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AVELLINO: E' l’opera dei forestali che previene gli incendi


Avellino 18:12 | 26/08/2012
Avellino - Il comparto degli operai forestali resta in piena emergenza, ma su due fronti, da un lato c’è l’emergenza incendi boschivi che li tiene impegnati a costo anche della vita, dall’altro lato c’è la constatazione che questo impegno sia attualmente gratuito. Una dimostrazione di professionalità che non ha eguali.
«In tutta la Campania c’è una forte diversificazione tra le situazioni che vivono le comunità montane - spiega Aniello Vece, segretario generale della Flai-Cgil Campania - ci sono operai che hanno 15 mensilità arretrate, ma c’è anche chi ne ha di meno. Di sicuro la situazione resta drammatica per tutti».
Intanto la Campania brucia. Gli incendi sono numerosi e anche la nostra provincia ne paga le conseguenze.

«L’Irpinia è quasi tutta collinare e montagnosa - precisa Vece -. Senza settore forestazione diventa terra di nessuno».
Il problema è proprio questo, come sottolinea anche il segretario Flai-Cgil. Gli operai forestali, in un territorio come quello irpino, diventano figure fondamentali non solo per quanto riguarda lo spegnimento degli incendi, ma anche per quanto riguarda la prevenzione degli stessi. Venendo meno il personale, si deve fare a meno della prevenzione incendi, con la conseguenza che quando la montagna prende fuoco si fanno le corse a spegnere le fiamme, mettendo in pericolo anche la vita delle persone, come già successo.
«Gli uomini impegnati attualmente sono anche pochi rispetto alla situazione attuale che vede delle temperature alte le quali non fanno altro che favorire l’azione dei piromani- sottolinea Vece -. Certo vanno bene i mezzi che vengono messi a disposizione dalla Regione come i canadair e cose simili, ma, diciamoci la verità, se non c’è il personale di terra si fa ben poco».
Ci vuole, insomma, chi affronta le fiamme da vicino. Chi si avvicina al fuoco e inizia a bonificare le terre interessate dalle fiamme. Senza questo personale i canadair difficilmente potranno avere la meglio sulle fiamme. Ovviamente se ci fosse un lavoro a monte di prevenzione, il tutto sarebbe più semplice. Inoltre non dimentichiamo che gli operai idraulico forestali sono persone che vivono il territorio, conoscono la montagna. Per questo la loro presenza diventa fondamentale nel combattere gli incendi.
«Facciamo continuamente pressione sulla Regione affinché provveda all’assunzione di altro personale, perchè quello attuale è poco. In contemporanea, però, dobbiamo incalzarla anche per regolarizzare la posizione di chi già c’è».
Si tratta di persone che avanzano anche 15 mesi di stipendio, non poco, e spesso si tratta dell’unico introito per molte famiglie.
«Possiamo dire che la stragrande maggioranza di queste famiglie siano monoreddito, per giunta non parliamo neanche di stipendi esorbitanti - sottolinea Vece -. Queste persone escono la mattina per andare a lavorare e vorrebbero guadagnarsi la loro pagnotta giornaliera, invece quando tornano a casa sanno che a fine mese non riceveranno lo stipendio. Una situazione che sta causando molte crisi familiari».
Il dito è puntato sempre contro la Regione che non si decide a ripartire i fondi tra le varie comunità montane, ma soprattutto ci sono alcune scelte prese a Palazzo Santa Lucia che fanno aumentare la rabbia dei forestali. Come non citare l’America’s Cup. 
«Nel giro di 24 ore hanno trovato i milioni necessari a fare la rassegna», sottolinea Vece «mentre per trovare i soldi da dare ai forestali dichiarano di stare raschiando il barile».
Ma ci sono anche casi in cui i fondi per il settore forestazione sono stati trovati come i 30 da dare alla Sma.
«Questa è l’anomalia dei nostri governanti: da un lato tagliano e dall’altro cuciono - denuncia Vece -. I cittadini campani andrebbero trattati tutti con uguale dignità. Le soluzioni per le aree metropolitane e del napoletano vengono subito trovate, invece le aree interne come le nostre devono aspettare. Colpa anche dei rappresentanti irpini in Regione che, dicono una cosa, ma poi quando si tratta di votare, si dimenticano gli impegni presi».
Ci sono poi quelle Comunità montane che iniziano a perdere la pazienza e presentano un decreto ingiuntivo avverso alla Regione, come fatto da quella della Terminio Cervialto. Una dura presa di posizione che non trova sempre il favore delle parti.
«Questa è una strada che sicuramente ti consente di vedere riconosciuti i tuoi diritti - spiega Vece - ma quello che mi domando io è: a che serve presentare un decreto se il fondo cassa è vuoto? Otterrai ragione, ma non ristoro. Noi vogliamo trovare una soluzione più concreta».
Qui entra in campo la proposta formulata dalla Flai-Cgil: dopo l’approvazione del decreto regionale per la ripetizione delle somme tra le varie comunità, si potrebbe chiedere un anticipo alle banche per cominciare a coprire gli stipendi arretrati. In questo modo si cominciano a contrastare anche i tempi della burocrazia.
«Siamo con l'acqua alla gola, le famiglie non ce la fanno più», denuncia Vece. 
Non solo passato e presente, la confusione regna anche sul futuro dei forestali. Che fine faranno le comunità montane?
«E’ in programma un tavolo in cui si devono presentare le proposte per il riordino delle comunità - dichiara Vece -. Entro la fine dell’anno si deve decidere cosa fare, se sostituirle con altre forme di associazione o mantenere le strutture, ma in questo caso trovare i fondi. Ci sono operai che sono esasperati da tutto questo mistero, qualcuno mi ha anche detto: se hanno intenzione di buttarci a mare, va bene, ma almeno ce lo comunicassero».
In tutta questa vicenda, poi, ci vanno di mezzo anche i sindacati, a volte accusati di non stare operando bene, certo chi più e chi meno.
«Siamo diventati una sorta di “sfogatoio” - dichiara Vece - come organizzazione sindacale le nostre categorie sono molto unite, facciamo tutto con la massima strategia sindacale. A volte ci sostituiamo a ruoli non nostri. Anche noi avremmo potuto scegliere la strada della denuncia perchè più facile, ma abbiamo preferito promuovere incontri con rappresentanti regionali, con Caldoro, abbiamo riunito i sindaci di tutta la Regione. Questo non è stata la politica a farlo, ma il sindacato, poi ci si dimentica e si dice che il sindacato non ha fatto abbastanza. E’ chiaro, gli operai sono ormai esasperati dalle tante promesse politiche, ma anche noi sentiamo questo problema sulle nostre spalle».  

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