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Piaga incendi



Piromani, leggi non rispettate e anche una normativa europea «gettano benzina» su un territorio splendido

Enna. Ad aprire la "stagione di fuoco" in provincia di Enna, il 15 giugno scorso, è stato l'incendio divampato a Piazza Armerina. Il primo a richiedere l'intervento dei mezzi aerei dato che già da qualche settimana si registravano roghi sui quali erano intervenute le squadre di terra di Corpo forestale e Vigili del fuoco. Quello di Piazza Armerina era stato anche il primo di una impressionate serie, a far scattare il dispositivo interfaccia, con l'intervento congiunto di vigili, forestali, Protezione civile e forze dell'ordine per il rischio a persone ed edifici. Una serie sconcertate perché la provincia di Enna dalle rilevazioni su base regionale dei Vigili del fuoco e aggiornate al 20 agosto è la terza in Sicilia per superficie andata in fumo, dopo Trapani e Ragusa.

Circa 700 incendi con 1.814 ettari di terreni percorsi da fiamme dei quali ben 183 ettari di bosco. Numeri ai quali si devono aggiungere gli ettari andati in fumo dal 20 agosto a ieri come i 10 di bosco a Piazza Armerina i 20 di terreni e macchia mediterranea ad Assoro, per un totale di altri 28 incendi in 24 ore. Quella dell'autocombustione è una leggenda: gli incendi partono perché appiccati dolosamente o colposamente, per quella folle abitudine di dar fuoco alle sterpaglie, malgrado i divieti, e di farlo anche quando il termometro segna 45 gradi, come questa torrida estate ha più volte fatto registrare nell'Ennese, e anche se spira il vento che sospinge le fiamme facendole estendere in pochi minuti.
E se è vero che nei cittadini manca la cultura della prevenzione, è altrettanto vero che questa manca a tutti i livelli. Come spiega Franco Mastrogiovanni, condante del distaccamento del Corpo forestale di Nicosia, al Nord Italia alcuni Comuni mettono a disposizione i trituratori per resti di potatura e pulitura, e chi dispone di caldaie che utilizzano questo combustibile, si porta a casa il prodotto pronto. Anni luce da quello che accade in Sicilia, dove gli agricoltori sono alle prese con la normativa europea che impone loro di dotarsi di questi macchinari il cui costo per molti, tra crisi economica e contrazione del reddito per l'agrozootecnia, è inarrivabile.
E così si continua a dar fuoco alle sterpaglie, ma anche a non rispettare la normativa che impone la pulitura ed il diserbo dei margini dei terreni, normativa che anche i Comuni hanno difficoltà a rispettare perché in zone come l'Ennese i paesi sono abbarbicati su picchi e rocche le cui pendici sono coperte da boschi, macchia mediterranea, sterpaglie alte anche diversi metri. Per effettuare la pulitura servono i rocciatori il cui costo non è alla portata delle casse dei Municipi....
I Comuni stipulano convenzioni per la pulitura con il Consorzio agrario, ma il diserbo si limita ai margini delle strade. Così quando gli incendiari entrano in azione come ad Assoro il 22 agosto le cittadine si ritrovano circondate dalle fiamme che arrivano nel centro abitato. E' accaduto anche a Enna, un paio di anni fa, quando le fiamme partite dalla pendici, raggiunsero corso Diaz, strada principale di Enna alta.
A gettare benzina sul fuoco, è il caso di dirlo, c'è pure una normativa Ue il cui impatto sul fronte dell'emergenza incendi in provincia di Enna, ma anche in tutta la Sicilia si potrà stimare solo tra qualche anno. Si tratta di un contributo di circa 180 euro per ettaro che viene dato ai proprietari che abbandonano per 7 anni i terreni coltivati a cereali. Non più frumento, orzo e grano duro, ma erba potenziale pascolo per una popolazione di armenti che in provincia di Enna diminuisce di anno in anno. Terreni abbandonati per 7 anni che diventano "bidoni di benzina" in un territorio devastato.
La maggior parte degli incendi di questa estate ennese sono comunque dolosi, appiccati con criminale sistematicità in più punti strategici ed in sequenza. Le procure di Enna e Nicosia stanno cercando di capire se ci sia un disegno criminale più complesso della patologica azione del piromane. Due piromani arrestati sono un risultato ma non un successo anche perché gli incendi continuano e perché il piromane che due anni fa si divertiva a circondare di fiamme altissime Gagliano Castelferrato, benché colto sul fatto dai carabinieri è stato poi assolto. Quando venne bloccato con accendino ad innesco a due passi dalle case, chi eseguì l'arresto si preoccupò comprensibilmente di spegnere le fiamme e così a suo carico alla fine è stato ipotizzato il tentato danneggiamento ma poiché l'accusa era incendio doloso è stato assolto.
Intanto mentre si fanno stime di danni e congetture investigative decine di migliaia di alberi secolari non esistono più, dal bosco di Bellia a Piazza Armerina dove è partita una colletta dei cittadini per reimpiantarlo alla contrada Bosco di Aidone, alle tante pinete che costellavano un territorio montano di superba bellezza. Ci sono i danni materiali per diversi milioni alle infrastrutture delle aziende agricole, che con il tempo alcuni imprenditori, non certo i tanti che stanno abbandonando la terra, potranno realizzare nuovamente. Sarà impossibile ricostituire il patrimonio di querce secolari, sugheri giganteschi, ulivi i cui tronchi contorti sono un monito alla durezza ed un inno alla bellezza del vivere in questa terra
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