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PALERMO - Con i roghi divampa pure la rabbia

Ancora focolai, malgrado le opere di bonifica. Cresce la paura dei residenti della zona
La Sicilia 
Un paesaggio spettrale. Infernale. A cinque giorni dal vasto incendio che si è propagato lungo tutta la dorsale della quinta vasca, a Bellolampo la situazione è ancora ampiamente e drammaticamente aperta. Altri focolai sono stati individuati in prossimità della priva vasca e vicino alla quarta, tanto che anche ieri sono proseguiti i lavori di bonifica da parte degli operai dell'Amia, vigili del fuoco, Protezione civile e della Forestale con Canadair che ha fatto la spola con il porto per «bombardare» d'acqua tutto il fronte ancora attraversato da piccoli focolai.
Oltre al fume l'odore acrea della cobustione dei rifiuti ha provocato le proteste dei residenti di Borgo Nuovo, Cep e Cruillas. Intanto emerge la certa origine dolosa dell'incendio. Ad avvalorare la tesi il comandante dei Vigili del Fuoco, Gaetano Vallefuoco, che è stato sentito dai pm che indagano sul rogo, l'aggiunto Ignazio De Francisci e il pm Geri Ferrara. Da parte sua il sindaco, Leoluca Orlando, sottolinea che «la discarica è di proprietà della Regione ed è gestita dall'Amia che non è controllata dal Comune essendo commissariata ormai da molti mesi» ciononostante, prosegue, «dal primo momento io personalmente o miei delegati siamo stati in costante contatto con le autorità preposte agli interventi». Intanto il Consiglio dei Chimici, attraverso il consigliere Eugenio Cotone, ha risposto alla richiesta di pareri invitagli dal Movimento Difesa del Cittadino.
L'ex dirigente tecnico chimico della Regione Siciliana ed ex commissario dell'Ente dell'Etna nella sua risposta ritiene «improbabile la natura dolosa dell'incendio» e propende per una combustione che, dopo la fase di liberazione di gas derivanti da fenomeno di cracking termico «prosegua a temperature relativamente basse ed in condizioni di carenza di ossigeno, con la presenza di elevati livelli di incombusti. In tale quadro - sottoliena l'esperto - sembra inevitabile la formazione di diossine e di coposti diossini-simili». A puntare il dito ci pensa il responsabile del Dipartimento ambiente della Cgil Sicilia, Alfio La Rosa giudicando «grave anche la mancanza di informazioni precise su quanto sta accadendo. I cittadini - sostiene - dovrebbero potere conoscere innanzitutto cosa il rogo sta sprigionando. Si dice che si tratta di vapore acqueo e mi chiedo come sia possibile, dal momento che basta bruciare una piccola quantità di rifiuti per produrre diossina. Nè mi risulta - conclude l'esponente della Cgil - ci sia un piano di rilevazione dei dati, anche per quello che riguarda le polveri che si stanno depositando sul terreno». Parla di «disastro ambientale» la consigliera comunale Antonella Monastra secondo la quale «senza Bellolampo Amia perderebbe valore e sarebbe acquistabile con poco, facendo ritornare in auge il "modello Vaselli" e improponibile oggi per la Sicilia proprio per il rischio di infiltrazioni mafiose».

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