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Formazione, verso la ‘macelleria sociale’


Senza soldi in bilancio, dipendenti premiati con il sussidio di sussistenza al posto dello stipendio. Sarebbe questo il progetto di riforma della formazione professionale siciliana? Sì, ma con quali soldi?
Oggi il Governo regionale presenta la nota di variazione del Bilancio di previsione per il triennio 2013/2015. I Capitoli di bilancio riguardanti le filiere formative ‘piangono’. Previsti, per il 2013, solamente 5 milioni di euro nel Capitolo 318110 (Fondo di garanzia). Richiamati per memoria (tecnicamente, senza soldi) i Capitoli della legge regionale 24 del 6 marzo 1976 (717910) e dell’Avviso 20/2011 (717914). Mentre nessuna previsione è contenuta nel Capitolo 374101 per le prime annualità dell’obbligo formativo (Oif). In pratica, per la formazione professionale siciliana, al di là delle chiacchiere, non ci sono soldi.
La riforma, fatta di parole, del Governo di Rosario Crocetta va avanti. A dettarne i contenuti è l’assessore regionale, Nelli Scilabra. L’occasione è stata data dall’incontro di ieri con le associazioni degli Enti formativi Forma Sicilia, Cenfop, Asef, Assofor, Anfop. Cancellata la seconda annualità dell’Avviso 20/2011 e via libera alla riqualificazione del personale degli Enti formativi. (a sinistra, foto tratta da laquintastagione.com)
Tra lo stupore di larga parte dei rappresentanti presenti all’incontro, convinti di poter strappare la prosecuzione dell’esperienza dell’Avviso 20/2011, la Scilabra, supportata dalla dirigente generale del dipartimento Istruzione e formazione professionale, Anna Rosa Corsello, avrebbe presentato il sistema della formazione professionale di ‘qualità’, secondo il Governo Crocetta. Riforma del settore che passerebbe dall’utilizzo di 45 milioni di euro, reperiti all’interno delle priorità di intervento di sistema del Piano straordinario per il lavoro in Sicilia (Piano giovani).
Si tratta della sommatoria di diversi interventi previsti e che riguardano: servizi specialistici per la riorganizzazione gestionale (2 milioni di euro), riqualificazione del personale degli enti (8,5 milioni di euro), fondo a sostegno esodo e mobilità del personale in esubero, nonché azioni di concentrazione/aggregazione tra Enti, i cosiddetti poli formativi (28 milioni di euro). Ma anche, interventi specialistici per il ricollocamento lavorativo (3,5 milioni di euro), definizione e sperimentazione sistemi di certificazione (1 milione di euro), rafforzamento nella applicazione del modello di accreditamento degli organismi formativi (2 milioni di euro).
Diverse misure di intervento che verrebbero drenate e traghettate per riqualificare il personale della formazione professionale. A queste somme andrebbero ad aggiungersi circa 50 milioni di euro, “risparmiati” con il mancato avvio dell’Avviso 20, ovvero con 200 corsi di formazione “soppressi” e moltissimi corsi sotto soglia.
Ad aggiungersi a queste somme, anche ulteriori risorse liberate dalle economie dovute ai rendiconti chiusi con gli Enti formativi e relative ad anni precedenti. A conti fatti, oltre 100 milioni di euro messi in pista per finanziare un percorso di riqualificazione diretto a oltre dieci mila lavoratori che sarebbero destinatari di un reddito di sussistenza che oscillerebbe tra i 600 e gli 800 mila euro al mese. Una miseria.
Con ogni probabilità la somma potrebbe raggiungere anche 900 euro, ma si tratta, ancora oggi, di calcoli approssimativi. Quindi una riforma che si fonderebbe sulla precarietà e sul reddito di sussistenza, piuttosto che sul servizio erogato al cittadino (allievo). In altre parole, si parla di spendere oltre 100 milioni di euro per garantire non una giusta retribuzione, da dignitosa attività lavorativa ma, piuttosto, un reddito di sussistenza ai lavoratori.
Il Governo regionale attuerebbe un’operazione di assistenzialismo: per cinque mesi il personale si riqualificherebbe percependo un sostegno al reddito, una sorta di Cssa integrazione camuffata.Questa manovra dovrà svilupparsi in tre anni e mezzo e chiudersi entro il 31 dicembre 2015, pena la restituzione delle somme a Roma.
Quando si tratta poi di individuare lo status del lavoratori, la confusione governativa aumenta. Sarebbero tre le possibili soluzioni per garantire la riqualificazione professionale. I lavoratori potrebbero essere posti in Cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd), oppure in mobilità secondo quanto previsto dalla legge n.223 del 23 luglio 1991 (Licenziamento), o anche in sospensione dal lavoro.
Su questa partita il Governo regionale non sembra avere le idee chiare. L’istituto della sospensione o congedo formativo, quello su cui punterebbe l’amministrazione regionale, è quello disciplinato dagli articoli 5 e 6 della Legge n. 53 dell’8 marzo 2000 che ne disciplina le modalità di fruizione e prevede anche il rinvio al Contratto collettivo di lavoro della categoria. L’articolo 54 del vigente contratto (2011/2013) prevede che al lavoratore possano essere concessi permessi e congedi per un periodo massimo di 11 mesi per formarsi, conservando il posto di lavoro. La contrattazione regionale fissa le modalità di fruizione dei congedi.
Ciò significherebbe anche l’avvio di un percorso di contrattazione con le associazioni degli Enti formativi e con i sindacati dei lavoratori. Confronto che dovrebbe portare alla sottoscrizione di un “Accordo trilaterale” per la condivisione di un congedo formativo per circa 9 mila lavoratori assunti a tempo indeterminato al 31 dicembre del 2008, per un periodo oscillante tra tre e cinque mesi e un sussidio tra 600 e 800 euro. (sopra, a sinistra, il Fondo sociale europeo:  il logo che rappresenta i soldi -2,1 mliardi di euro destinati alla Sicilia dall’Unione Europea nel 2007 – spariti nel silenzio generale) 
Resterebbero fuori i circa due mila lavoratori che, tra il primo gennaio 2009 e il 30 giugno 2011, sono stati assunti a tempo indeterminato dagli Enti formativi, in forza della previsione contenuta nella legge regionale n.10 del 7 giugno 2011.
Gli oneri contributivi? Altro aspetto poco chiaro. L’argomento della riqualificazione introduce la questione dei tempi. Secondo l’assessore Scilabra, in tempi stretti, sarà possibile avviare il processo di riqualificazione di circa dieci mila lavoratori, così come, entro sei mesi al massimo, sarebbe pubblicato un nuovo bando pubblico che entrerebbe a regime in concomitanza con la fine del periodo formativo del personale.
Diversi sono i dubbi sull’impianto che sembrerebbe redigere l’amministrazione regionale per raggiungere l’obiettivo di una formazione di qualità. Intanto della Governance del Piano (Comitato di direzione) fanno parte la Regione siciliana, la Direzione generale Occupazione della Commissione europea, i Ministeri della Coesione economica, del Lavoro, del Tesoro, secondo quanto disposto nella delibera di Giunta n.215 del 21 giugno 2012. Il suddetto Comitato si riunirà il prossimo 22 aprile per verificare lo stato di attuazione e la performance del Piano. Sarà questa la sede per avanzare proposte di revisione degli ambiti e priorità di intervento, oltre che eventuali rimodulazioni finanziarie.
Il Governo regionale sembra sicuro che l’intento di utilizzare l’intero importo di 45 milioni di euro, da spendere per un ammortizzatore sociale, sebbene inizialmente previsto per diverse finalità, possa ricevere giudizio positivo dal Comitato. Siamo sicuri che sarà così?
Inoltre, ammesso che il tavolo di Governance del Piano si esprima positivamente, resta un successivo momento concertativo: quello della condivisione con le parti sociali attraverso il cosiddetto “Tavolo di servizio”. Sono diverse le tappe, e tutte propedeutiche, per definire e avviare il progetto di riqualificazione del personale. Altro che tempi brevi! L’amministrazione regionale sembra dimostrare, per l’ennesima volta, improvvisazione e presunzione.
Intanto proseguono gli incontri con la parti sociali dove, ad oggi, poco si è concluso. Dopo la riunione di ieri con i sindacati e i diversi rappresentanti del mondo produttivo, l’assessore Scilabra rivedrà i rappresentanti delle associazioni degli Enti formativi il prossimo 24 aprile, che dovrebbero presentare proposte alternative al progetto di riqualificazione del personale. Siamo ancora lontani da una soluzione.
Intanto passano i giorni e lo spauracchio del 7 giugno si avvicina inesorabile, in concomitanza con l’aumento del malcontento che rischia di generare disordini sociali. Il Governo regionale saprà mettere da parte gli interessi di una parte politica, che spinge verso un nuovo bando pubblico in sostituzione dell’Avviso 20/2011, e garantire continuità lavorativa agli oltre dieci mila lavoratori del sistema formativo regionale?
Vedremo. Il rischio è che la rivoluzione crocettiana si trasformi in “macelleria sociale”.

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