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Arrivano gli incendi e il decreto che non punisce coloro che li applicano

Come per ogni estate ecco che si presenta il problema degli incendi, a volte si incendia per costruire abusivamente, a volte per smaltire illegalmente dei rifiuti e altre volte non si conosce neanche fino in fondo il vero motivo.

Ieri degli incendi di sterpaglie sono avvenuti nelle zone di Pianura, Poggioreale e Monteruscello. Le fiamme a Pianura, che erano partite da una rimessa di barche, addirittura si sono spinte fino all’ex discarica di Contrada Pisani rendendo necessario l’intervento dell’Arpac, oltre a quello dei Vigili del fuoco.
Sempre ieri anche nell’area vesuviana si è sviluppato un incendio che ha bruciato una zona grande quanto uno stadio, per spegnerlo sono dovute intervenire: 4 autobotti dei vigili del fuoco di Ponticelli, un mezzo antincendio della protezione civile di Sant’Anastasia e l’aiuto dei volontari della protezione civile di Somma Vesuviana.
Nella mattinata di ieri invece è toccato ad una zona del sottopassaggio dello stadio San Paolo, denominato Claudio e anche a delle aree di Quarto e Marano.
Risalgono invece a luglio gli incendi che hanno colpito un deposito abbandonato di pannelli coibentati a Castellammare di Stabia e uno che ha colpito dei capannoni industriali di Nola.
Per aprire gli occhi non ci resta altro che spiegare per bene i possibili motivi che spingono le persone ad incendiare aree boschive o industriali che provocano danni alla nostra salute e all’ambiente.
Si incendia:
–                    per rendere i terreni coltivabili o da pascolo
–                    per risparmiare mano d’opera prima della semina
–                    per costruire edifici abusivi
–                    per approvviggionarsi di legna
–                    per fare un atto vandalico
–                    per rancori tra soggetti privati
–                    per protestare contro la realizzazione di aree protette
–                    per cause involontarie.

Il WWF intanto denuncia che il decreto “svuota carceri”, che è attualmente in discussione alla Camera e che è già stato approvato dal Senato, rischia di ridurre l’efficacia della pena prevista per coloro che applicano degli incendi boschivi. L’associazione ambientalista sta chiedendo al Ministro della Giustizia di eliminare la modifica al reato di incendio boschivo che non prevede più il carcere ma pene alternative.
Nel 2012 ci sono stati ben 5.375 incendi boschivi e le regioni più colpite sono state quelle del sud Italia, in testa la Sicilia. Con un numero così alto di incendi la politica dovrebbe evitare di ridurre una pena che dovrebbe essere esemplare, perchè se non si andrà in carcere per aver dato fuoco ad un area protetta è inutile dire che aumenterà il fenomeno stesso. Speriamo che i deputati non ripetino l’errore dei colleghi senatori e pensino bene alla modifiche da apportare.
Vincenzo Masullo
www.vivonapoli.it



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