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Blocco fondi Ue a grandi opere catastrofe sociale per il Sud-Est


L'allarme dei sindacati: "Le province di Catania, Siracusa e Ragusa attendono da anni il via agli appalti per autostrade e porti, fondamentali per l'economia del teritorio. A rischio migliaia di posti di lavoro e centinaia di imprese"
31/01/2013
RAGUSA - E’ vero, è inequivocabilmente vero, che c’è un tempo per ogni cosa, soprattutto nella politica, nei progetti, nelle opere materiali e immateriali, tutte ugualmente utili, che si devono realizzare. E l’Europa ci fa sapere, a brutto muso, anzi conferma puntualmente senza giri di parole, che mentre noi siamo ancora fermi al tempo delle progettazioni di strade e autostrade, di ferrovie, porti e aeroporti, nel resto dell’Unione da Agenda 2000 si era già passati ai sette anni di programmazione 2007-2013 e ora, dare occhiata al calendario, siamo entrati, sostanzialmente, nella fase temporale 2004-2020. 

Un’altra era, quella per cui l’Europa aveva già annunciato la necessità di lanciare politiche meno fatte di cemento e asfalto, meno gomma, più visioni e realizzazioni ecocompatibili. Prendere atto che siamo dalla parte del torto, vergognosamente indietro rispetto a quasi tutta l’Unione Europea. E dopo l’atto di contrizione si può provare a capire che cosa rischierebbe di accadere della Sicilia se dovesse passare la linea intransigente di Bruxelles, che il governatore Crocetta intende contestare, cioè lo stop a contributi per opere infrastrutturali invasive (strade, autostrade e ferrovie in particolare) e un rinvio di almeno altri sei mesi prima di arrivare all’eventuale autorizzazione del nuovo piano di azione e coesione. Rinvio che rischia di risultare fatale per quest’Isola ormai alle stremo.

Concorda chi sta sul territorio da anni a cercare di accelerare gli iter dei progetti, a  spiegare che ogni ritardo si abbatte sull’economia sbrindellandola ogni giorno di più. Qui a Ragusa, per esempio, almeno di tre opere si discute ininterrottamente da decenni. Giovanni Avola, segretario della Cgil iblea, spiega: «Un disastro, un disastro dietro l’altro. Il declassamento dei nostri aeroporti, dico subito, è una oscenità, cui il nostro governo deve ribellarsi con tutte le sue forze. Lo stesso dicasi per questa linea di azione che Bruxelles vuole imporre. Come si fa a dire che non è pià tempo di fare strade e autostrade, quando qua aspettiamo ancora che partano i lavori per la Ragusa-Catania, essenziale per dare senso compiuto anche allo scalo comisano, e che partano quelli per la Siracusa-Ragusa-Gela? E’ una oscenità».

Conferma e ribadisce il concetto Avola, ma tutti i sindacati hanno fatto scattare un allarme generale. I tre segretari generali delle Camere del Lavoro delle tre province che formano il Distretto di Sud-Est, si sono sentiti, da tempo coordinano azioni comuni sul territorio, preoccupati dai ritardi e dai rinvii di tutte le grandi opere pubbliche. 

Pochi giorni fa il catanese Angelo Villari aveva rivolto un appello al presidente Crocetta: «Al presidente Crocetta avevo chiesto un impegno concreto sulle difficili vertenze in corso in questa provincia, così come un confronto con le forze sociali e produttive siciliane sulle idee da mettere in campo per garantire all'Isola crescita e progresso. Naturalmente queste novità che arrivano da Roma e da Bruxelles impongono sia a Crocetta come a tutte le forze politiche un impegno straordinario per evitare un ulteriore blocco delle opportunità che deriverebbero dall'avvio degli appalti di importanti opere pubbliche». 

Ieri a Palermo proprio la Cgil ha fatto il punto su quel che rischia concretamente di saltare se questa scelta di Bruxelles dovesse passare. Ha spiegato Ferruccio Donato, della segreteria regionale: «Se la spesa europea, come si teme, dovesse subire un blocco, per la Sicilia i danni sarebbero incalcolabili. Lo stop riguarderebbe infatti gli ammortizzatori sociali in deroga (144 milioni previsti nel Pac), le zone franche urbane (147 milioni), il credito d’imposta, l’edilizia scolastica e importanti infrastrutture (ad esempio la Siracusa Gela e la Ragusa Catania). Si metterebbe inoltre a rischio lo stesso impianto del Dpef, che è costruito tenendo conto delle entrate, delle spese e della strategia di sviluppo del Pac». 

«Parliamo di lavori - spiega da Siracusa, Paolo Zappulla, segretario della Camera del Lavoro aretusea - che potrebbero garantire per sei anni migliaia di posti di lavoro. E oltre alle strade penso anche agli interventi sul porto di Augusta, fondamentale per tutta la Sicilia orientale. E’ chiaro che la Sicilia paga ritardi provocati da una classe politica che è stata poco attenta e molto litigiosa, ma Bruxelles non può non tenere conto della nostra grande emergenza, che è quella del lavoro, dell¿occupazione».

Il fatto è che, come Bruxelles invece sa bene, che queste opere sarebbero strategiche non solo per dare lavoro oggi e per anni, ma anche per il turismo, per l’economia dell’agroindustria, per l’artigianato. Per tutto ciò che ha bisogno di viaggiare su strade moderne e funzionali.        

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