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C’ERA UNA VOLTA LA “TABELLA H”


C’era una volta la “Tabella H”, anzi c’è ancora. In effigie, non nella realtà. La Tabella H vive a prescindere, perché c’è la cripta, cioè il bilancio, nella quale si adagiava confortevolmente regalando soddisfazioni e consensi a coloro che la maneggiavano con autorevolezza.
Nata più di un decennio or sono, per inventariare finanziamenti e contributi a enti, associazioni, fondazioni, club e simili, la  “Tabella H”, si è trasformata subito nel core business della legislatura, il luogo dell’assalto alla diligenza, del “do ut des”, della mediazione, della composizione del conflitto,dell’inciucio sotto banco, grazie al quale opposizioni e maggioranze hanno incassato la parte loro spettante, restando fedeli ai rispettivi ruoli. Niente commistioni formali, ma patti sotto banco a spese delle risorse pubbliche.

La Tabella H si è fatta in breve tempo una fama così brutta che gli hanno dovuto staccare la spina. Non è che fosse, intendiamoci, la sentina di tutti i mali e contenesse nefandezze e maleintenzioni, anzi: le voci della Tabella servivano anche a finanziare attività di buon livello, enti strumentali della Regione, cose da paese civile. Però accanto alle “poste” utili, c’era un sovraccarico indecente da fare arrossire anche il più scafato degli “onorevoli”. Di conseguenza, fu dichiarata la sua morte nella speranza che una volta scomparsa sarebbe stata cancellata la cattiva immagine che essa aveva propiziato.
E invece è accaduto il contrario: la cattiva immagine è rimasta e la Tabella H pure. Nel senso che è come se ci fosse ancora.
Un caso di morte apparente? No, si tratta di altro. La Tabella H sopravvive perché le consuetudini che l’avevano ispirate sono rimaste in piedi. Anche gli addetti ai lavori ne discutono come se ci fosse ancora: promettono di cancellarla definitivamente, giurano che la sua permanenza non sarà più tollerata, pur sapendo che non c’è più. Com’è possibile?
I contributi e i finanziamenti agli enti strumentali della regione, fondazioni e associazioni di particolare rilievo, sono distribuite nei vari capitoli di bilancio o si trovano nella tabella “I”.
E’ una drittata?
Non è scomparsa la clientela, ma è stata distribuita in modo da non dare nell’occhio?
Credere che la fine della Tabella H coincida con la fine delle regalie e dei “favori” sarebbe una ingenuità, ma credere che basti appostarsi accanto alla presunta Tabella H per appropriarsi di risorse pubbliche e fare man bassa è una idiozia.
Se la diligenza non trasporta l’oro, l’assalto alla diligenza non può essere nemmeno pensato. Non c’è trippa per gatti, insomma, inutile girarci attorno. La instabilità dell’ultimo decennio non è dovuta unicamente alla frammentazione politica ed alla conflittualità permanente ma sopratutto al venir meno della materia prima, i soldi per finanziare progetti, programmi, appalti ecc.
Siccome non ci sono più soldi, finisce che “la Tabella H”, divenuta icona dello spreco, muore per la seconda volta. E stavolta, sul serio.

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