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Formazione, una ‘Rotazione’ per bloccare i pagamenti e favorire i licenziamenti?


La partenza era stata buona.  Strada facendo, però, il Governo regionale retto da Rosario Crocetta, sembra avere smarrito il filo di una corretta gestione della formazione professionale in Sicilia. Con la rotazione dei dirigenti annunciata oggi l’esecutivo otterrà, in primo luogo, un ‘grande’ effetto: l’incasinamento del settore. Una decisione, insomma, da campagna elettorale, tra demagogia e populismo.

La rotazione era nell’aria da troppi giorni. Il provvedimento interesserebbe 7 dirigenti e una cinquantina di dipendenti, inclusi funzionari direttivi. Sbarazzarsi del personale del dipartimento istruzione e formazione professionale era quello che serviva in questo momento? Qualcosa non convince, in questa affrettata decisione del presidente della Regione, Crocetta e, supponiamo, dell’assessore al ramo, Nelli Scilabra.
Diversi i punti poco chiari, a cominciare dal fatto che vengono messi all’indice dirigenti che hanno sempre operato nel rispetto delle disposizioni normative, amministrative, contrattuali e deontologiche. Diciamo subito che i destinatari del “cartellino rosso” non sarebbero tutti i dirigenti ma, come già accennato, solo sette. Del provvedimento nessuna notifica è pervenuta ai dirigenti individuati da diversi organi di stampa come destinatari della “rotazione”.
Si tratta di Michele La Cagnina, Patrizia Lo Campo, Antonino Di Franco, Nicola Trentacosti, Pietro Fiorino, Maria Teresa D’Esposito e Rita Sorce. Tutti lo hanno appreso dai giornali e non dall’amministrazione regionale. E questo già di per sé lascia alquanto perplessi. Non riusciamo a spiegarci poi come mai il provvedimento riguarderebbe solamente i citati dirigenti e non verrebbe esteso, per esempio, a Maria José Verde e Marcello Maisano, recentemente destinatari di provvedimento giudiziario per danno erariale.
La mossa del Governo non toccherebbe altri dirigenti di questo dipartimento. Si tratta di Marco Montoro, Rossella Milazzo, Domenico Giubilaro e Fabrizio Ballo. Non si capisce proprio cosa stia succedendo e quali motivi abbiano spinto il Governo regionale a intraprendere una così massiccia rotazione per alcuni e non per tutti. Abbiamo appreso da alcuni dei destinatari di tale provvedimento che sono pronte le azioni legali a tutela della loro immagine e credibilità.
Ma veniamo agli effetti devastanti che si annunciano sul settore della formazione professionale. Sì, perché a pagare non sarebbero solamente alcuni dei dirigenti di via Ausonia ma e soprattutto enti, personale dipendente, fornitori e allievi. Una filiera quella formativa, a rischio di paralisi.
Una decisione affrettata, lo ribadiamo, che spedirebbe il settore dritto al blocco totale delle procedure amministrative. Ruotare il personale verticistico di un ramo dell’amministrazione regionale, come quello del dipartimento della formazione professionale, significa, in questo momento, mettere in ginocchio l’intero settore. La conseguenza che avvistiamo, per esempio, é il blocco dei pagamenti.
Un settore già provato dalla crisi e dalla confusione politico-amministrativa ingenerata dal precedente Governo non può permettersi il lusso di ritardare il pagamento del secondo acconto a valere sull’Avviso 20/2011. Non può permettersi di “camminare a tentoni”, tra proclami e “teste tagliate”, senza un preciso progetto di riorganizzazione del settore. Senza l’individuazione delle risorse per la copertura della seconda annualità dell’Avviso 20. Forse tutto questo polverone è stato sollevato perché mancano i soldi per finanziare la seconda annualità di questo bando?
La conseguenza immediata non può che essere l’avvio delle procedure di mobilità per 7 mila lavoratori da parte degli Enti formativi, peraltro già in agitazione e pronti a convocare le organizzazioni sindacali proprio per avviare le procedure di licenziamento. Una decisione che piomba come uno “tsunami”. Crocetta ha dichiarato più volte che non avrebbe consentito alcuna macelleria sociale nel settore, ma così facendo potrebbe costringere gli Enti formativi a chiudere i battenti. In arrivo il caos sociale?

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