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La Sicilia e il lavoro Un anno tra crisi e vertenze


Gesip, Aligrup, Fiat Termini Imerese. Sono queste alcune delle maggiori vertenze che hanno fatto del 2012 uno degli anni più neri dal punto di vista lavorativo per la Sicilia. Su tutto il territorio siciliano sono migliaia oggi i posti di lavoro a rischio. Dal mondo del commercio all’imprenditoria, dai lavoratori delle partecipate comunali e regionali al settore dei trasporti e dei rifiuti. E’ stato un susseguirsi di scioperi e proteste di tutti i lavoratori che chiedono un solo diritto: il lavoro.
Logo blogsicilia.itLe vertenze in Sicilia hanno corso su binari paralleli, un moto di protesta che ha accomunato lavoratori del settore pubblico e privato, giovani e meno giovani. È il caso delle società partecipate del Comune di Palermo. Ai 1805 operai della Gesip è stata ufficialmente concessa la cassa integrazione in deroga per un anno ma è ancora incerto il loro futuro: “Sulla costituzione della nuova società consortile  – dichiara a BlogSicilia Mimma Calabrò, segretario regionale Fisascat Cisl Sicilia – ancora non sappiamo nulla. Era stato detto che la nuova società sarebbe partita a gennaio  ma i sindacati hanno forti perplessità”. C’è poi il caso dell’Amia, l’azienda di raccolta dei rifiuti in liquidazione.  Sono circa 28 i milioni di euro di squilibrio nel conti dell’azienda. In pratica Amia fa sapere che continuerà con le procedure di licenziamento collettivo. Secondo quanto dichiarato dai sindacati, il concordato prevede che con la costituzione della Newco, i rapporti di lavoro, quelli non previsti dai tagli, passeranno alla nuova società senza soluzione di continuità. A rischio ci sono ancora circa 300 lavoratori. Anche l’azienda di trasporti urbano Amat è in crisi.

Uno dei settori che ha maggiormente risentito della crisi è quello della grande distibuzione. E’ il caso dell’Aligrup, la holding catanese che gestisce i supermercati a marchio Despar in tutta la Sicilia. Ad oggi dei 27 punti vendita in trattativa per l’affitto del ramo d’azienda della società poco più della metà sono stati acquisiti dai gruppi Arena, K&K, Gamac e Spm. Su 1600 lavoratori sono ancora più di mille i dipendenti che rischiano il posto di lavoro. I dipendenti sono in cassa integrazione ma nell’Isola i supermercati non inclusi nella trattativa sono 23 e tutti già a partire dal 10 dicembre hanno abbassato le saracinesche: “Invitiamo la sana imprenditoria – ha dichiarato Mimma Calabrò – nazionale e internazionale a investire in Sicilia affinchè vengano garantiti tutti i posti di lavoro”. La crisi ha colpito anche i marchi storici del commercio palermitano come Grande Migliore e Li Vorsi. Migliore che aveva chiuso i battenti è stato acquisito dalla famiglia Bellavia, e oggi è stato riaperto il primo punto vendita. Le prossime aperture sono previste a inizio gennaio. Anche Li Vorsi, leader degli elettrodomestci e dell’elettronica, ha revocato le procedure di licenziamento collettivo per 104 dipendenti su 158 e ha dichiarato di volere proseguire le trattative per l’acquisizione da parte di Mediamarket.
Resta in stallo la trattativa per l’acquisizione dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese. Per lo stabilimento palermitano ancora nessun nome si è fatto avanti. Il presidente della Regione Rosario Crocetta ha dichiarato di volere garantire la cassa integrazione per i 2200 operai anche per il 2013. Non è diversa situazione dei lavoratori della Wind Jet, la compagnia aerea catanese. In 800, tra dipendenti e lavoratori dell’indotto attendono di sapere se la Newco decollerà.
Stm e Micron, i due colossi della microelettronica, fiori all’occhiello dell’Etna Valley, stanno subendo un drastico calo di fatturato che mette in apprensione migliaia di lavoratori.
Emorragia di posti di lavoro anche nell’edilizia siciliana: 14 mila persi nell’ultimo anno. A questi, vanno aggiunti i 51 mila posti di lavoro andati in fumo dal 2008 al 2011. Sul totale degli occupati in meno, 23 mila nell’Isola, quelli dell’edilizia sono il 60%.
Duemila i licenziamenti nel settore alberghiero. Dalle Eolie a Sciacca, da Taormina a Cefalù, con la clamorosa serrata da parte di ristoratori e proprietari di hotel. Il periodo nero del turismo colpisce tutta l’Isola. Il settore che dovrebbe essere trainante per l’economia siciliana, subisce gli effetti della crisi, con il conseguente calo dell’occupazione, anche a causa dell’aumento della tassazione imposto dai comuni per fare cassa.
Nel settore dell’impiego pubblico sono 22.500 i lavoratori degli enti locali che rischiano il posto. Il Comune di Palermo rischia il default, quello di Messina ha poche migliaia di euro in cassa e anche Catania affoga da anni nei debiti, nonostante gli sforzi fatti dalla giunta Stancanelli per risanare i conti.
Anche il settore del trasporti non è esente dalla crisi. Nel corso del 2012 hanno scioperato i marittimi che operano nello Stretto e i malumori sono diffusi anche tra il personale che opera sui traghetti  per le isole minori. Potremmo continuare all’infinito elencando le centinaia di piccole di piccole imprese che tirano a campare. Problemi di pura sopravvivenza, quindi, per migliaia di famiglie siciliane sull’orlo della povertà e centinaia di aziende che cercano di resistere su un territorio sempre più desertificato.
La realtà è che la crisi finanziaria nazionale e globale, che ha colpito in particolare i mercati europei, ha portato alla luce il vero dramma della Sicilia. Nell’Isola si respira un’aria pesante, di certo la peggiore dal dopoguerra a oggi e i siciliani sono stanchi e arrabbiati. In migliaia sono già scesi in piazza e tanti altri potrebbero farlo presto: “Ci auguriamo – conclude Mimma Calabrò - che il 2013 possa essere un anno migliore. Noi siamo fiduciosi, ma sono molte le vertenze ancora lontane dall’essere chiuse e parecchie quelle che rischiano di esplodere”.

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