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Formazione, il giallo dell’antiparentopoli


Tra le “stranezze” attuate nelle ultime settimane dal governo regionale nel settore della formazione professionale, una in particolare, rischia di passare inosservata.
Tralasciando per un attimo il sospetto che, sotto banco, siano stati assunti 2mila nuovi addetti, come vi abbiamo raccontato in questo articolo, affrontiamo invece il tema in questione, che richiama uno dei provvedimenti anti parentopoli – assunti recentemente dal governo regionale – nel settore della formazione professionale e i cui destinatari sono i dipendenti degli enti formativi.

In una nota dello scorso 11 dicembre, protocollo 98487, a firma del dirigente generale, Anna Rosa Corsello, è stato richiesto, a tutti gli enti formativi, un elenco del personale corredato da una dichiarazione – resa da ciascun dipendente – ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica n.445 del 28 dicembre 2000.
Nella dichiarazione ogni dipendente avrebbe dovuto attestare la sussistenza o meno di rapporti di parentela entro il quarto grado, e/o affinità entro il terzo, con taluno dei deputati dell’Assemblea regionale siciliana, apponendo una X in una delle opzioni riportate. Richiamiamo per esteso le opzioni previste dal documento allegato alla nota citata.
Nella prima la dicitura è: “di NON AVERE rapporti di parentela entro il quarto grado e/o affini entro il terzo grado con taluno dei deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana”. Nella seconda invece: “di AVERE rapporti di parentela entro il quarto grado e/o affini entro il terzo grado con taluno dei deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana”.
Il modello di autocertificazione lascia alquanto perplessi per via di alcune irregolarità. I moduli non contengono alcun riferimento alle finalità del trattamento dei dati. Inoltre nessun riferimento è fatto circa l’autorizzazione ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003 n.196. In più, nella misura in cui si chiedono le informazioni sui parenti politici, emergerebbe il fondato rischio che possa trattarsi di un vero e proprio “schedamento su opinioni politiche”. Se così fosse ci troveremmo di fronte a possibili discriminazioni.
E poi, nella ipotesi di presenza di rapporti parentelari, non si capisce se venga, o meno, chiesto di precisare chi è “taluno” deputato. Diversi, quindi, i dubbi che emergono dal modello di autocertificazione e sul quale nessun soggetto ha avanzato lamentela. Precisiamo che gli enti hanno dovuto consegnare al dirigente generale del dipartimento Istruzione e formazione professionale, lo scorso 14 dicembre, oltre alle autocertificazioni del proprio personale anche un elenco di tutto il personale reclutato con rapporto di lavoro subordinato.
E cioè enti gestori dell’avviso 20/2011, organismi attuatori degli avvisi 1 e 2 relativi agli Sportelli multifunzionali (Sm) ed enti formativi ex legge regionale 24 del 6 marzo 1976.
In ultimo, appare interessante evidenziare come la Corsello abbia incluso nella platea dei destinatari di detta comunicazione anche gli enti di formazione operanti con la legge regionale 24 del 6 marzo 1976. Beccata nell’ennesima incongruenza? Può darsi. Da quando ha assunto le redini, seppur ad interim, del dipartimento Istruzione e Formazione professionale, la Corsello ci sta abituando a continui scivoloni. Come mai? Troppa la pressione politica di Crocetta, Scilabra e Lumia, o cos’altro?
E perché la stessa ha citato, nella nota, anche il personale di cui alla legge regionale 24/76 ricomprendendo cassaintegrati e esuberanti? Ma la legge regionale 24/76, accantonata dal precedente governo per opera del famigerato trio delle meraviglie LAC, esiste ancora o no? Altra storia questa, sulla quale né il governo precedente né l’attuale si sono mai espressi. Un’ulteriore, voluta, lacuna per lasciare spazio di azione in un settore troppo spesso aperto a colpi di coda politici? Ma l’assessore Scilabra e il Presidente Crocetta non avevano assicurato una revisione e un assetto nuovo?

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