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Formazione, scoppia il ‘caso’ Cefop


Scoppia il caso Cefop. Non tutti ci stanno al licenziamento di 350 lavoratori. Così vengono contestate le procedure selettive, le forme di valutazione professionale e attitudinale e la mancata osservanza delle normative contenute nella legge n. 223 del 23 luglio 1991.
Ad affermarlo con forza e concretezza è lo Snals Confsal. In una nota dello scorso 2 gennaio, indirizzata ai commissari straordinari del Cefop (in amministrazione straordinaria), al presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, all’assessore regionale dell’Istruzione e Formazione professionale, Nelli Scilabra, e all’assessore regionale della Famiglia delle Politiche sociali e del Lavoro, Ester Bonafede, lo Snals contesta i licenziamenti. Il sindacato, tra i firmatari del Contratto collettivo di lavoro (Ccnl) del settore, ha diffidato i commissari straordinari dall’intraprendere le procedure selettive così come stabilite nella nota del 28 dicembre scorso dall’amministrazione dell’Ente.
Nella nota vengono dichiarate nulle le procedure in quanto non rispettati i criteri sanciti dall’accordo sindacale del 7 dicembre 2012. Inoltre, lo Snals denuncia la discrezionalità con la quale sono state trasmesse dai commissari straordinari le convocazioni per le selezioni indirizzate ad alcuni profili professionali con esclusione di altri.
Mostra di avere le idee chiare il sindacato, allorquando invita i commissari ad attenersi scrupolosamente a quanto previsto dalla legge n.223/91. Legge che dispone l’invio alle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dell’elenco dei lavoratori interessati alla mobilità, corredati dai dati anagrafici di ciascun soggetto, dal livello di inquadramento e dal carico familiare. Inoltre, nella nota, si fa espressa richiesta di precisare le modalità atte ad applicare il criterio di “natura tecnico produttivo ed organizzativo”. Criterio, quest’ultimo, ritenuto da taluni discriminante e preclusivo per i lavoratori con maggiore carico di anzianità a rischio licenziamento. Sotto le lenti di ingrandimento, la scelta dei commissari straordinari del Cefop di convocare i lavoratori interessati a colloquio. È considerata inaccettabile qualsiasi forma di “valutazione professionale e attitudinale” che si estrinsechi in un veloce colloquio che si liquidi in pochi minuti alla presenza di una commissione composta dagli stessi commissari e da uno psicologo.
Com’è pensabile misurare la professionalità di lavoratori titolari di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, regolamentato dal Ccnl di categoria e dalla normativa regionale di settore attualmente vigente? Il paradosso è che si tratta di assunzioni nella maggior parte dei casi regolarmente autorizzate dall’amministrazione regionale. Un vero e proprio rebus.
Duro, nella missiva, l’affondo dello Snals al Governo regionale. Il tutto per impedire il licenziamento di 350 lavoratori del Cefop. Su questa partita il sindacato, guidato in Sicilia nel settore della formazione professionale da Giuseppe Milazzo, ha chiesto al presidente Crocetta e agli assessori Scilabra e Bonafede, l’istituzione urgente di un tavolo di concertazione. Un confronto da avviare per trovare una tempestiva risoluzione politica necessaria alla salvaguardia dei 350 lavoratori interessati dal provvedimento “taglia teste” dei commissari del Cefop. Licenziamento che, stante a quanto precisato nella nota, verrebbe attuato in aperta violazione della legge regionale n. 25 del 1 settembre 1993 e del Ccnl di categoria che contempla chiaramente il diritto alla continuità occupazionale dei lavoratori del settore.
Dura la nota dello Snals-Confsal che apre un nuovo versante di confronto su una vicenda che pareva passare inosservata. La posizione, chiarita con l’atto di diffida, anticipa l’apertura della stagione di conflitto sociale la cui origine affonda alle scellerate determinazioni del famigerato trio delle meraviglie ormai conosciuto con l’acronimo LAC. Sono i fautori della “riforma-farsa”, Raffaele Lombardo, ex presidente della Regione, Ludovico Albert ex dirigente generale della Formazione professionale e Mario Centorrino, ex assessore al ramo, introducendo una giungla di atti amministrativi, hanno disatteso e disapplicato il corpus normativo regionale di settore.
In particolare, è stato disatteso l’articolo 4 della legge regionale n. 24 del 6 marzo 1976, che individua quali soggetti attuatori della formazione professionale in Sicilia Enti strumentali senza finalità di lucro. Disatteso l’articolo 14 della legge regionale n. 24/76 che istituisce l’Albo degli operatori della formazione professionale. E quel che è più grave è stato ignorato il disposto dell’articolo 2 della legge regionale n. 25/93 che introduce il principio della continuità lavorativa e quindi della salvaguardia dei livelli occupazionali.
Trattandosi di leggi in atto in vigore, appare chiaro che in Sicilia nel settore della formazione professionale, i lavoratori assunti entro il 31 dicembre 2008 da Enti gestoriaccreditati ed autorizzati a svolgere attività formativa, non possono, ancora ad oggi, essere licenziati. La delibera di giunta n.350 del 4 ottobre 2010 sull’argomento ha tassativamente previsto che i lavoratori in esubero e posti in mobilità dagli Enti formativi debbano trovare ricollocamento presso altri Enti del settore o presso uffici della pubblica amministrazione regionale. Una pesante eredità per Rosario Crocetta, una matassa difficilmente districabile per Nelli Scilabra. Se rivoluzione deve essere che rivoluzione sia.

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