Trovate qualcuno fra i papaveri della politica e le istituzioni in Sicilia o nel Sud Italia che non sia un “ex”. Se ci riuscite telefonate o mandate una mail urgentemente, perche’ il fortunato avrebbe il diritto ad una biografia in prima pagina. Una specie da proteggere, come il panda.
Diamo un’occhiata in giro a cominciare dalla Sicilia, dove si sta per entrare nella kermesse elettorale che inaugura il gran tour delle politiche di primavera. Tutti ex, da Raffaele Lombardo a Angelino Alfano, Beppe Lupo, Rosario Crocetta, Claudio Fava, Nello Musumeci, Antonello Cracolici, Fabio Granata, Carmelo Briguglio, Gianfranco Micciche’, Francesco Cascio, Potremmo continuare all’infinito, sarebbe un elenco lungo quanto la Treccani. E non servirebbe a niente.

Per trovare politici  senza passato politico si deve andare nel Nord e segnatamente spulciare i registri della Lega Nord. Solo in quelle carte si trovano casi di matrimonio indissolubile.
In Sicilia, la ricerca non avrebbe possobilita’ di successo alcuno. C’e’ in arrivo il Movimento 5 Stelle, che ha vietato agli ex di militare e di candidarsi. Una eccezione.
La politica siciliana, e non solo in verita’, e’ fatta di reduci e combattenti, una specie di associazione d’arma. Anche per via dell’eta’, della permanenza nella politica e nelle istituzioni, che regala il diritto al pensionamento. La differenza sta nel fatto che i pensionati “normali”, quelli che hanno concluso la loro vita di lavoro, staccano i coltelli e si danno a qualunque altra cosa, anche all’ippica tanto per dire, ma non circolano certo nei corridoi dell’ufficio o della fabbrica nella quale hanno lavorato per trenta anni e forse di piu’. Non lo fanno perche’ al solo pensiero sono colti da conati di insofferenza  difficili da fermare.
Gli ex della politica e delle istituzioni, invece, pigliano la pensione (da parlamentari, consiglieri regionali) e restano nelle stanze dei bottoni o qualcosa di simile. Pensionati e in servizio, con il doppio stipendio o quasi.
Naturalmente gli ex non sono tutti uguali, ci sono gli ex-ex e gli ex e basta. Prendete l’esercito dei leaders, quadri intermedi e funzionari del Pci: sono ex tre o quattro volte. Nel campo democratico cristiano, poi, la conta delle “ex” e’ lunga e difficile da compilare, perche’ nell’aria di centro sono nati e morti tanti di quei partiti da fare concorrenza alle societa’ a responsabilita’  limitata che aprono e chiudono battenti con la velocita’ della luce.
Raffaele Lombardo e’ un ex Dc, ex Udc, ex Mpa ed oggi militante del Partito dei Siciliani. Claudio Fava e’ un ex Democratico di sinistra, oggi in Sel (ma non troppo). Leoluca Orlando e’  un ex Dc, ex Rete, ex Margherita ed oggi milita nell’Italia dei valori di Antonio Di Pietro.
Piu’ corta la filiera di Gianfranco Micciche’: dopo una militanza extra parlamentare e socialista, per quanto ne sappiamo, partecipa alla fondazione di Forza Italia, entra nel Pdl ed oggi guida Grande Sud: ex tre volte formalmente.
I partiti che si sono fusi, per dare vita ad un’altra formazione politica, come il Pd e il Pdl, sono fatti quasi esclusivamente di ex: ex democristiani ed ex comunisti nel Pd in linea di massima; ex forzisti ed ex aennini nel pdl (ma gli ex forzisti sono a loro volta ex democristiani, ex socialisti, ex repubblicani, ex liberali e perfino, in qualche caso, ex comunisti, come l’ex Ministro Bondi).
Per queste ragioni scrivendo dei democratici il cronista, lo storico, il saggista sente bisogno di aggiungere la militanza d’origine, magari usando un’espressione piu’ elegante come “area culturale”.
I tifosi di calcio sanno bene quanti guai provochino gli ex quando si scende sul terreno di gioco e si incontra la squadra d’origine: gli ex sono i piu’ velenosi, determinati, tenaci. Hanno l’animo esacerbato dalle precedenti esperienze e sentono il bisogno di prendersi la rivincita.
Ma non e’ l’unico problema legato al redicismo. Alle radici non vuole rinunciare nessuno. La nascita dei partiti nuovi, soprattuto il Pd, vive la crisi d’identita’ di ogni formazione che ha messo insieme “aree culturali” che in un’altra vita si sono confrontate e combattute aspramente. La vista di bandiere rosse o il semplice richiamo alla “sinistra” fa arrabbiare molti ex democristiani, che pretendono di rimanere legati al ‘biancofiore”. Nell’Assemblea regionale siciliana, per ragioni organizzative (ufficialmente), gli ex della Margherita hanno una sede e gli ex Democratici di sinistra un’altra sede per i rispettivi gruppi parlamentari.
Nel Pdl gli ex An sono rimasti un esercito compatto che si muove agli ordini dei quattro capi (Gasparri, La Russa, Matteoli e Alemanno), mentre Galan e Martino rivendicano il ritorno al forzismo liberale, del quale tuttavia pochi trovano tracce.