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Ogni estate devastate aree grandi il doppio di Milano

Immaginate 41 mila campi da calcio, o l’intera città di Milano moltiplicata per due. Poi ricoprite tutto di cenere e di nero, e avrete una fotografia dei boschi italiani che ogni estate vengono dati alla fiamme. E se questo non basta ci sono i numeri raccolti dal Corpo forestale dello Stato a parlare e a dare un’idea dei roghi che ogni anno, puntuali, portano via chilometri e chilometri di paesaggio. Solo nel 2012, in tutta Italia, dalla Sicilia al Piemonte, si sono registrati 8700 incendi, di cui circa 6500 nel periodo che va da 15 giugno al 29 settembre. Da
gennaio a dicembre, sono andati in fumo quasi 100mila ettari di superficie, la metà ricoperta da boschi e foreste. 27mila ettari in più rispetto a quelli del 2011, e quasi il doppio di quelli bruciati nel 2010. In altre parole, è andata distrutta un’area pari a sette volte quella di Bologna e a dieci volte quella di Firenze. NESSUNA REGIONE è stata risparmiata, anche se nella classifica italiana delle zone più colpite domina la Sicilia, dove nel 2012 sono andati in fumo 14473 ettari di bosco (9mila ettari in più rispetto all’an- no precedente). L’associazione Legambiente ha registrato in tre anni un aumento de- gli incendi nell’isola pari al 67,1%, la maggioranza di origine dolosa. Dato che ha trasformato Pa- lermo nella terza città più colpita. Nell’elenco delle regioni, seguono poi la Calabria, dove sono bruciati oltre 6620 et- tari di foreste, la Cam- pania con 5330 ettari di superficie boscata percorsa dal fuoco, la Puglia con 4861 ettari, e il Lazio con 4502 ettari. Se si guarda poi la superficie totale, anche la Basilicata e la Sardegna si gua- dagnano un posto di rilievo: nel 2012 sono stati distrutti rispet- tivamente 5700 e 3300 ettari tra boschi e terreni dati alle fiamme. UN RITRATTO di un Paese in fumo, che non migliora se si dà uno sguardo al passato. Il bilancio è da bollettino di guerra. Secondo l’archivio dati del Corpo forestale dello Stato, che ha raccolto le cifre degli ultimi 40 anni, il numero degli incendi ha subito alti e bassi, senza però mai diminuire drasticamente. Dal 1970 al 1978 il totale dei roghi si è mantenuto al di sotto dei 10mila, per crescere dal 1978 in poi. L’impennata s’incontra a metà degli anni Ottanta: dal 1980 al 1981, la superficie percorsa dal fuoco passa da 143mila a 230mila ettari. Men- tre il picco del numero degli incendi si ha nel 1985, con 18664 roghi. La cifra diminuisce negli anni successivi, pur mantenendosi quasi sempre intorno ai 10 mila. Il 2007 è un altroannus horribilis: 10639 roghi devastano quasi 228mila ettari di superficie, di cui poco più della metà composta da foreste. In uno studio, l’Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca ambientale ha calcolato una media di 40 mila ettari di foreste italiane distrutte ogni anno dagli incendi. Un fenomeno che ha prodotto, tra gli altri danni, l’accumulo in atmosfera di circa 2 milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni singolo anno, pari allo 0,4% delle emis- sioni totali nazionali di gas serra. Secon- do l’istituto, poi, i roghi, oltre a rappresentare la principale fonte di devastazione del patrimonio boschivo, sono tra le prime cause di deterioramento del suolo, di perdita di produzioni legnose e non legnose, di distruzione della fauna. Le ripercussioni, per istituto di ricerca, sono ambientali, ma anche economiche, considerando che dalle foreste nazionali si possono generare 3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, pari al- l’1,7% del consumo primario di ener- gia. E LA RESPONSABILITÀ è tutta nostra. Ad appiccare il fuoco è quasi sempre la mano dell’uomo. Le indagini del Corpo forestale, infatti, hanno rivelato come 6 volte su 10 si tratti di incendi dolosi, quindi volontari, spesso legati alla spe- culazione edilizia e alla cementificazione selvaggia. Il 30% dei casi invece sono colposi, ossia sono roghi causati involon- tariamente da mozziconi di sigaretta ab- bandonati o dalla distruzione di stoppie ed erbacce. Solo un incendio su dieci ha origine da cause naturali.



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