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Lombardo si è dimesso, ma vuole comandare ancora

                                                     Linksicilia
Leggendo stamattina i giornali siamo rimasti colpiti da una dichiarazione del presidente della Regione siciliana dimissionario, Raffaele Lombardo. “Sono poche -dice testualmente – le cose che non potrò fare”.
Accanto a questa dichiarazione ci sono le spiegazioni del giurista di turno – la Sicilia è sempre stata piena di giuristi, dagli anni dell’Abate Vella fino a nostri giorni – che arzigogola sull’incommensurabilità dei poteri, veri o presunti, di un presidente della Regione siciliana dimissionario.
Casualmente, oggi, il nostro giornale pubblica una lunga riflessione sul futuro della Sicilia di Francesco Busalacchi. In un passaggio di questo articolo di approfondimento si legge un passaggio tratto da uno studio del Censis. Dal quale viene fuori che in “Campania, Puglia, Calabria e Sicilia un Comune si tre è impregnato dalla presenza mafiosa”. Delle quattro Regioni, quella ad avere il maggior numero di Comuni di fatto controllati dalla criminalità organizzata è proprio la Sicilia. Dove, com’è noto, la criminalità organizzata ha un nome preciso:mafia.


Bene. Lombardo non si è dimesso per questioni politiche (non lo avrebbe mai fatto). Il presidente della Regione siciliana si è dimesso perché coinvolto in una delicatissima indagine della magistratura su mafia e politica.
Davanti a un fatto così grave, in una Regione – ce lo ricorda il Censis – dove la mafia controlla ‘pezzi’ importanti di territorio, ci si sarebbe aspettati, da parte di Lombardo, un rispettoso silenzio.
Invece Lombardo ha parlato. E ha mandato a dire che lui, benché dimissionario, comanda ancora. Perché “sono poche le cose che non posso fare”.
L’inchiesta penale che coinvolge Lombardo è complessa e tormentata. Ma per Lombardo – e per tanti altri politici siciliani – un’indagine di mafia in cui si rimane coinvolti (anche se, come nel caso del presidente della Regione dimissionario, si sta per finire davanti a un giudice per essere processati), non è un momento per riflettere in silenzio sulla propria vita pubblica, ma è soltanto un incidente di percorso.
Le stesse dimissioni sono un incidente di percorso. Un fastidio che, in ogni caso, non deve fare venire meno la gestione del potere. Quindi le cose che si possono fare da presidente della Regione dimissionario. E la partecipazione alle elezioni ormai imminenti. Nel rispetto – ci mancherebbe! – del ruolo della magistratura…
Questa è la Sicilia di oggi. Questa  è la politica siciliana. Ogni altro commento lo lasciamo ai nostri lettori.

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