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Preso con l'accendino in mano «Ho fatto una grande cavolata»

La Sicilia
Grosseto. A pochi chilometri di distanza si stava ultimando lo spegnimento dell'incendio della pineta di Marina di Grosseto e lui, accendino in mano, stava cercando di dare fuoco ad un bosco nei pressi di Scarlino, sempre in provincia di Grosseto. È stato bloccato da alcuni cicloturisti e arrestato dai carabinieri, con i quali alla fine ha ammesso: «Ho fatto una cavolata». Non c'è niente per ora che leghi l'uomo, fiorentino, 42 anni, in vacanza con i genitori a Follonica, al pauroso incendio di Marina di Grosseto che ha tenuto i vigili del fuoco impegnati per due giorni e provocato l'evacuazione di oltre mille turisti, né a quello che, sempre sabato nel Grossetano, ha distrutto un maneggio uccidendo 19 cavalli: per questi due roghi le indagini sono in pieno svolgimento.

Per l'incendio della pineta l'attenzione degli investigatori si sta concentrando su residui di bottiglie, esplose per il calore del fuoco, e stracci trovati in tre punti: si cerca di capire se quei vetri possono aver contenuto liquido infiammabile, e quindi essere stati gli inneschi usati dai piromani. Più difficile sembra invece l'indagine sul rogo del maneggio: nessun indizio è finora emerso e oltre alla prevalente ipotesi di dolo viene seguita anche quella della causa accidentale visto che nella stalla era in funzione un impianto elettrico e si trovava anche una bombola di gas. Tuttavia la rapidità con cui la struttura è andata distrutta, senza dare scampo agli animali, porta a propendere per la causa dolosa.
L'incendio sventato con l'arresto del piromane a Scarlino ha risparmiato una ferita profonda ad un'area protetta, quella de Le Costiere: l'uomo, zaino in spalla, sembrava un normale escursionista. Ma un gruppo di turisti in mountain bike lo ha scorto mentre con un accendino a gas stava cercando di incendiare il bosco e poi fuggire. Due cicloturisti lo hanno inseguito e bloccato chiamando i carabinieri, mentre gli altri hanno subito spento il focolaio. All'inizio ha negato tutto. Poi ha ammesso la «cavolata». Oggi il piromane sarà davanti al giudice per l'udienza di convalida dell'arresto, così come il suo «collega» ventinovenne accusato di un altro rogo nei giorni scorsi, sempre nel Grossetano.
«Ci sono due tipi di piromani - spiega Massimo Di Giannantonio, professore associato di Psichiatria all'Università di Chieti - quello "psicopatologico" puro, legato ad una psicopatologia individuale, e il "professionista", che agisce per ragioni puramente economiche e criminali specifiche. I piromani psicopatologici veri potenziali sono circa 1 ogni 100mila abitanti. Si tratta di due tipi psicologici completamente diversi - continua Di Giannantonio - e gli incendi degli ultimi giorni in Italia, sono stati appiccati nella maggioranza dei casi per motivazioni economiche e speculative».
Il piromane psicopatologico puro invece «ha un discontrollo degli impulsi - prosegue Di Giannantonio -. Ha l'idea di essere prigioniero di una pulsione distruttiva enorme che viene liberata in pochissimi secondi accendendo il fuoco. È il tentativo di liberarsi di un'angoscia oppressiva, che riesce quando il soggetto ha la consapevolezza di essere riuscito a distruggere l'altro o la cosa. La sua pulsione cova ora dopo ora, per giorni o settimane, fino ad esplodere, come un terremoto, in tutta la sua violenza con un gesto eclatante».
La scelta delle fiamme come mezzo per liberarsi di quest'angoscia «porta in sé anche un significato di redenzione, di pulizia. Si decompone - conclude - la struttura bruciata, portandola ai composti originali e restituendola alla biosfera e al circolo naturale delle cose».

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