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La battaglia dei vitalizi all'Ars ex deputati vogliono la baby-pensione


Fanno richiesta Innocenzo Leontini, Nino Beninati, Salvino Barbagallo e Camillo Oddo, che chiedono l'erogazione del vitalizio anche se hanno meno di 60 anni: "Ci spetta comunque, l'abbiamo maturato con i vecchi requisiti"


ANCORA non si è arrivati alle carte bollate vere e proprie, ma a semplici lettere piccate. La battaglia comunque è iniziata. E da una parte vede schierati quattro deputati regionali non rieletti che chiedono il vitalizio "subito" anche se hanno tra i 53 e i 57 anni, in barba ai comuni mortali che, con l'entrata in vigore della riforma Fornero, per avere una pensione devono aspettare fino a 67 anni d'età. Dall'altra parte c'è Palazzo dei Normanni, che quell'assegno non vorrebbe staccarlo perché, in base alle nuove regole, dal primo gennaio 2012 le baby pensioni d'oro degli onorevoli sono state abolite per ottenere il vitalizio l'ex deputato deve avere almeno 60 anni. Ma loro, gli ex deputati rimasti senza stipendio perché non rieletti, quel vitalizio lo vogliono e subito. E proprio per questo hanno diffidato l'Assemblea ad erogarlo. "Ci spetta perché l'abbiamo maturato con i vecchi requisiti che non prevedevano il tetto dei 60 anni", dicono. 

Nei giorni scorsi a Palazzo dei Normanni sono arrivate le lettere di Innocenzo Leontini, Nino Beninati, Salvino Barbagallo e Camillo Oddo, che chiedono l'erogazione del vitalizio anche se hanno meno di 60 anni. Nel dettaglio, Barbagallo, ex democristiano, deputato dal 1991 al 2001, al momento ha appena 55 anni. Ma avendo maturato l'anzianità parlamentare ben prima dell'entrata in vigore delle nuove regole, che prevedono non solo il limite dei 60 anni ma anche il calcolo con il sistema contributivo, è quello che ha più chance di spuntarla: per lui, che ha due legislature alle spalle, l'assegno dovrebbe essere di circa 3.000 euro lordi al mese. L'ex capogruppo del Pdl, Innocenzo Leontini, è stato deputato dal 1996 a novembre 2012, ma ha appena 53 anni: con la sua anzianità e il calcolo retributivo fino a tutto il 2011, ha diritto a un assegno da circa 6.000 euro lordi al mese. 

Ma per averlo non vuole attendere altri sette anni. Stesso discorso per Beninati del Pdl e per Oddo, ex deputato del Pd, inquilino fisso di Sala d'Ercole dal 1998 a fine 2012: "Non penso che si debba arrivare a ricorsi e vie legali, per me deve essere automatico e dovrebbe scattare subito perché noi abbiamo maturato il diritto ben prima della riforma intervenuta nel gennaio 2012  -  dice Oddo  -  l'unica parte delle nuove norme che ci può riguardare è il calcolo con il sistema contributivo per il nostro ultimo anno di mandato".

Intanto, mentre si profila all'orizzonte una battaglia legale sulle baby-pensioni dei deputati, le casse di palazzo dei Normanni si preparano a subire un nuovo assalto. Sono ben 14 le nuove pensioni scattate dal primo gennaio per gli ex deputati che hanno più di 60 anni. A riceverle saranno Guglielmo Scammacca della Bruca, Giancarlo Confalone, Giuseppe Termine, Sebastiano Sbona, Ignazio Marinese, Roberto Ammatuna, Pino Apprendi, Giuseppe Limoli, Mario Ferrara, Giovanni Cristaudo e Giovanni Mercadante (tutti con assegno da circa 2.800 euro al mese), Rudy Maira e Giovanni Barbagallo (assegno da oltre 6 mila euro lordi) e Lillo Speziale (6.800 euro lordi al mese). Nel corso del 2013, il vitalizio scatterà anche per Giovambattista Bufardeci, da maggio, e per Giuseppe Gennuso, da dicembre: entrambi sono deputati non rieletti alle ultime regionali.

Per i nuovi eletti, invece, si annunciano tempi di vacche magre: il vitalizio è stato abolito e l'Ars erogherà soltanto una pensione minima, che varia da 1.023 euro lordi al mese per chi ha 5 anni di mandato pieni alle spalle e almeno 65 anni, a 2.756 euro per chi ha più di 15 anni di anzianità parlamentare e 60 anni d'età. Oggi le pensioni e i vitalizi costano a Palazzo dei Normanni 20 milioni di euro all'anno.

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