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IL RICORDO DEL COMMISSARIO V. CRIMI A 20 ANNI DALLA MORTE DI 4 FORESTALI

UN INCENDIO IN CAMPAGNA“ 4 EROI D’UNA GUERRA IMPARI – PER NON DIMENTICARE CHI HA DATO LA PROPRIA VITA PER LA SALVAGUARDIA DELLA NATURA IN CUI CREDEVA FERMAMENTE, A VENTANNI DAL TRAGICO INCENDIO DOVE PERIRONO UN SOTTUFFICIALE DEL CORPO FORESTALE E 3 OPERAI ADDETTI ALLO SPEGNIMENTO”







Il 18 di agosto di ogni anno, puntuale e carico di dolore e rabbia per tutti, arriva il ricordo di uno dei giorni più tragici nella storia del Corpo Forestale della Regione Siciliana, che ha procurato tanta angoscia e tristezza nei cuori di chi crede nella sacralità della vita e nella salvaguardia dei beni ambientali. Infatti, in quell’infausta data del 1993, durante le operazioni attive di spegnimento di un incendio boschivo all’interno del “Feudo Mitogio”, in agro di Castiglione di Sicilia, persero la vita, Francesco MANITTA, giovane e promettente sottufficiale del Corpo Forestale e 3 coraggiosi operai addetti alle squadre di spegnimento incendi: ZUMBO Vincenzo, MINEO Benedetto e MANITTA Giuseppa, tutti rei di credere nel proprio lavoro al servizio della natura. Il sacrificio di questi uomini deve essere illuminante per tutti noi perché nella vita nulla deve essere scontato e tutto deve essere riconosciuto, anche l’amore per la natura che non deve essere un segreto inconfessabile ma un’emozione inestimabile perchè essa é la vera essenza dell’uomo. Gli incendi boschivi rappresentano una grave piaga per il nostro Paese che torna puntualmente alla ribalta ogni estate. I roghi sono, infatti, la causa di tanti danni ambientali con effetto a lungo e medio termine sull’intero ecosistema forestale, tra cui il deterioramento del suolo, la scomparsa di biodiversità, il degrado ecologico, il dissesto idrogeologico. Sappiamo che gli incendi boschivi, hanno delle cause tanto semplici quanto complesse e cercare di prevenirli o reprimerli non è cosa da poco, perchè si tratta di eventi immediati e virulenti, favoriti dall’aridità del territorio, causata dall’esigua ed in alcune aree geografiche, totale mancanza di precipitazioni meteoriche, dovuta alle modificazioni climatiche che stanno interessando per alcuni versi, ampie superfici del nostro pianeta. Oggi conosciamo anche le sofisticate tecniche di accensione dei fuochi anche a distanza, le quali rendono praticamente imprendibile e inscopribile il responsabile. Come sappiamo, gli incendi possono essere di varia natura: incendiari, piromani, vendette personali, rinnovamento di pascoli, atti dolosi dimostrativi con finalità di malcontento e protesta verso chi gestisce il territorio e ne regola la fruizione, tipico e relativo alle limitazioni nelle aree protette, nonché di mancato idoneo controllo nelle tradizionali pratiche di pulitura dei terreni attraverso l’utilizzo del fuoco senza un’adeguata opera di vigilanza.
Vincenzo CRIMI Commissario Superiore Forestale Comandante del Distaccamento Forestale di BronteVi è una causa sociale che purtroppo accentua il fenomeno, essa scaturisce dallo scarso senso civico e da una marcata presenza di illegalità diffusa e consapevolezza della impunità, in particolare nelle zone del mezzogiorno d’Italia, dove più accentuato è il divario culturale relativo alle problematiche ambientali. Un altro grave fenomeno contribuisce in modo negativo nella prevenzione antincendio, e cioè, l’allontanamento della gente dalle campagne che tradizionalmente con le proprie attività agrarie ha contribuito sempre alla salvaguardia del territorio. Sappiamo di certo che dietro alle fiamme c’è sempre la mano volontaria o involontaria dell’uomo, un uomo consapevole o inconsapevole del dramma e della catastrofe ecologica connessa al crepitio delle fiamme. Come se i maligni nemici della vita, aspettassero appositivamente il periodo estivo per porre in essere nefandi attacchi di fuoco contro la Madre Natura.. Come se le menti contorte di piccoli uomini, con grande accanimento, volessero fare pagare ad essa i mali di questa nostra civiltà opulenta, o desiderassero esorcizzare e scaricarsi di tutte le pene quotidiane, oppure aspirassero a fare rivivere un tempo che fù, quando i loro antenati usavano il fuoco in modo propiziatorio o per scacciare i spiriti maligni. Per tale ragione, ognuno per le proprie competenze deve rispondere alla propria coscienza e deve dare un proprio contributo attivo e positivo, allo scopo di combattere e rendere almeno fisiologico e sopportabile il fenomeno degli incendi boschivi. L’impegno di tutti noi è continuare a fare il proprio dovere sino in fondo, senza scoraggiarsi o mollare, indipendentemente dai risultati, che possono essere annullati da fattori esterni che non possiamo controllare. Quindi, il dovere come valore in sé, indipendente dal risultato: questo è il messaggio che abbiamo ricevuto dai nostri eroi caduti nel “Feudo Mitogio” e questo é il messaggio che dobbiamo sforzarci di trasferire soprattutto ai nostri giovani, seppur con la consapevolezza che ciò è sempre più difficile da inculcare, in particolare in una società “dormiente” che non riesce più a stupirsi dinnanzi alle meraviglie del pianeta e in cui è diffusa la tendenza a relativizzare il vero e ritenere i beni del creato come merce in balìa di interessi privati e logiche di potere. Adoperarsi a qualsiasi titolo verso la salvaguardia della natura e dell’ambiente in generale, porta a comprendere che l’adesione a tale valore reale e culturale, è elemento non solo utile, ma indispensabile per la costruzione di una buona società e di un vero sviluppo umano integrale ed eco-compatibile. Il segnale deve arrivare forte e scoraggiante per i criminali senza scrupoli che incuranti del bene collettivo, attivano i detonatori di queste “battaglie del fuoco”. Se falliremo, continueremo a frustrarci per la perdita dei nostri boschi e ancora peggio, per i lutti nelle nostre famiglie sulle quali graverà questo tremendo peso. Le parole scritte per ricordare tutti i caduti di questa impari lotta contro il fuoco, non bastano a ridare ai congiunti il sorriso e gli abbracci dei propri cari scomparsi, tuttavia daranno alla dolorosa perdita almeno un senso, quale segno indelebile di riconoscimento e gratitudine postuma da parte della gente civile e delle Istituzioni in cui credevano e per cui hanno dato la propria vita. Per questo, il personale perito nel tragico evento, deve essere ricordato quale fulgido esempio di tutore del bene naturalistico, per il quale non ha esitato a dare la vita. ….nessuno muore sulla terra, finchè vive nel cuore di chi resta e nei ricordi di chi ne ha apprezzato le doti umane.



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