorni dopo (idem per i prodotti zootecnici).
Gela l’inquinamento è la normalità. Per meno di mille posti di lavoro, di fatto, questa città e il suo circondario sono stati ‘consegnati’ all’Eni che fa, da decenni, il bello e il cattivo tempo. Qualche settimana fa il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle all’Ars ha presentato un’interrogazione per cercare di capire che fine hanno fatto 40 miliardi di vecchie lire destinati al risanamento della città.
Sempre a Gela, da anni, si parla di un inquinamento che interesserebbe il Biviere, che peraltro è una Riserva naturale. Ma anche su questa storia – come del resto su tutto l’inquinamento di Gela, compreso il recente sversamento di idrocarburi in mare – vige la regola del silenzio assoluto.
Lo stesso discorso vale per l’area industriale di Siracusa e per l’area di Milazzo. Sono due zone della Sicilia massacrate dall’inquinamento.
Bisogna avere fiducia nei soggetti pubblici chiamati a verificare, in Sicilia, per esempio, la salubrità delle acque?
Teniamo conto che siamo in un Paese dove l’Istituto superiore della sanità ha detto che le onde elettromagnetiche del Muos non fanno male alla salute! Che fiducia si può avere in queste istituzioni?
Detto questo, va precisato che, da sempre, le acque nere, non inquinate da sostanze tossiche, vengono utilizzate in agricoltura. Questa tecnica si chiana “fertirrigazione”. Ma, lo ribadiamo, debbono essere acque con residui organici e con sostanze – anche inorganiche – non dannose per la salute umana.
Vero è che certe sostanze inquinanti non dovrebbero entrare nel ciclo delle piante. Ma, in ogni caso, lasciano un inquinamento di contatto – nel caso di Napoli, sui pomodori e sugli asparagi – che ne sconsiglia la commercializzazione e ne consiglia, invece, la distruzione.
Concludendo, a Napoli gli inquirenti hanno scoperto che l’acqua per irrigare le coltura agricole è inquinata da sostanze dannose per la salute umana.
Mentre qui da noi in Sicilia – almeno fino ad oggi – le Asp (Aziende sanitarie provinciali), l’Arpa (Azienda regionale per la protezione ambientale), le Province regionali (dove operano uffici specializzati in materia di inquinamento ambientale) non hanno mai riscontrato problemi nelle acque d’irrigazione.
Forse a Gela, nella piana di Siracusa e a Milazzo non c’è agricoltura? A noi risulta che l’agricoltura c’è anche in queste aree. Ma i controlli, fino ad oggi, non hanno mai riscontrato nulla di strano.

p.s.
Ah, dimenticavamo: qualche anno fa si è scoperto – sempre a proposito di Bellolampo – che il percolato, attraverso la falda acquifera, era arrivato in mare, dalle parti dell’Acquasanta. La notizia non ha suscitato particolare scalpore. Eppure, se il percolato è arrivato in mare attraverso la falda, significa, a rigor di logica, che anche la falda acquifera di Palermo deve essere inquinata.
Quando all’assessorato regionale all’Energia si è insediato Nicolò Marino, la notizia che una falda acquifera di Palermo è inquinata ha guadagnato, per qualche giorno, gli onori delle cronache. Ma adesso non se ne parla più. Così come non si parla più della diossina.



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