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L’Ucciardone è un carcere o un lager?

Linksicilia
C’è di a Ferragosto va al mare. E chi, invece, ormai da qualche anno, ne approfitta per fare il giro delle carceri della nostra Isola. Per vedere come vengono trattati i reclusi. E anche per capire in che condizioni vive e lavora il personale che presta servizio in questi luoghi.
Il protagonista di questo particolare tour ferragostano è Pino Apprendi, parlamentare regionale del Pd. Quest’anno, con lui ci sono Marco Guerriero, segretario provinciale dei giovani democratici, e con Salvo Scalia, dell’associazione ‘Antigone’.   
L’altro ieri hanno visitato il vecchio carcere di Favignana. ieri è stata la volta dell’Ucciardone di Palermo. Dove le cose, a giudicare da quello che hanno visto, lasciano un po’ – anzi molto – a desiderare.

“Malgrado gli sforzi e l’impegno del personale tutto – scrive Apprendi – l’Ucciardone ha settori che non garantiscono il minimo principio di civiltà. E’ il caso della nona sezione e non solo, che il Ministero dovrebbe provvedere a chiudere immediatamente”.
Nel carcere dell’Ucciardone sono presenti 525 detenuti a fronte di una capienza di circa 345. Dinque, il canonico sovraffollamento.
“L’assenza di un adeguato numero di ore a disposizione per i colloqui e l’incertezza del rapporto di lavoro dei psicologi è un’altra delle piaghe che si vive nel carcere storico di Palermo – dice sempre il parlamentare del Pd -. Su questo la Regione siciliana può intervenire con i propri fondi”.
Problemi anche per chi lavora in questo luogo. “Il personale della Polizia Penitenziaria – aggiunge Apprendi – è ridotto al lumicino ed è costretto a turni stressanti senza, di contro, avere a disposizione locali-caserma adeguati. I dirigenti, insufficienti negli organici, gestiscono più istituti ad interim e devono essere presenti in più posti. Alcune sezioni hanno subito radicali modifiche e permettono ai detenuti di scontare la propria pena con maggiore serenità”.
“Avere il servizio igienico e la doccia nella propria cella e non vivere una condizione di sovraffollamento è una delle condizioni indispensabili per evitare di calpestare la dignità del detenuto-uomo”, precisa ancora il deputato di Sala d’Ercole.
“I Governi nazionali che si sono succeduti hanno sempre ignorato questo problema. Giacciono nei cassetti del Parlamento due progetti di riforma, uno a firma Pisapia e uno a firma Mantovani. Lavorando sui due disegni di legge si potrebbe arrivare ad una riforma utile al Paese”.
“Togliere la libertà a chi delinque non deve equivalere a togliergli la dignità di uomo”, conclude Pino Apprendi. 

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