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Ad Enna una aviosuperficie destinata ai Canadair per la lotta contro incendi, ma nessuno la vuole …..



A pochi chilometri da Pergusa, in direzione di Barrafranca, in contrada Bubutello, in periodo di guerra c’era un piccolo aeroporto militare, incastonato tra le montagne, ma forse sono pochi che lo ricordano. Soltanto attraverso alcune ricerche effettuate nell’ambito del corso di laurea in Ingegneria Aerospaziale, è stato possibile rintracciarne il sito, rimasto miracolosamente intatto in tutti questi anni, e su area quasi totalmente ancora demaniale ed affidata al Dipartimento Regionale Foreste. La
possibilità di ripristinare una pista di volo di oltre 850 metri di lunghezza, capace di rendere operativi aeromobili come i Canadair, al centro della Sicilia e a soli 3 km da Pergusa, situato al baricentro di zone boschive a più alto rischio di incendi della provincia ennese, aveva spinto l’Università ad avanzare una proposta all’Azienda Forestale per la progettazione e la realizzazione, senza alcun costo per l’Amministrazione pubblica, di una base aerea utilizzabile sia ai fini della Protezione Civile, protezione da incendi che per la didattica e la ricerca dello stesso corso di Ingegneria aerospaziale dell’Università. Nel mese di novembre 2011 il Dipartimento Regionale Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana e la Università sottoscrissero un accordo con il quale veniva concessa all’Università la disponibilità dell’area Demaniale, in contrada Piano Tardo, dove progettare e realizzare l’ Avio superficie.
Il progetto venne approvato dall’ ENAC e poteva essere già realizzato già a marzo di quest’anno rendendo operativa l’aviosuperficie per la campagna antincendi 2012. Invero, però, per la realizzazione delle superfici libere da ostacoli necessarie alla operatività dei Canadair, occorreva estirpare circa 350 alberi di recente impianto che si sarebbero dovuti ripristinare in area limitrofa. I 350 alberi da spostare diventavano l’oggetto di una procedura burocratica ad oggi non ancora risolta, nonostante fossero stati interessati dall’Università tutti gli organi preposti alla gestione delle emergenze incendi boschivi, 350 alberi per i quali una infrastruttura che poteva risultare essenziale in questa particolarissima estate calda ed afosa, hanno determinato molto probabilmente la fine di migliaia di ettari di boschi a cui poteva darsi una risposta efficace. Quello che lascia perplessi, in questa vicenda, è che proprio i Forestali si siano fatti interpreti di ritardi e lungaggini burocratiche per una infrastrutture a costo zero per l’amministrazione. Rimane da domandarsi se la lotta antincendi sia realmente una priorità per questa regione ed ancor di più per questa provincia.

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