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Agricoltura, l’assessore Cartabellotta: “Un marchio per i nostri prodotti”


20121217-173447.jpgUn marchio per la certificazione “Born in Sicily” per l’agricoltura siciliana e poi la via di “consorzi per rafforzare la commercializzazione dei prodotti” e una politica fatta di “meno controlli burocratici e più tutoraggio e assistenza aziendale”. Questa la ricetta del neo assessore regionale all’agricoltura Dario Cartabellotta, annunciata al convegno “Suolo, agricoltura e territorio: un equilibrio possibile” promosso oggi dalla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea insieme con l’Antenna Europe Direct di Palermo ed in collaborazione con l’assessorato Risorse Agricole e Alimentari, la Facoltà di Agraria di Palermo e il CRA di Firenze. “La settimana scorsa – ha detto Cartabellotta – abbiamo incontrato il Commissario europeo per l’agricoltura e abbiamo rivendicato il ritorno della direttrice ‘agricoltura mediterranea’. Sono convinto, però, che la svolta per l’agricoltura dell’isola sta proprio nel Born in Sicily”.
Assessore pensa a un vero e proprio marchio di certificazione?

Sì, stiamo lavorando per questo. Ci sono delle produzioni agricole che sono solo nostre e che non possono essere confuse con altri prodotti che provengono da altre parti del Mediterraneo o del mondo. L’arancia rossa di Sicilia è uno di questi. La sua peculiarità nasce dalla zona in cui matura, dalle particolari condizioni climatiche tra l’Etna e il mare. Il falsi succhi di arancia rossa che si trovano sul mercato utilizzano invece il colorante estratto dalla cocciniglia, un parassita degli agrumi. Insomma, l’Europa non può continuare a guardare all’’agricoltura’ ma deve iniziare a guardare alle ‘agricolture’ e alla loro diversità.
L’agricoltura è il settore più importante dell’economia siciliana ma stenta a decollare a pieno. Perché secondo lei, e su cosa occorre puntare?
L’agricoltura conta in Sicilia oltre 700 mila ettari di superficie, circa un terzo di quella dell’intera isola. Per rivitalizzare il settore non basta il contributo comunitario. Occorre puntare sul rafforzamento del mercato per i prodotti ed avvicinare quanto più possibile l’agricoltore al consumatore. Solo in Sicilia c’è una forbice tra prodotto e consumo di 7 miliardi di euro.
E allora?
Allora occorre intervenire sul tessuto delle nostre aziende agricole, puntare su consorzi, fare in modo che produttori con pochi ettari si mettano assieme per favorire la commercializzazione dei prodotti.
E sul fronte della burocrazia regionale?
La chiave di volta è diminuire i controlli burocratici, aumentando quelli per la sicurezza alimentare legati al tutoraggio e all’assistenza tecnica. Un passaggio nevralgico, chiaro ai tecnici del settore e spesso disatteso dalla politica.
Incentivare l’agricoltura significa anche mettere in tutela il suolo?
Certamente. Questo è in impegno che interessa anche l’agricoltore. Se ci fossero stati, come un tempo, i terrazzamenti coltivati, si sarebbero evitate alluvioni catastrofiche come quella di Giampilieri. La tutela del suolo non può essere però solo un dovere dell’agricoltore ma un impegno di tutti: dalle istituzioni alla cittadinanza.

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