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Un passo avanti verso una Regione normale

Le rotazioni dei regionali disposte dal governo Crocetta, al di là delle inevitabili polemiche sul metodo, rispondono a un principio generale di buona amministrazione che non può che giovare alla burocrazia regionale. E sul quale, nel merito, la Sicilia non può permettersi il lusso di dividersi

Due notizie, una buona e una cattiva, per commentare la conferenza stampa di ieri del presidente della Regione. Cominciamo dalla cattiva. La notizia (cattiva, appunto) è che una rotazione di dipendenti suoni, a queste latitudini, come una notizia. E non come un'ordinaria e sacrosanta prassi di buona amministrazione. Non ci siamo troppo abituati, tutto qui. Ed è questa la cattiva notizia. La buona, permettetecelo, è che quelle rotazioni si facciano. Certo, i critici del governatore potranno obiettare qualcosa, o tanto, sul metodo: sul clamore dell'annuncio cercato a tutti i costi e sul clima vagamente da caccia alle streghe che certo a tanti può legittimamente risultare sgradevole.


Su questa falsariga si muovono le prime obiezioni a caldo dei sindacati, che chiedono, non senza ragioni, che venga ripristinato un confronto col governo, evitando la scivolosa tentazione di processi sommari. Su questo ci sarà modo, ci auguriamo, di dibattere e confrontarsi. Ma ci piacerebbe che le disquisizioni sulla forma e sul metodo, assumessero un peso marginale di fronte a una, auspicabile, generale condivisione sul merito.

Perché quanto la giunta di Rosario Crocetta sta mettendo in atto, affonda le sue radici in ragioni profonde. E condivisibili da tutti. Perché tutti hanno interesse a che la pubblica amministrazione funzioni meglio e perché funzioni meglio, le frequenti rotazioni del personale sono, ovunque, una buona cura preventiva contro il rischio di cristallizzazioni, rendite di posizioni, tentazioni di corruzione. Tutti, lo ribadiamo, hanno interesse a che ciò sia fatto. Tutti, tranne coloro che di quel guasto si sono a vario titolo serviti, a scapito della collettività. E che vanno isolati e fermati senza se e senza ma.

L'eccesso è per certi versi una cifra personale di Rosario Crocetta. Lo stiamo imparando a conoscere sotto questo punto di vista. E la campagna elettorale permanente non aiuta certo la sobrietà. Ma nel merito, la cura da cavallo che il governatore intende somministrare alla mastodontica burocrazia regionale, non può che essere una buona notizia per i siciliani. Perché è dalle tasche dei siciliani che provengono i soldi degli appalti pubblici su cui occorre la massima vigilanza. Così come dalle tasche dei siciliani arrivano i tre milioni stanziati per la mostra (“manco ci fosse stata la Gioconda...”) citata ieri dal governatore. Così come i denari copiosi per presepi e tarantelle, sul fronte del Turismo. Così come la fiumana di soldi con cui si è innaffiato il terreno della formazione professionale, un campo ben irrigato che ha prodotto frutti di clientele piuttosto che di lavoro.

Ecco perché ci piace sperare che le mosse del governo di questa settimana segnino davvero l'inizio di un nuovo percorso. E che, abbassando i toni dei proclami e archiviando il clima di generale sospetto (non fosse altro per non fornire alibi ai paladini dello status quo), la giunta possa avviare il cammino verso una nuova pagina, quanto più condivisa possibile, che consegni i palazzi della Regione a un'agognata normalità.

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