Ormai è un mantra che si ripete tutte le volte che scoppia un incendio: “Tutta colpa dei forestali”. È diventato luogo comune, infatti, prendersela con quei professionisti che dovrebbero, al contrario, salvaguardare l’incolumità dei nostro territorio. La recente raffica di roghiche sta flagellando la Sicilia, coordinata con una lucida “regia” degna di una guerra di strategia, diventa un pretesto perfetto per puntare ancora una volta il dito contro questa categoria di lavoratori.

LA TESTIMONIANZA – L’etichetta di “piromane” sta proprio stretta a Antonino Lomonaco, 46 anni, addetto delle squadre antincendio del distaccamento forestale di Linguaglossa, che operano nel territorio di Castiglione di Sicilia, nel Catanese. È uno dei “centunisti”, ovvero quella categoria di stagionali che lavorano 101 giorni all’anno e nel resto del tempo fa l’artigiano, perché – spiega – “non è possibile vivere lavorando tre mesi all’anno”.
IL LAVORO “SPORCO” – Abbiamo voluto raccogliere il suo sfogo per dare voce a quegli operai troppo spesso criminalizzati dall’opinione pubblica, dimenticando che non sono soltanto i vigili del fuoco o i canadair della Protezione civile a spegnere gli incendi. Il lavoro “sporco” lo fanno proprio i forestali, lì dove le autobotti non possono arrivare perché non ci sono strade carreggiabili, ma solo sterpaglie, mulattiere e sentieri impraticabili. Con questo, è ovvio, non vogliamo negare che anche tra loro non ci siano, purtroppo, “mele marce”, ma non è corretto colpire indistintamente tutta la categoria, come spesso avviene.
FORESTALI PIROMANI? “UNA FOLLIA” – “Si dice sempre che siamo noi forestali ad appiccare gli incendi – spiega Lomonaco – ma quando non ci sono roghi, noi veniamo pagati lo stesso. Non abbiamo ragione di farlo. Lavorare in mezzo alle fiamme con le temperature che abbiamo in questi giorni è terribile. Noi operiamo col quaranta gradi, dentro a tute ignifughe, camminando per chilometri a piedi.Quale pazzo appiccherebbe un incendio per poi andarlo a spegnere. Noi non abbiamo nessun interesse a fare questo”. Se poi si parla di straordinari è ancora peggio. “Chi rischierebbe la vita – prosegue il forestale – per 7 euro in più all’ora, dal momento che sono tassati al 50 per cento?”.
FLABELLI – Un altro elemento spesso taciuto è che questi operai, inquadrati ancora con il contratto di“braccianti agricoli” – dice Lomonaco – non spengono gli incendi con il supporto dell’acqua, ma solo con la forza delle loro braccia, con l’aiuto dei “flabelli”, dei bastoni muniti di stoffe ignifughe. “Siamo soltanto noi della squadra boschiva che interveniamo per spegnere i roghi, – precisa il forestale – i vigili del fuoco intervengono soltanto dove ci sono abitazioni o strade transitabili”.
CHI C’È DIETRO? – Ma allora chi sono i responsabili della devastazione che puntualmente, ogni estate, distrugge ettari di vegetazione in Sicilia? Menti criminali che le studiano tutte per appiccare fiamme nel modo più veloce, sicuro e distruttivo. Ci sono gli incendi ritardati, indotti con degli inneschi, costruiti con candele o fiammiferi che accendono il focolaio quando il piromane è già lontano chilometri dal luogo del misfatto. In altri casi ancora più atroci, – come denunciato dall’Aidaa, l’Associazione italiana difesa animali e ambiente – si utilizzerebbero anche animali a cui viene dato fuoco, dopo averli imbevuti di benzina, usati come inneschi, lanciandoli tra i boschi. “Non sappiamo chi ci sia dietro, – conclude Lomonaco – nel nostro territorio non mi pare ci sia rischio di criminalità organizzata, non è un territorio che si espone a speculazione edilizia. In alcuni casi potrebbero essere bravate di qualche teppista. Il problema è che non vengono fatte indagini serie per accertare chi ci sta dietro, non c’è alcuno sforzo da parte delle istituzioni e negli ultimi anni è sempre peggio”.