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Blocco degli impianti per trasformare il legno in energia: è come se negli Emirati arabi non si estraesse il petrolio


Nelle aree montane del Piemonte, 900 mila ettari di risorse abbandonate, senza valore. Subito una strategia regionale per utilizzare 2 milioni di tonnellate di legno l’anno, nel pieno rispetto dell’ambiente. Ci sono 3.000 posti di lavoro potenziali nella filiera e imprese pronte a investire

Non valorizzare i 900mila ettari di foreste del Piemonte è come se negli Emirati Arabi, scoperto un pozzo di petrolio, si evitasse di estrarlo e di trovare tecnologie all’avanguardia per dare al bene e al territorio il maggior valore. Creando posti di lavoro. Quanto succede nella nostra regione ha dell’incredibile: di
fronte a 2 milioni di tonnellate di legno disponibili ogni anno solo dalla ricrescita delle foreste, è il territorio a bloccare le iniziative e gli investimenti con impedimenti di diversa natura, in primis ambientali e politici. L’esempio è il Cuneese, dove diverse imprese locali hanno proposto di investire decine di milioni di euro per realizzare piattaforme logistiche di gestione del legno locale, sostenendo i Comuni nella creazione della filiera e realizzando a loro spese impianti per la trasformazione in energia elettrica e termica del legno. Le ricadute economiche sul territorio sarebbero imponenti: centinaia di posti di lavoro per le vallate alpine, riduzione dei costi energetici per privati ed enti pubblici, ma soprattutto rivitalizzazione di una filiera forestale assopita da cinquant’anni. Eppure, la valorizzazione economica della filiera del legno – per scopi energetici e industriali-artigianali – per molti sembra non essere un cardine dello sviluppo delle aree montane e dell’intero Piemonte. Nonostante la Regione abbia avviato diverse iniziative sul territorio e diversi progetti – anche d’intesa con Uncem – per creare consorzi e associazioni di proprietari forestali, nonostante diverse misure del Psr permettano efficacemente di migliorare la fruizione del bosco, manca un progetto di ampio respiro che dia valore e mercato al nostro legno. E crei posti di lavoro.
L’Uncem ha promosso negli ultimi anni la realizzazione di almeno dieci piccoli impianti di pirogassificazione delle biomasse forestali, nonché la nascita di associazioni di proprietari, la realizzazione di piattaforme logistiche di smistamento e gestione del legno. La Delegazione piemontese ha trovato investitori locali – di Torino e Cuneo, che dunque danno valore aggiunto a chi produce impianti tecnologici avanzati sul territorio, e non, come avviene per il fotovoltaico, importati dall’estero – ma in diverse località è prevalsa la logica nimby. Sono nati comitati che hanno avversato gli impianti senza conoscere gli elementi fondamentali della filiera e della tecnologia; le istituzioni hanno talvolta sollevato temi fuorvianti, anche in sede ufficiale come le Conferenze dei servizi. Forse sono in molti a non sapere che è necessario trovare tecnologie innovative per poter pagare il legno destinato alla trasformazione energetica 70-80 euro la tonnellata, che vanno guidati accordi locali con imprese forestali, che servono accordi con i Comuni ai quali deve tornare una percentuale pagata da chi manda avanti la centrale a chi porta la legna segnalando particelle catastali dalle quali è stata presa. Pochi sanno che abbiamo 3.000 posti di lavoro potenziali – secondo i dati regionali - attivabili nella filiera grazie a piccoli impianti a pirogassificazione (che utilizzano solo il legno e vendono l’energia elettrica al Gse) e piattaforme collegate. Pochi sanno che le imprese disposte a investire sono in crescita. E pochi sono informati sui dati di inquinamento di queste tecnologie “moderne” sì, ma non certo rudimentali o sperimentali. Non hanno ad esempio emissioni di polveri sottili, in quanto il ciclo di conversione del legno in gas è chiuso; bassissime le emissioni dei motori, paragonabili a quelli di otto/dieci auto a metano. Basti pensare che un’auto con 100 cavalli di potenza (una Fiat Bravo) genera 70 chilowatt equivalenti. Così, un impianto a biomasse con la tecnologia della pirogassificazione, con un motore da 500 kwatt per la produzione di energia elettrica e termica, ha emissioni pari a quelle di sette auto a metano! Sono dati che tutti dovrebbero conoscere prima di diffondere notizie false e fare terrorismo tra la popolazione.



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