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Formazione, un anno di tenebre da dimenticare


Si è chiuso l’anno 2012 e, prescindendo dagli scontati buoni auspici per il 2013, è il momento di tirare le somme e fare il bilancio. E per una testata giornalistica come la nostra, che ha prestato cura quotidiana al settore della formazione professionale, dedicandovi uno spazio qualificato e libero, aperto al confronto, spesso aspro e sopra le righe, è scontato provare a tirare le somme di una stagione travagliata e sofferta. E lo facciamo partendo proprio dalle parole di uno scrittore contemporaneo piemontese.
Linksicilia“Non bisogna mai lasciarsi vincere dalla presunzione di saperne abbastanza, neanche quando si è spesa una vita intera a studiare, a coltivare la propria mente e ad ampliare le proprie esperienze. Viene sempre un momento in cui uno deve chinare la testa e ammettere di essere stato uno sciocco o quanto meno uno sconsiderato, e questo accade quasi sempre proprio al punto in cui uno è più sicuro di sé”.

Nell’appassionato racconto dal titolo: “I Cento cavalieri”, Valerio Massimo Manfredi ci consegna una massima che ben si confà con la parabola discendente del famigerato trio delle meraviglie “LAC”. Si tratta di Raffaele Lombardo, già presidente della Regione siciliana, di Ludovico Albert, già dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale e di Mario Centorrino, assessore regionale al ramo. E sì, proprio così, sono loro i protagonisti principali del film andato in onda nel 2012 nel settore della formazione professionale. Un settore conquistato dall’esercito pidiessino a suon di provvedimenti amministrativi, più o “meno” in aperto contrasto con la normativa regionale di settore, almeno per buona parte di essi.
Una storia che narra di conquiste compiute nel settore attraverso le gesta dei tre prodi cavalieri, passati alla storia come il famigerato trio delle meraviglie: “Lac”. Caduti, come ha mirabilmente descritto Manfredi, proprio quando assaporavano nelle loro mani il gusto della vittoria, della conquista, del gesto “eroico”, praticato sacrificando tutto e tutti: lavoratori, allievi, famiglie, disabili.Convinti di saperne abbastanza, ubriacati dalla presunzione di essere invincibili, il trio Lac è scivolato proprio sui gradini della casa Pd. Esautorati in diversi momenti, ma tutt’e tre inesorabilmente sconfitti dalla propria debolezza, dal macero convincimento di detenere il dono dell’invincibilità.
Ripercorriamo i momenti e le scelte politiche e amministrative, sforzandoci di farlo in maniera diversa. Tentiamo di farlo accomunando gli accadimenti con la letteratura fantastica. Ironia accostata ad un vissuto pesante e mal digerito da 10 mila lavoratori della formazione professionale che hanno vissuto il 2012 tra attività integrativa del Piano regionale dell’offerta formativa 2011 (Prof) e Cassa integrazione guadagni in deroga.
Momenti accomunati dalla caratteristica di non avere prodotto alcun pagamento di retribuzione per i lavoratori impegnati in attività didattica. Un parallelismo che mira a svolazzare tra buone intenzioni e cattiva gestione, tra idee riformatrici e azione clientelare, tra il bene ed il male. Una sorta di lungometraggio che prova a narrare delle gesta di tre cavalieri (LAC) attraverso il racconto mutuato dalla letteratura fantastica. E che finisce con una sorta di gioco per il lettore. Ma andiamo con ordine.
Seguiamo le gesta di Artù ed i suoi prodi cavalieri guardando curiosi a quelle del trio Lac nel 2012. Leggiamo la storia, accostando i personaggi. “Cominciamo” col dire che, pubblicata nel 1976 (postuma) l’opera dal titolo “Le gesta di re Artù e dei suoi nobili cavalieri” dello scrittore statunitense John Ernst Steinbeck Jr., premio Nobel per la letteratura, nel 1962, narra di guerra, di gesta di cavalieri.
Una rivisitazione in stile moderno del famoso libro di Thomas Malory. L’autore si prodiga nella descrizione di tutte le avventure e le leggende che sono nate intorno alla Tavola Rotonda; ogni capitolo riguarda un cavaliere, a volte più d’uno, e narra la missione che Artù gli ha affidato e come viene portata a termine (a volte molto poco nobilmente); il libro prosegue poi con la famosa vicenda tra Ginevra e Lancillotto e tutte le leggende. Non manca la figura di Merlino, descritto da Steinbeck in maniera insolita: la sua figura assomiglia più a quella di un negromante, un personaggio dotato di poteri oscuri che segue un proprio disegno, un proprio obiettivo, e non disdegna di usare a volte metodi discutibili o anche addirittura malvagi.
Il Merlino di Steinbeck non sta né dalla parte del bene, né da quella del male. Egli appare agli occhi di Artù come il suo prodigioso consigliere, teso esclusivamente a sostenere il regno, ma in realtà il suo personaggio è molto più profondo e ambiguo e il suo vero aspetto non viene mai alla luce. E poi Lancillotto con le sue gesta, un grande cavaliere che uccide Malagant e diviene successore di re Artù alla corte di Camelot.
Ma Lancillotto si sporca di tradimento, colto come fu da re Artù a baciare la regina Ginevra. In sintesi pseudo eroi che avevano creduto nella lealtà, nella fedeltà e nell’onore. Destinati a vivere due vite. Nella prima, combattere per la costruzione di un regno. Nella seconda, divenire eroi, attraverso il racconto delle gesta, testimoniando in eterno l’ideale, un modello da seguire senza tempo.
Nulla di tutto ciò nel passaggio dal fantastico al reale. Dove il trio LAC si è distinto per avere tradito la fiducia degli elettori, di 10 mila lavoratori del settore della formazione professionale, delle famiglie siciliane, dei disabili, dei detenuti, di tutti coloro che speravano nella riforma del settore in senso valoriale. Invece della riforma è arrivato un progetto clientelare, che ha trovato terreno fertile nelle elezioni regionali tenutesi lo scorso 28 ottobre in Sicilia. I cui effetti si sono propagati anche alle diverse primarie Pd (novembre e dicembre) per giungere al prossimo febbraio alle elezioni politiche nazionali.
Sarà il momento conclusivo di un lungo percorso alimentato anche da scelte pidiessine del recente passato adottate dal trio LAC nel settore della formazione professionale. Il prossimo 24 e 25 febbraio (elezioni politiche) il Pd raccoglierà, nella formazione professionale siciliana, l’investimento politico-clientelare realizzato a suon di quattrini e di acquisizioni di Enti formativi, di ore formative e di quote di finanziamento pubblico. Un tradimento di dimensioni epocali, quello praticato da Raffaele Lombardo nei confronti degli elettori del Movimento per l’Autonomia (Mpa).La difesa di un progetto riformatore che ha avuto come protagonisti proprio Ludovico Albert e Mario Centorrino. La conquista di un regno (il sistema formativo) attuata col proposito di gestire per fini individuali e di pochi (logica di lobby) gli immensi interessi economici, finanziari ed elettorali che passano intorno all’avviso 20/2011.
Il popolo (composto da 10 mila lavoratori con le famiglie, mille dei quali già licenziati) che aveva lottato e creduto ad un futuro migliore grazie agli eroici salvatori (LAC) si ritrova schiavizzato e ridotto al lastrico. Impoverito nelle tasche e nell’animo. Voltagabbana di tempi che furono, testimoni di mal torti, eroi delle tenebre. Una maniera diversa di descrivere un periodo buio e poco chiaro della recente storia della formazione professionale in Sicilia. Una narrazione, seppur breve, che accosta la fantasia alla realtà, il sogno al presente. Personaggi che si rincorrono, si ripetono, si rivedono. Storie apparentemente diverse ma paurosamente identiche. Effetti e conseguenze di scelte che pesano con uguale intensità sul popolo, o parte di esso.
Ora passiamo al gioco. Chi volesse cimentarsi, potrebbe assegnare ad ogni protagonista del trio delle meraviglie uno degli “eroi” della tavola rotonda. Almeno il primo dell’anno proviamo a sorridere, consapevoli che da domani serviranno veri gesti eroici per salvare il settore ed i lavoratori ammassati al “confine della povertà”. A nulla vale dibattere in convegni e conferenze del tema quando non si è pronti a invertire la tendenza e innestate processi virtuosi di ripresa produttiva che pongano al riparo le fasce deboli della popolazione a rischio povertà.
Rosario Crocetta, attuale presidente della Regione, ha più volte affermato di volere rivoluzionare la Sicilia. Ecco, questo appare come un buon inizio. Uno start-up che potrebbe proiettare Crocetta tra gli eroi del Terzo millennio, tra i pochi che avranno saputo cambiare radicalmente cose e persone per il bene generale, per la salvaguardia delle nuove generazioni senza calpestare gli alfieri della terza età.
Affaristi, costruttori del nulla, capitalisti senz’anima: siete avvisati. La discesa in campo di Crocetta salverà la formazione professionale ed estirperà le cellule cancerogene? Lo vogliamo proprio sperare. Ed il primo dell’anno si addice proprio alla speranza, all’auspicio. Ed allora che sia così!

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