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iracusa, abusi sessuali in ospedale online petizione per tutela pazienti


Un’azione che vuole promuovere, a partire dalla rete, un cambiamento concreto, “perché le donne possano ricevere cure mediche al riparo da violenze e umiliazioni”. Quanto accaduto lo scorso 15 gennaio a Siracusa lo conferma. Perché contrariamente a quanto si possa – o forse si voglia far credere – le donne vengono sempre meno rispettate e tutelate, anche nelle corsie ospedaliere.
petizione contro violenza sessualeAll’ospedale Umberto I di Siracusa, il ginecologo 67enne arrestato tre settimane fa, era professionista noto e stimato.Miglia le donne visitate da lui nel corso della sua lunga carriera. Eppure, è bastata qualche segnalazione e controlli più accurati da parte delle forze dell’ordine per far scattare le manette ai suoi polsi: A.L è finito agli arresti domiciliari accusato dei reati di violenza sessuale continuata ed aggravata e di lesioni personali aggravate.
Il sanitario, secondo gli inquirenti, con atteggiamenti contrari all’esercizio dell’attività medica, avrebbe abusato di alcune donne sottoponendole a “pratiche invasive della sfera sessuale, non necessarie a fini diagnostici”.
Parlare di indignazione come conseguenza ad una notizia di questo tipo appare riduttivo.
Perché una donna che si rivolge a un medico per sottoporsi ad una visita, si ritrova vittima di un abuso sessuale?
E come è possibile che tutto questo sia accaduto in una struttura pubblica? Bisogna far sentire la propria voce, lottare per le donne, affinché siano “libere dalla paura e dagli affari”.
E’ questo il titolo della petizione online contro le violenze all’ospedale di Siracusa ideata da Paolo Messina, sociologo siracusano ed esperto di welfare sociale. Il testo di accompagnamento al documento, che in poche ora ha già raccolto oltre 220 adesioni, è stato inviato a Mario Zappia, direttore generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Siracusa. Una disamina lucida delle reali carenze di un reparto. Una fotografia dello stato di crisi in cui versa il servizio sanitario nazionale. Una situazione che ha portato molti a commentare: “In quell’ospedale non ci metto più piede” e che ha gettato luce anche su un sistema di corruzione e connivenze che lascia dedurre che forse la salute, da diritto, sta trasformandosi in privilegio. Sembrerebbe infatti, che alcuni medici in servizio presso l’Umberto I, abbiano ‘abbreviato’ i tempi di attesa di visita per alcuni pazienti dietro una qualche ricompensa.
Ecco il testo che accompagna la petizione:
“Il recente arresto di un ginecologo operante presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Umberto I di Siracusa con l’accusa di violenza sessuale e lesioni personali nei confronti di alcune utenti ha rafforzato tra le donne della città un clima di sfiducia e di insicurezza già da tempo diffuso circa la concreta possibilità di accedere a cure mediche adeguate, professionalmente ed umanamente, alla delicatezza delle questioni che un reparto di Ostetricia e Ginecologia affronta ogni giorno.
Cure che invece sembrano garantite presso quella struttura a chi stabilisca un rapporto preferenziale, dietro pagamento, con il personale medico.
E’ un dato di fatto che la qualità dei servizi sanitari erogati dalla struttura pubblica e il ricorso alle prestazioni professionali del personale medico che vi è impegnato siano tra di loro in relazione inversa: quanto più la qualità del servizio è scadente, tanto più chi vi deve accedere è indotto a sostenere costi ingenti per ottenere quella sicurezza che il Servizio Sanitario Nazionale dovrebbe garantire a tutti.
La scarsa dotazione di personale di genere femminile, in particolare di ostetriche ed infermiere qualificate sull’accoglienza a donne con specifiche esigenze (migranti, donne vittime di violenze, disabili), l’assenza di servizi di consulenza per la promozione del parto naturale e dell’allattamento al seno all’interno del reparto, la tendenza incontrastata a vincolare la prestazione di cure mediche al rapporto extramoenia con le utenti, sono tutti segnali della incuria in cui versa il reparto.
Alla luce di tutti questi dati e dell’ultima vicenda giudiziaria che ha interessato quel reparto, chiediamo un intervento, immediato, autorevole e risolutivo, da parte dei vertici dell’azienda sanitaria, che consenta di dissipare ogni dubbio sulla possibilità per le donne di rivolgersi a questa struttura per ottenere le migliori cure mediche, al riparo dal rischio di abusi, di violenze o umiliazioni.
Chiediamo che venga certificato e garantito il diritto all’integrità personale, alla sicurezza ed al rispetto delle diverse concezioni del corpo a tutte le donne che si recano in ospedale per ricevere cure mediche, soprattutto in occasione di un evento tanto delicato ed importante come il parto”.
In buona sostanza, scopo della petizione è chiedere “che venga inibita, da subito e cautelativamente, la possibilità per i dirigenti ed i medici che operano presso quel reparto di erogare qualunque prestazione professionale a pagamento: che venga avviato un audit mirante ad accertare il rispetto di parametri di qualità obiettivi ed il livello di soddisfazione dell’utenza di quel servizio; intraprendere le opportune azioni correttive”.
A fine del documento viene specificato: “Non si tratta, com’è evidente, di un’azione ostile nei confronti di nessuno bensì di un’iniziativa che tende a tutelare il bene comune della salute pubblica”.
La petizione online “Ospedale di Siracusa. LIBERE dalla paura e dagli affari” può essere firmata cliccando al linkhttp://www.change.org/it/petizioni/ospedale-di-siracusa-libere-dalla-paura-e-dagli-affari, disponibile sul sito www.change.org

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